Il presidente rossoblu racconta come ha costruito la sua squadra che sta stupendo tutti
CAGLIARI GIULINI NAINGGOLAN BARELLA / Il Cagliari non vuole fermarsi e punta a stupire ancora. In una lunga intervista concessa a 'La Gazzetta dello Sport', il presidente Giulini ha raccontato come ha costruito la squadra rivelazione di questa prima parte di campionato. In primis grazie alla dolorosa cessione di Nicolò Barella: “Nicolò per me in questi anni è stato come il quinto figlio. Mi è dispiaciuto talmente tanto venderlo che mi è scattata la molla: senza di lui volevo costruire un centrocampo ancora più forte. E così sono arrivati Nainggolan, Rog e Nandez“. Per restare aggiornato con le ultime news legate al mercato e non solo CLICCA QUI!
Cagliari, Giulini e il paragone pesante: “Nainggolan come Riva”
Il patron rossoblu ha poi speso parole di grande elogio nei confronti di Nainggolan, nuovo leader della squadra di Maran: “L'ho chiamato a luglio, gli ho detto che volevo fare una squadra forte e gli ho chiesto se era disposto ad aiutarmi. Mi ha detto 'pres, mi dia un mese per provare a convincere Conte, se non ci riesco l'1 agosto sono da lei'. Ha firmato il 4, è stato di parola. Ci sta dando qualità tecnica e personalità. Pur in ruoli diversi, lui ha un impatto e una leadership sulla squadra come lo aveva Gigi Riva nel suo Cagliari”
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Cagliari, da Nandez a Simeone: Giulini si gode i suoi gioielli
Infine, il presidente Giulini ha parlato così dell'acquisto più difficile della scorsa sessione di calciomercato, quello di Nandez: “È stato l’acquisto più faticoso da concludere. La trattativa col Boca è stata lunga, ma diventerà un top player. Rog? Un grande investimento, ma non era ancora sbocciato. Noi abbiamo colto l’occasione perché è fortissimo e ringrazio il mio direttore sportivo Carli per l’intuizione”.
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Un retroscena poi sull'arrivo del 'Cholito' Simeone: “Trattavamo lui e Defrel e abbiamo scelto lui, nonostante fosse già in trattativa avanzata con la Sampdoria. Olsen? Lo conoscevo, è un giocatore di livello internazionale. A Roma era anche andato bene nel girone di andata, ma era chiamato a sostituire un mostro sacro come Alisson, oggi tra i primi tre al mondo, e hanno iniziato a crocifiggerlo”.
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