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I momenti di Vlahovic alla Juve: dall’esordio da predestinato agli infortuni, fino alla nuova concorrenza

Dusan Vlahovic spegne in questi giorni le tre candeline da calciatore della Juventus. Riviviamo alcune tappe della carriera in bianconero con proiezione sul futuro

In un modo o nell’altro il mese di gennaio è quello che più rappresenta le fasi cruciali della carriera di Dusan Vlahovic. Il centravanti serbo classe 2000 arrivò alla Juventus proprio nelle fasi finali della sessione di trasferimenti invernale il 28 gennaio 2022.

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Dusan Vlahovic (LaPresse) – Calciomercato.it

Ora a distanza di tre anni il futuro del centravanti in maglia numero 9 resta un rebus di difficile risoluzione. L’agente del calciatore intanto è a Torino pronto a dare vicinanza al proprio assistito, che non sta vivendo un grande momento, il tutto senza dimenticare anche gli eventuali movimenti di mercato che potrebbero prendere corpo. Non è infatti una novità che l’Arsenal abbia messo gli occhi sullo stesso Vlahovic vista la necessità di andare a rinforzare il pacchetto offensivo. La pesante situazione contrattuale dell’ex viola rischia di incidere sul suo destino, mentre intanto alla Juventus è sbarcato Kolo Muani pronto a dare immediatamente il proprio contributo ad un reparto che ha bisogno di nuova linfa offensiva.

Sempre più nebuloso quindi il futuro dello stesso Vlahovic tra un contratto pesante, gli alti e bassi in campo, la concorrenza che aumenta e gli interessamenti dall’estero. Eppure la sua storia alla Juve era iniziata nel migliore dei modi.

L’esordio da predestinato di Vlahovic: in gol al doppio debutto

Vlahovic gol Villarreal
L’esordio lampo di Vlahovic: in gol al doppio debutto (LaPresse) – Calciomercato.it

Il 2022 è stato l’anno dell’approdo in bianconero di Dusan Vlahovic divenuto l’acquisto più oneroso di sempre di una sessione invernale di trasferimenti in Serie A. Un viaggio da Firenze a Torino costato circa 83,5 milioni tra parte fissa e bonus. Un colpo da novanta per una Juve che aveva pronta per lui la maglia numero 7 lasciata in eredità da Cristiano Ronaldo una manciata di mesi prima.

Nel segno del predestinato l’impatto del serbo è immediatamente devastante e per certi versi quasi illusorio. Reduce da una prima metà stagione in viola da 20 reti in 24 apparizioni totali tra campionato e coppa, Vlahovic si presenta ai suoi nuovi tifosi con un gol aprendo le marcature dopo una manciata di minuti nella sfida interna contro il Verona. Alla prima in Coppa Italia propizia un autogol pesante, ma il vero appuntamento con la storia arriva con l’esordio in Champions del 22 febbraio successivo sul campo del Villarreal. Gol lampo dopo appena 32 secondi che lo fa diventare il primo bianconero a segnare al debutto nella fase a eliminazione diretta di Champions e il secondo più veloce, dopo Del Piero a siglare una rete nella competizione.

Vlahovic chiude quindi i suoi primi sei mesi juventini con 9 reti totali tra tutte le competizioni ed un primo biglietto da visita decisamente incoraggiante.

Vlahovic tra infortuni e flessione di rendimento: l’esplosione non arriva

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Vlahovic tra infortuni e flessione di rendimento: l’esplosione non arriva (LaPresse) – Calciomercato.it

Il secondo anno (il primo per intero) alla Juventus doveva essere quello dell’exploit definitivo in un contesto importante. In realtà la stagione 2022/23 rappresenta un mezzo calvario per Vlahovic che inaugura anche una serie di problematiche fisiche che lo condizioneranno nel corso del tempo.

Tra ottobre e novembre problemi agli adduttori che lo costringono ai box prima di una pubalgia che lo terrà fuori tra dicembre e gennaio per 52 giorni. Sono i primi segnali di un calciatore forte ma allo stesso tempo fragile, tanto nel corpo, quanto anche nella mente. Inizieranno ad arrivare anche gli errori sottoporta, il rendimento in calo e i numeri che complessivamente proprio non girano. Il 2022/23, annata del teorico exploit, si chiude con soli 13 gol totali tra Serie A e coppe, e con una lunga serie di assenze che hanno pesato in quella della Juventus.

Da possibile campione predestinato a punto interrogativo in un solo anno e mezzo. Il mondo di Vlahovic si è capovolto divenendo nel complesso un calciatore persino divisivo tra chi crede fermamente nelle sue potenzialità e chi invece inizia ad avere più di un dubbio. Le difficoltà di gioco e tattiche della Juventus con Allegri inoltre non lo hanno favorito e numeri alla mano anche dal punto di vista personale qualcosa è spesso mancato.

Ad ogni modo il 2023/24, nonostante le difficoltà e le critiche in aumento, rappresenta la stagione del primo trofeo con la maglia della Juve. Vlahovic vince la Coppa Italia con la squadra risultandone anche match winner nella finale del 15 maggio a Roma contro l’Atalanta. Nonostante qualche assenza per acciacchi di vario tipo l’annata di Dusan si conclude con 18 gol tra Coppa Italia e campionato.

Vlahovic e Kolo Muani: tra convivenza e alternanza

vlahovic
match winner nella finale del 15 maggio a Roma match winner nella finale del 15 maggio a Roma

Arriviamo quindi al presente con il cambio di registro con Thiago Motta che almeno inizialmente sembra favorirlo in via teorica. Poi i soliti problemi tra infortuni e qualche errore di troppo sottoporta che inizia ad indispettire ambiente e tifosi. I dubbi crescono (considerando anche l’altissimo ingaggio) con numeri di difficile lettura ed interpretazione. 12 gol finora tra tutte le competizioni per il serbo che statisticamente sta giocando una stagione valida, ma dal punto di vista della continuità di rendimento continua ad essere un enigma.

La nuova variabile nell’equazione si chiama quindi Randall Kolo Muani, appena arrivato dal PSG e pronto a rimescolare le carte in attacco. Considerando i problemi cronici di Milik la Juve aveva bisogno di regalare a Motta un’altra alternativa di alto valore. Le strade restano quindi due: la convivenza tattica con qualche cambiamento tra il francese il serbo, oppure l’alternanza con un solo posto da prima donna dell’attacco per due teste.

A tal proposito in conferenza stampa pre Milan lo stesso Motta ha detto la sua spiegando: “Tutti i buoni giocatori di livello possono giocare insieme”. Chissà quindi che nella mente dell’allenatore italo-brasiliano non ci sia l’idea di andare a giocare col doppio attaccante, considerando la duttilità dello stesso Kolo Muani in grado di giocare anche largo in un tridente o a supporto di una punta centrale.

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