La crisi dei blancos nasce con l’addio del francese ed è esplosa con delle scelte rivelatesi sciagurate
REAL MADRID AJAX CRISI / Il Real Madrid ha interrotto i suoi oltre mille giorni da re d’Europa nel modo peggiore possibile: in una settimana ha detto addio alla lotta per Coppa del Re e Liga (perdendo due Clasicos) e salutato la Champions League con i ‘ragazzini’ dell’Ajax. Il tutto, davanti al pubblico del suo Bernabeu, divenuto ormai terra di conquista. Una crisi profonda, che infuria il madridismo: dopo la partita di ieri nei dintorni dello stadio si sono uditi cori che chiedevano le dimissioni di Florentino e il ritorno di Mourinho in panchina. Il presidente, in effetti, ha enormi responsabilità sul crollo blanco, che riassumiamo in otto punti.
Addio Zidane – “Non sono sicuro che si possa continuare a vincere. Serve un cambio”. Zinedine Zidane, convertitosi da soluzione interna a uno degli allenatori più vincenti della storia, lasciò tutti di stucco quando, il 31 maggio 2018, annunciò improvvisamente l’addio al Real Madrid. “Zizou sapeva”, sussurrano oggi i madridisti, grati in eterno per le gioie che il francese ha saputo regalar loro in campo e in panchina. Florentino lo avrebbe ricontattato proprio in queste ore, proponendogli di tornare in sella: per ora, il tecnico ha preso tempo. Lo affascina anche l’idea Juve.
Scelta Lopetegui – Florentino Perez si concesse un paio di settimane per scegliere il suo successore. Tentò di convincere Allegri (e magari ci riproverà in estate), corteggiò Pochettino (blindatissimo), poi prese la decisione peggiore possibile: strappare alla Nazionale spagnola il suo ct, Lopetegui. L’allenatore trattò senza parlarne con la federazione iberica che, infuriata, lo cacciò via a tre giorni dall’inizio del Mondiale. Scelta nefasta sia per la Roja, che per i blancos, il cui nuovo ciclo iniziava in una tormenta di polemiche.
Cristiano alla Juve – A inizio luglio esplose la bomba Cristiano, che aveva aperto a un suo trasferimento proprio mentre alzava la Champions League conquistata contro il Liverpool. Il Real Madrid ha assecondato la sua voglia di cambiare aria lasciandolo partire per ‘soli’ 100 milioni, disperando i suoi tifosi. La prima stagione senza di lui è riassumibile perfettamente con le dichiarazioni di Carvajal di ieri sera. Ennesimo terremoto dell’orribile estate blanca.
No all’erede di CR7, si al ‘tuneado’ – Chiunque, dopo la cessione di Cristiano, si sarebbe atteso un super acquisto da parte di Florentino, un galactico d’annata, un colpo sul tavolo dei grandi d’Europa. Niente da fare: la nuova linea segue la voglia di rinnovare la rosa integrando giovani di prospettiva e con stipendi abbordabili. Il Real ha investito circa 170 milioni per Vinicius, Courtois, Odriozola, il ritorno di Mariano, il portiere Lunin (girato al Leganes) e in inverno si è limitato ad acquistare un altro ragazzino, Brahim. Calciatori di valore (e in estate arriverà Rodrygo, altro 18enne costato 45 milioni), ma la domanda “i 50 gol a stagione di Cristiano chi li segna?” è rimasta inevasa. Perez, invece, ha deciso di approvare un debito di circa 500 milioni per rendere il Bernabeu “il campo più moderno d’Europa”. Il cosiddetto ‘tuneado’ dello stadio e il suo costo esorbitante non hanno mai convinto l'ambiente merengue.
Crisi Real Madrid, Florentino prova a riprendersi Zidane
Esonero Lopetegui – L'avventura di Lopetegui si conclude il 29 ottobre dopo un avvio di campionato disastroso che ha subito scaraventato fuori il Real dalla lotta per il titolo. Il consiglio di amministrazione giustifica la defenestrazione con dei risultati “non in linea con il livello della rosa, che vanta otto candidati al Pallone d’Oro”. Al suo posto, dopo qualche telefonata con Antonio Conte (che rimanda i discorsi a giugno), la soluzione interna Solari.
Isco, Marcelo, Bale – Con l’argentino in panchina arriva qualche buon risultato (soprattutto ad inizio 2019), ma esplodono delle beghe interne difficilissime da gestire. Isco litiga con il tecnico e, da talento indiscutibile, si trasforma in un peso da tenere costantemente tra panchina e tribuna; Marcelo (fuori forma e depresso senza il suo amico Ronaldo) perde il posto da titolare a vantaggio del giovane (e talentuoso) Reguilón; Bale continua ad essere un corpo estraneo, litigioso con i compagni e incostante in campo. Tre colonne sulle quali si sono costruiti i successi delle ultime stagioni diventano tre enormi problemi.
L’incubo finale – Il Real Madrid si giocava tutto in una settimana e aveva il vantaggio enorme di farlo nel suo stadio: due Clasicos col Barcellona per conquistare la finale di Coppa e riaprire la lotta per la Liga, il ritorno in casa con l’Ajax, pratica risolvibile anche con un pareggio. I risultati li conoscete: doppia sconfitta con i catalani, umiliazione con gli olandesi, resa ancora più ridicola dall’ammonizione forzata da Ramos ad Amsterdam. Peggio di così…
E ora? – Ieri Florentino Perez ha discusso con i suoi più stretti collaboratori fino a notte inoltrata sul da farsi. La tentazione di cacciar via Solari c’è, ma anche la paura di bruciare il suo erede durante dei mesi il cui unico, triste senso, sarà quello di mantenere la qualificazione alla Champions League e restare tra le prime quattro in Spagna. L’argentino dovrebbe resistere fino a giugno, poi gli verrà dato il benservito e si ripartirà da zero, con un nuovo progetto. Mourinho, Allegri, Pochettino, Low e il clamoroso ritorno di Zidane sono le ipotesi da studiare. Ma attenzione alle sorprese: il club di Concha Espina potrebbe decidere di far partire la rivoluzione anche subito, puntando su una soluzione interna (Raul e Xabi Alonso, che allenano le giovanili) o su un allenatore libero (attenzione a Mou). Vedremo.




















