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Calciomercato Roma, dal sostituto di Di Francesco ai litigi interni: zoom sulla crisi

Ultima chiamata per il tecnico abruzzese mercoledì in Portogallo contro il Porto

PANCHINA DI FRANCESCO / Un film che si ripete. Lo stesso copione commentato e approfondito più volte in questa stagione. La pesante sconfitta nel derby ha fatto tornare a galla i soliti problemi (offuscati prima dall'esplosione di Zaniolo, poi dalle immeritate vittorie contro Bologna e Frosinone) in casa Roma. E rimesso concretamente in discussione la precaria panchina di Di Francesco. O meglio: solo l'assenza di alternative ritenute valide ha in qualche modo suggerito a Monchi di non cambiare guida tecnica, dopo il ko di Bologna e la pesante figuraccia di Firenze. Ma adesso il ds spagnolo, che si è riunito con Baldissoni, Fienga e Totti, al termine della sfida di sabato sera nella pancia dell'Olimpico, ha fatto capire che l'orientamento è cambiato. Un'eliminazione mercoledì in Portogallo significherebbe quindi addio per l'allenatore abruzzese. Un tecnico condannato dai risultati negativi e dal pessimo rapporto con lo spogliatoio. Non a caso, come anticipato, il gruppo più volte ha espresso il desiderio di giocare con il 4-2-3-1, andando contro alla filosofia dell'ex Sassuolo e al suo modulo preferito, il 4-3-3.

Sousa, Donadoni e Panucci le alternative per la panchina

Così, restano tre i candadati per un eventuale post-Di Francesco, con il solito nome in pole: Paulo Sousa. Il tecnico portoghese – atteso in tribuna mercoledì a Oporto – ha mantenuto in questo periodo dei contatti con Baldini e con la dirigenza giallorossa: è pronto a rifiutare l'offerta del Bordeaux, in caso di chiamata della Roma. Ma ad una condizione: lui e Donadoni chiedono 4 mesi più rinnovo di un'altra stagione, se dovesse essere centrata la qualificazione in Champions League. Forse solo l'ex giallorosso Panucci si accontenterebbe di un accordo più breve. Saluterà, molto probabilmente, prima del previsto anche Monchi. Di certo il dirigente spagnolo, stanco ed esausto da tempo per le pressioni capitoline (già lo scorso anno era stato vicino alle dimissioni), conserva un filo diretto con l'Arsenal, dove lo aspettano molti amici e connazionali. A partire dal tecnico Emery

 

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