Il tecnico voleva cambiare modulo e principi di gioco, ma nessuno dei giocatori richiesti è arrivato
Il ko con l’Udinese ha già messo Chivu in una posizione pericolosa. Cosa accadrebbe se l’Inter perdesse anche con la Juve dopo la sosta? Una cosa è certa, ciò che fatto è fatto. Nel senso che il mercato estivo è ormai bello che andato, un mercato non in linea con le aspirazioni e indicazioni di Chivu stesso.

Nella conferenza di presentazione, e in quella piuttosto mesta post Udinese, il tecnico rumeno ha detto chiaramente e fatto intendere che avrebbe voluto un’Inter diversa. Più imprevedibile, più verticale, insomma in grado di dare un taglio, non netto ma quasi, al recentissimo passato. E ridare nuova linfa, nuove motivazioni a un gruppo sprofondato nell’abisso lo scorso 31 maggio. Un gruppo per certi versi logoro, e non solo a causa dell’età avanzata di molti dei protagonisti.
Invece il mercato dell’Inter è andato in tutt’altra direzione, e a Chivu sono stati consegnati buoni anzi ottimi giovani da svezzare, in piena filosofia Oaktree sposata per forza di cose da Marotta e Ausilio. Giovani comprimari, ad oggi eccezion fatta per Sucic, così l’undici titolare è rimasto pressoché lo stesso di tre anni a questa parte.

L’assalto a Lookman e quello a Kone, con Atalanta e Roma che non hanno aperto alle cifre messe sul tavolo, sono state col senno del poi quasi l’emblema del caos e dell’incongruenza di questo mercato estivo nerazzurro. Senz’altro rappresentavano due delle tre richieste fatte da Chivu, l’altra era un centrale puro (Leoni, non Akanji), che avrebbero consentito al rumeno di cambiare sistema di gioco e alcuni dei più importanti principi di gioco della gestione Inzaghi.
L’Inter riassunta da Trapattoni e Bergomi: Chivu deve adattarsi per tenersi stretto la panchina
Principi, quelli del 44enne di Resita, che non può mettere in campo con i calciatori a disposizione. Bergomi, uno che va ascoltato sempre e comunque, ha straragione: “Andato via Inzaghi, bisognava cambiare la squadra facendone una diversa – le sue parole a Sky Club – L’Inter è sempre stata definita la più forte perché giocava in un certo modo, per questo dovevi mettere dentro giocatori diversi avendo cambiato allenatore. Il gioco che vuole fare Chivu, andando veloce in verticale, difficilmente lo puoi fare con i giocatori che ha in rosa l’Inter“.

Neanche il tempo gioca dalla parte di Chivu. Come disse Trapattoni: “Allenare l’Inter è come essere in una lavatrice che fa centrifuga”. Per restare in sella, Chivu dovrà quindi adattarsi, soprattutto adattare le sue idee alla rosa e fare più punti possibili. Da domenica sera non è più banale sottolinearlo.




















