L’ormai ex ct azzurro chiude in un ciclo con qualche amarezza, per i risultati e l’emergenza contro Norvegia e Moldavia
Si è conclusa con una vittoria, tre punti, ma senza guizzi, senza segnali che potessero far pensare a un ‘Chissà se è stata la scelta giusta’. L’esonero del ct. Ma Italia-Moldavia 2-0 ha, in un modo o nell’altro, confermato che questa Nazionale aveva chiuso il suo breve ciclo con questo allenatore. Luciano Spalletti lascia guidando la squadra già da esonerato e dopo aver annunciato lui stesso la decisione del presidente Gravina. Che, tra parentesi, non ha ancora parlato sulla questione, che resta estremamente delicato. L’ultima volta è stata a Parma, 2-3 ore prima della conferenza dell’esonero. E aveva sottolineato “Non sappiamo se resta”. Lo sapeva bene. Poi è arrivato in fretta e furia a Coverciano e si seduto in prima fila tra i giornalisti (qualcuno dice per volontà del mister, che ha poi smentito).

Come Gigi Buffon. A proposito, il capo-delegazione era invece accanto a Spalletti nella conferenza postpartita, voluto dal mister, mentre Gravina era davanti a loro nell’audience. Il presidente è però andato subito negli spogliatoi al fischio finale della partita mentre nel pregara aveva scherzato e riso con Spalletti. I rapporti anche dopo la separazione tra il ct e il numero uno della Figc sono rimasti comunque pacifici. Anche perché l’esonero ha messo d’accordo un po’ tutti, compreso l’allenatore che pure ha ribadito di voler continuare. E che, a suo parere, alla fine avrebbe portato l’Italia ai Mondiali.
I presupposti, anche nell’ultima gara della sua gestione in cui tutti dovevano essere chiamati a dare qualcosa in più, non si sono visti. Il feeling vero, con il gruppo e con i singoli giocatori – soprattutto alcuni -, ma in generale con l’ambiente non è scattato mai. Anche se da parte di Spalletti restano parecchi rimpianti. Il primo è la condizione fisica di tutto quanto il gruppo e dei singoli giocatori. Dice il mister, erano completamente ‘ciucciati, morti’. A partire dagli interisti, in primis Barella e poi Bastoni e Dimarco. Lo stesso si può dire per Frattesi, che da mesi si trascina problemi fisici e ha finito la partita che zoppicava vistosamente. Idem per Tonali. Discorso simile per Retegui e Rovella. Poi gli infortuni nel momento peggiore: Buongiorno e Kean soprattutto. Si è provato a recuperare il centrale del Napoli, così come Gatti: con i medici sono stati fatti tutti i tentativi del caso, sembrava potessero farcela. Ma per altre noie che si portano da tempo non erano proprio in grado di scendere in campo. Insieme a loro si è fatto male anche Gabbia che ha abbandonato il ritiro.
Acerbi, infortuni, poca qualità: Spalletti tra responsabilità e rimpianti
A Spalletti serviva un mancino e ha chiamato Ranieri, poi Rugani. Oltre alla convocazione convinta di Coppola, in cui l’ormai ex ct credeva e crede davvero tanto. E buone risposte sono arrivate. Politano sarebbe stato un perno di queste due partite, soprattutto dopo il campionato e il lavoro fatto con Conte da quinto, ma era infortunato. Zaccagni invece non si è reso disponibile per delle noie fisiche. A far storcere il naso esternamente è stata l’esclusione continua di Mancini, su cui effettivamente restano poche spiegazioni.

E poi la questione Acerbi, con cui – dice Spalletti – si era chiarito oltre che scusato per un’uscita infelice. Poi come un fulmine a ciel sereno è arrivata la chiamata del difensore dell’Inter, praticamente durante il raduno. E questo forfait improvviso, unito a tutto il resto della difesa, ha inevitabilmente aumentato l’emergenza, tirato la corda che poi si è spezzata. Detto del centrocampo completamente a terra, in attacco è mancato il giocatore che salta l’uomo. Di Politano e Zaccagni abbiamo parlato, c’era Riccardo Orsolini che – come ha detto lui stesso – ‘va e viene in questa Nazionale’. A Spalletti però non convince a livello tattico in primis: lo ha sgridato parecchie volte, dicendogli di giocare con la squadra, e poi fa poca fase difensiva.
Il grande rammarico dell’allenatore di Certaldo, almeno in questa finestra di gare, è aver avuto tutte queste problematiche insieme ed esordire con quella che era già la gara più difficile e quindi decisiva. Ovvero in casa della Norvegia. Si fosse giocata a settembre sarebbe stato probabilmente tutto diverso. Ma il problema è che questa, per stessa ammissione del ct, è rimasta la stessa squadra di quando l’ha presa un paio d’anni fa. Ok analizzare e recriminare il momento, la poca fortuna nelle varie concidenze, ma il percorso è iniziato a settembre 2023 e di mezzo c’è pure l’umiliazione di Berlino con la Svizzera, i quattro gol in un tempo presi in Germania, gli erroracci a San Siro con la Francia. Le convocazioni a volte poco comprensibili, la gestione pessima del caso Acerbi. Spalletti si è snaturato in campo e fuori, non ha trovato la chiave per creare e trascinare tutto il movimento e nelle difficoltà è affondato.