Juventus, McKennie: “L’altro giorno io e Morata osservavamo Ronaldo e ci siamo detti una cosa”

Weston McKennie si è raccontato in una lunga intervista in cui ha raccontato il suoi primi mesi alla Juventus e con Cristiano Ronaldo

Da oggetto misterioso a giocatore quasi imprescindibile per Andrea Pirlo. La parabola di Weston McKennie alla Juventus è stata molto veloce, ma ormai sembra un calciatore completamente integrato nella realtà bianconera. Il centrocampista americano, da pochi giorni anche ufficialmente riscattato dallo Schalke 04 per 25 milioni di euro, ha raccontato al ‘New York Times’ il suo trasferimento: “L’interesse della Juventus all’inizio non mi sembrava super-realistico, quindi l’ho un po’ rimosso. Poi invece si è fatto più concreto e ho detto al mio agente che dovevamo fare in modo che avvenisse”. E poi ha chiamato Pirlo, che gli ha spiegato il progetto e perché la Juventus avrebbe avuto bisogno di lui: “Anche se poi sono più che cercavo di vendermi a lui. Se quello era ciò che mi chiedeva, allora quello io avrei fatto. Pirlo è una leggenda“.

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Ronaldo, McKennie e Morata © Getty Images

Juventus, McKennie: “Una fortuna poter osservare Ronaldo”

McKennie continua e racconta il suo sogno: “Da bambino penso di non aver mai sentito neanche della Champions League“. Poi la notte del Camp Nou: “Da ragazzo ci sono andato in vacanza con mio padre, quel giorno era chiuso ma abbiamo convinto il vigilante a farci entrare. La squadra si stava allenando, c’erano Xavi, Iniesta, Messi e Ronaldinho. A dicembre sono tornato con la Juventus, era strano vederlo vuoto, solo i giocatori sul campo”. Quella sera però McKennie ha addirittura segnato, sintomo che a volte la vita va oltre anche i propri sogni.

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“L’altro giorno – racconta – ero seduto vicino a Morata. Stavamo osservando Cristiano Ronaldo che si allenava sui calci piazzati. Ci siamo girati e ci siamo detti che siamo dei grandi privilegiati solo per avere la possibilità di vederlo calciare punizione dopo punizione“. Il centrocampsita texano sembrava destinato a essere una riserva, più in panchina che in campo. Invece anche lui è rimasto in qualche modo “sorpreso” di quanto sia diventato importante. All’inizio, ha confessato, era molto preoccupato delle aspettative, si chiedeva perché avessero scelto lui. Ora quelle ansie sono sparite, tutte.

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