Analizziamo la sorpresa del campionato spagnolo
LIGA SPAGNOLA GRANADA PRIMO POSTO / “Sarà effimero, ma non ci interessa. Fatecelo godere”. Ai tifosi del Granada, nelle interviste e sui social, importa davvero poco il fatto che siamo ad ottobre e che la loro squadra sia capolista grazie principalmente allo spostamento del Clasico tra Real Madrid e Barcellona a dicembre. Era da 46 anni che gli andalusi non assaggiavano l’ebbrezza di un primo posto solitario e, in fondo, è giusto così.
Il Granada, che nel 2016 è passato dalle mani di Gino Pozzo a quelle di Jiang Lizhang (ex presidente e attuale socio di minoranza del Parma), vive d’euforia da maggio, quando ha conquistato il ritorno in Primera División dopo due anni tra i cadetti. L’obiettivo per questa stagione era conquistare la salvezza, magari anche soffrendo, ed era coerente con gli investimenti sul mercato: appena sette milioni, tre dei quali serviti per riscattare il venezuelano Darwin Machis dall’Udinese. La stella è Roberto Soldado, arrivato a parametro zero dopo l’avventura al Fenerbahce, mentre dalla Roma, in prestito, è stato prelevato Maxime Gonalons, titolare finora in tre occasioni.
Granada, in testa alla Liga il club che vale meno
Unicamente tre club, nella massima divisione iberica, hanno speso meno (Maiorca, Valladolid e Athletic), eppure in quest’avvio di stagione i ‘nazaries’ se ne sono messi alle spalle ben 19: la vittoria col Betis di domenica scorsa, firmata da un gol di Vadillo, è valsa un titolo di capolista meritato. Solo Siviglia e Real Madrid sono riusciti a battere gli andalusi, che in 10 giornate hanno raccolto due pareggi e ben sei vittorie, una delle quali storica, contro il Barcellona a Los Carmenes (2-0).
L'autore del capolavoro è il galiziano Diego Martinez: classe 1980, è cresciuto come calciatore nella Madroa, il centro sportivo del Celta Vigo, e dopo un'esperienza al Cadice ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo a soli 21 anni, per studiare da allenatore. È uno dei tanti prodotti spagnoli col sigillo di qualità di Monchi: dal 2009 ha iniziato a lavorare nel Siviglia, scalando varie categorie del club (nel 2012 ha vinto la Copa de Campeones juvenil, equivalente a uno scudetto Primavera) e nel 2016 è riuscito a portare la seconda squadra della società in Segunda Division, un risultato storico. Nonostante prediliga un 4-2-3-1, il suo calcio è lontano dal tiki-taka che ha fatto grande la Spagna: il suo intenso Granada è tatticamente ordinatissimo, difende bene, attacca in contropiede ed è letale sui calci piazzati. Cinque dei suoi 17 gol sono arrivati su palla inattiva, situazione che nessun club della Liga ha finora sfruttato meglio.
Inutile parlare di obiettivi diversi dalla salvezza: il Granada, per ora, vuole soltanto mettere altri punti in cascina per garantirsi la permanenza (ne ha già 20: è a metà dell’opera) e godersi lo storico momento. Per un club la cui rosa ha il minor valore di mercato dell’intero campionato (33 milioni), basta e avanza.
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