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Calciomercato Inter, da Kondogbia al derby: meriti e colpe di Pioli

Per svoltare i nerazzurri devono ingaggiare un allenatore di primissimo piano

CALCIOMERCATO INTER PIOLI / E' d'obbligo una premessa importante: i principali responsabili della fallimentare stagione dell'Inter non sono gli allenatori Roberto Mancini, Frank de Boer e Stefano Pioli, ma la proprietà – quindi Suning – il presidente nonché azionista di minoranza Erick Thohir e tutta la dirigenza, da Javier Zanetti a Piero Ausilio, fresco di rinnovo triennale, fino a Giovanni Gardini. Senza dimenticare i calciatori. Molti non sono all'altezza di vestire la maglia nerazzurra, o almeno hanno dimostrato di non esserlo in una – va sottolineata – confusione gestionale e tecnica molto simile a quella dei peggiori anni targati Massimo Moratti. Per una necessaria svolta, i soldi non sono stati sufficienti – spesi oltre 150 milioni di euro nelle ultime due sessioni di calciomercato Inter – e non lo saranno se non verrà ben strutturata e potenziata la società e/o non verrà ingaggiato un allenatore autorevole e di grande personalità, in grado di caricarsi tutta l'Inter sulle spalle mettendo in risalto i pregi e nascondendo soprattutto i difetti. Un Mourinho versione moderna, un Conte o un Simeone tanto per intenderci (Spalletti sarebbe un'alternativa valida quantomeno per puntare al ritorno in Champions, ndr).

Calciomercato Inter, da Kondogbia alla gestione dei momenti di difficoltà: meriti e limiti di Stefano Pioli

Insomma, uno di cabotaggio due-tre volte superiore a quello di Stefano Pioli, al quale vanno comunque riconosciuti dei meriti: dal risollevamento, perlomeno fino a un mese e mezzo fa (quando il terzo posto poteva ancora essere raggiunto), di un'annata che sarebbe potuta finire anche peggio, al rilancio di calciatori – su tutti Kondogbia, in piccola parte Brozovic – prima del suo arrivo ai margini e destinati a una cessione 'dannosa' per il bilancio. Francamente il tecnico emiliano ha tirato fuori il massimo da una non squadra, palesando però gli stessi limiti dell'avventura alla Lazio, in particolare l'incapacità di manetere lucidità e presa sul gruppo nei momenti o periodi di appannamento. Ed è qui la differenza con i vari Conte e Simeone… Limiti tradottisi in colpe di natura tecnico-tattica dai quarti di Coppa Italia contro proprio i biancocelesti – quanto nel primo tempo tenne inspiegabilmente fuori i big, specie Icardi, favorendo il passaggio del turno della squadra di Simone Inzaghi – all'apice nel derby col Milan di nemmeno dieci giorni fa: la scelta di sostituire Joao Mario con un difensore (Murillo) sul 2-0 ha quantomeno spianato la strada alla rimonta dei rossoneri. Sabato scorso a Firenze si è definitivamente capito che i giocatori lo hanno abbandonato al suo destino riportandolo alla sua reale dimensione. Che non era e non è l'Inter di adesso, men che meno quella che potrebbe nascere nel prossimo calciomercato estivo e dal prossimo anno puntare a prendersi quello Scudetto che da troppi anni finisce sulle maglie degli eterni rivali della Juve.

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