Le ultime sulla panchina rossonera e non solo nella nuova puntata di MILANZONE, programma in onda sul canale Youtube di Calciomercato.it
Nuova ricca puntata di MILAN ZONE, programma in onda sul canale Youtube di Calciomercato.it. Da Maignan al prossimo allenatore, tantissimi i temi toccati con l’ospite Michael Cuomo, giornalista di ‘TeleLombardia’.
Maignan e rinnovo
“Quelli che discutono Maignan, Leao e Theo Hernandez non li capisco. Sono tre giocatori che non hanno parametri. Non li giudico se fanno bene o male, nella mediocrità generale che riguarda il Milan e che in primis riguarda gli assenti come l’Ad e l’uomo a contatto con la proprietà, io tengo questi tre giocatori fino allo sfinimento.

Il rinnovo di Maignan deve passare da quello che è il Milan in generale, non dalle sue parate. Sono certo che sono i tre giocatori che fanno la differenza. Diverso è il punto: visto che non andrai in Champions, di chi ti libereresti? Direi Maignan perché più facile sostituire un portiere piuttosto che un giocatore di movimento”.
“Conte o Allegri”
“La situazione è talmente inusuale che si fa fatica a trovare un esempio alla situazione Milan attuale. La situazione è un unicuum. Chiunque avrà pensato se i dirigenti guardando la gara dell’Inter si saranno chiesti se si sono dati colpe o spiegazioni, ma non abbiamo questa certezza.
Perché l’Inter in tre anni fa due finali di Champions, il Milan in tre anni fa un crollo totale. Quando l’Inter torna da Istanbul, il Milan licenzia Maldini. Troppe cose non capisco. Il Milan ha bisogno solo di una figura, un allenatore. Vero, forte, e le alternative sono solo due: Conte o Allegri. Datemi uno dei due il 1° luglio e sarò felice“.

“Tra allenatore e dirigenti vale la proprietà commutativa – sottolinea Cuomo – Inzaghi non è il miglior allenatore, ma Marotta è il miglior dirigente. Manna non è il miglior dirigente, ma Conte è il miglior allenatore: il miglior allenatore vince la Serie A, il miglior dirigente rischia di vincere la Champions. Non è un caso questo.
Il calcio non è solo la scienza di Harvard, è la passione, l’emozione, ma quando al Milan avranno voglia di parlare di questo? Non capisco perché questa voglia che abbraccia tutti non abbracci anche chi ha la fortuna di avere il Milan nelle proprie mani. Il Milan ha anche lo stimolo che chi è vicino lo sta facendo“.
“Niente rivoluzione, il Milan ha una squadra forte”
“La squadra è forte. Il Milan ha una squadra forte. Ha un calciatore che determina come nessun altro, il portiere più forte del campionato, il centrocampista che segna di più, uno dei terzini sinistri più forti. Il Milan è più forte del Napoli, che ci siano 30 punti tra Milan e Napoli e follia, ma anche a Napoli lo dicono.
Quest’anno non serve una rivoluzione. Il Milan non ha tanto bisogno di operare sul mercato. Per giocare l’Europa League non serve stravolgere la squadra se dovessi vincere la Coppa Italia. Ci sono giovani interessanti.
Il Milan ha un bicchierone mezzo pieno, la sua rosa è forte. Lo dico con forza e convinzione. Il problema del Milan non sono gli allenatori, ma chi li ha scelti e che si concede il lusso di non essere presente in tribuna. I dirigenti devono far vedere di esserci e di lavorare, la voce di Moncada è troppo debole. Non bastano più le parole dette, servono le parole che diventino fatti”.
“Furlani e Ibrahimovic, solo a Milan accade questo”
“Ex Milan nel gruppo? No. Il Milan abusa del termine team, ma ha dimostrato di non saperci lavorare. Ogni anno ci chiediamo chi decide. Tutte le società sono team, ma all’Inter per esempio sai cosa fa Ausilio, cosa fa Marotta e cosa fa Baccin. Sai chi trovare e a chi rivolgerti. Ma solo al Milan siamo qui a dirci chi decide cosa e chi comanda.

Solo al Milan vediamo l’ad che va a battere i pugni sulla scrivania del proprietario. Che tra Ibrahimovic e Furlani non ci sia un rapporto idilliaco è scontato. Che sia un ds o una bandiera io non aggiungerei nessuno al di fuori dello spogliatoio, piuttosto aggiungerei un grande allenatore, che se non è mai stato al Milan faccia capire al Milan squadra e al Milan società cosa significhi essere in una grande società, che è esattamente quanto ha fatto Conte quest’anno”, ha concluso Cuomo.