Paolo Vanoli, dal campo alla panchina: la visione e la storia di un tecnico emergente che vuole conquistare il calcio italiano con le idee

Nel calcio, molte storie sembrano scritte dal destino, con uomini che trasformano i sogni in realtà attraverso la loro grinta e la loro passione. Paolo Vanoli, protagonista del nostro racconto, è uno di questi. Nato a Varese, sin da piccolo con il pallone tra i piedi, ha vissuto una carriera importante, prima come difensore e poi come allenatore.
Dal Parma trionfante in Europa, alla guida oggi del Torino, la sua è una vita piena di battaglie, trofei e momenti che hanno fatto battere il cuore anche ai tifosi più romantici. Abbiamo deciso di ripercorrere il viaggio di un uomo che non si è mai arreso e che oggi è pronto a riscrivere nuove pagine di storia granata.
La carriera da calciatore di Paolo Vanoli: trofei e gol pesanti
Un ragazzo semplice, che fino a 21 anni, ha corso sui campi dilettantistici della Lombardia, con il sogno di sfondare. Questo è Paolo Vanoli e per lui quel sogno è diventato realtà quando il Venezia lo ha chiama in Serie B. Questo, però è solo l’inizio. Nel 1995, l’Hellas Verona gli apre le porte della Serie A. Al primo anno, conquista la promozione, dimostrando di avere la stoffa per palcoscenici più grandi. Ma il vero salto arriva nel 1998, con il Parma.
Con i ducali, Vanoli vive anni d’oro. La Coppa Uefa del 1999 è il suo momento di gloria. Segna nella finale contro il Marsiglia, un gol che ancora oggi fa venire i brividi ai tifosi gialloblù. Non solo, alza anche una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, diventando un pilastro della difesa. Poi, nel 2000, passa alla Fiorentina, dove vince un’altra Coppa Italia, con un gol decisivo nella finale contro il suo ex Parma. È il marchio di Vanoli: pochi gol, ma sempre pesanti, come macigni che decidono le partite.
La carriera lo porta anche all’estero: dai Rangers in Scozia all’Akratitos in Grecia, fino al ritorno in Italia, chiudendo in Eccellenza con il CastelnuovoSandrà. Ogni tappa ha costruito la sua esperienza, diventando un pezzo di quel puzzle che lo porterà a essere l’allenatore di oggi.
Paolo Vanoli allenatore: dal Venezia al Torino, una scalata senza sosta
Mettersi in panchina non è mai facile, si tratta di un mondo completamente diverso da chi ha vissuto il campo come lui. Eppure, Vanoli ha saputo trasformare la sua esperienza da giocatore in una visione tattica moderna e in molti casi anche vincente. Dopo i primi passi con il Domegliara, dove porta il club dall’Eccellenza alla Serie D, entra nel giro delle giovanili azzurre. Lavora con l’Under 16, 18 e 19, imparando a plasmare talenti e a gestire spogliatoi di ragazzi pieni di sogni.

Il grande salto arriva con Antonio Conte. Prima al Chelsea, poi all’Inter, Vanoli è assistente tecnico, assorbendo i segreti di uno dei migliori allenatori al mondo. Ma il destino ha altri piani per lui. Nel 2021, infatti, lo Spartak Mosca gli offre la prima panchina da professionista. In Russia, vince la Coppa nazionale, un trofeo che sa di rivincita dopo anni da “numero due”. Poi, il ritorno in Italia, al Venezia.
Con i lagunari, Vanoli compie un miracolo. Prende la squadra in fondo alla Serie B e la porta alla promozione in Serie A, vincendo i playoff con un calcio coraggioso e organizzato, che ha attirato l’attenzione di altre società. La sua difesa a tre, l’intensità e l’esaltazione del gruppo sono il suo marchio di fabbrica. Oggi, al Torino, continua a sorprendere, con una squadra che, pur nelle difficoltà, ha saputo divertire.
Chi conosce Vanoli lo descrive come un maniaco dei dettagli. Analizza ore di filmati, studia i dati, costruisce allenamenti su misura. Non è un caso che il suo Venezia fosse una macchina praticamente perfetta, capace di risalire dalle zone più profonde della classifica. Al Torino, questa cura per il lavoro sta dando frutti, pur con una qualità della rosa limitata.
Curiosità su Paolo Vanoli: l’uomo dietro il mister
Dietro l’allenatore c’è un uomo che vive il calcio come una vera e propria missione. Vanoli non stacca mai. Si racconta che, a Venezia, fosse il primo ad arrivare al campo e l’ultimo ad andarsene. La sua passione è contagiosa, ma non è solo il pallone a definirlo. Fratello minore di Rodolfo Vanoli, anche lui ex calciatore e allenatore, Paolo ha sempre avuto un legame speciale con la famiglia. Cresciuto a Varese, porta con sé l’umiltà di chi sa cosa significa partire dal basso.
Si sa molto poco della vita privata di Vanoli, che preferisce tenere i riflettori puntati sul campo. È sposato ed è padre. In un’intervista, ha confessato di voler essere un esempio per i suoi figli, insegnando che il lavoro duro è l’unica strada per il successo, come ha sempre fatto anche in campo. Quando non è immerso nei video degli avversari, ama rilassarsi con la famiglia, magari davanti a una partita di un campionato estero, sempre con un occhio al futuro.
Vanoli è un “malato” di calcio. Si dice che abbia un database sterminato, pieno di statistiche e analisi di squadre da ogni angolo d’Europa. Non si accontenta mai. Studia, approfondisce, cerca nuove idee per rendere il suo gioco sempre più moderno. Questa fame di conoscenza lo rende un tecnico diverso, capace di adattarsi e innovare.