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Pastorello, dalla chiusura anticipata del mercato alla figura dell’agente: “Chiediamo più dialogo”

Il noto agente Fifa ha incontrato gli studenti della Luiss di Roma nel master tenuto da Guglielmo Stendardo: tantissimi i temi toccati sulla figura del procuratore sportivo

Col passare degli anni, la figura dell’agente è diventata progressivamente sempre più importante, acquisendo tante sfaccettature diverse. Molto spesso si tratta di una figura demonizzata, anche e soprattutto all’interno del mondo del calcio. Per spiegarla e raccontarla in maniera trasparente a 360 gradi, chi meglio di Federico Pastorello, tra gli agenti più importanti al mondo che è stato ospite come relatore del master in diritto dello sport tenuto dal dottor Guglielmo Stendardo alla Luiss di Roma.

Federico Pastorello in tribuna per Spagna-Italia a Euro 2024
Federico Pastorello (LaPresse) – calciomercato.it

Federico Pastorello, che ha parlato in esclusiva a Calciomercato.it nei giorni scorsi e cura gli interessi di giocatori – tanto per citarne alcuni in Italia – come Meret, Arthur, Lukaku, Bonny, Acerbi, de Vrij, Taremi, Cutrone e molti altri, ha dato grande risalto all’aspetto umano: “Questo lavoro dovete farlo con grande passione. Se lo fate solo per guadagnare, quando raggiungerete un determinato status è lì che comincerà il vostro declino. La conoscenza totale della materia sta diventando sempre più importante. Vorrei stimolare voi studenti a prepararvi bene, oggi i raccomandati e faccendieri non iniziano neanche. C’è una selezione molto dura. Poi serve grande disponibilità, non dovete avere vincoli di tempo, momenti no, dovete essere sempre disponibili e sorridenti nell’ascoltare i vostri calciatori. Il nostro lavoro non è limitato ai mesi di mercato, ma bisogna essere sempre un punto di riferimento nella gestione dei giocatori. Perché c’è chi si è fatto male, chi divorzia, chi litiga con i genitori, chi non gioca”.

“Anche se oggi – spiega Pastorello alla Luiss – questo rapporto è leggermente cambiato, per i calciatori c’è molta più interazione con la famiglia, magari c’è l’amico o l’avvocato. Ora la nostra figura è un po’ diversa, ma io ci metto sempre sentimento. Il rapporto che si crea col calciatore è molto intimo, si entra nelle case dei ragazzi. Noi per loro adesso siamo più uno strumento per far succedere una cosa. Il rapporto è molto meno solido, per questo oggi i calciatori cambiano molto più spesso agente rispetto al passato. Io avevo perso 5-6 giocatori in 18 anni, molti poi tornati indietro, e negli ultimi 6-7 anni ne abbiamo persi una ventina, anche se ne ne abbiamo acquisiti una trentina”.

Tema centrale per cui la figura dell’agente è spesso malvista è quello delle commissioni: “Rappresentano un nemico per la nostra immagine, si pensa che vogliamo guadagnare anche senza dare il giusto consiglio a un giocatore. Io non l’ho mai fatto. Per questo la nostra immagine è vista come più speculativa. Giocatori come Candreva, Handanovic, De Sanctis, Moretti, de Vrij, Fiore, sono stati con me per tutta la carriera, ora questa cosa è più difficile. Inizialmente mi ha fatto soffrire, col tempo ho imparato a soffrire meno. Devo dare in base a quanto mi viene richiesto. Ora siamo diventati un po’ più cinici, se il giocatore vuole un servizio totale noi gli diamo tutto, passione e sentimenti, se cercano solo qualcuno per una determinata cosa, un trasferimento in Premier o in Arabia, se ci riusciamo bene altrimenti fa parte del business. Questo aspetto è quello che mi piace meno. Perché io lo faccio sempre con tutto me stesso”.

federico pastorello
Federico Pastorello (LaPresse) – calciomercato.it

Pastorello: “Chi fa le leggi non parla con gli agenti. Chiediamo di entrare in consiglio federale come uditori”

Il consiglio agli studenti e a tutti quelli che vorrebbero fare questo mestiere è di “studiare e prendere la licenza ma poi affiancarvi a un’agenzia, che vi dà competenze e protezione, perché rappresentare un’agenzia forte – vista la velocità con cui i calciatori cambiano procuratore – ti fa essere più protetto”. Altro tema è appunto quello di regolamenti e norme, che non si adattano al lavoro degli agenti: “Chi legifera non dialoga con le persone che fanno questo mestiere e dovranno seguire quelle regole. Faccio parte da due mandati dell’AIACS, cerchiamo sempre il dialogo per spiegare il nostro lavoro. Ogni anno vengono fuori cose nuove, nuove regole, che però sembrano fatte da chi non conosce il nostro lavoro, sono cose inesistenti. La prima cosa che andrebbe fatta sarebbe avere un dialogo aperto con gli agenti, determinate cose sarebbero decisamente evitabili”. Proprio sulla questione dei guadagni, Pastorello ha sottolineato che gli agenti preferirebbero avere guadagni magari leggermente più bassi ma certi e garantiti mentre ora “vorrebbero limitare molto i compensi senza neanche garantirli. Siamo tra gli ultimi magari a dover piangere, ma si tratta di trasparenza e correttezza”.

“Stiamo chiedendo dei membri anche all’interno del consiglio federale, non per controllare qualcosa ma per evitare di fare degli errori evitabilissimi. Siamo una figura scomoda, non voluta, perché noi facciamo spendere più soldi alle società, sappiamo tante cose. E si parla sempre di soldi che escono dal sistema. Ma non è così, perché noi agenzie investiamo sui nostri atleti per migliorarli. Per cui vogliono controllarci, ma senza farci entrare veramente nel sistema. In federazione vorremmo una poltrona ma solamente come semplici uditori. Non abbiamo la pretesa di avere un voto, ma semplicemente di ascoltare anche per capire come funzionano certe dinamiche e portare la nostra esperienza, confrontandoci”.

Pastorello ha parlato anche del rapporto con presidenti e dirigenti, sottolineando come di questi tempi anche da parte delle proprietà stia venendo meno la competenza e si parli sempre meno di calcio, ma soprattutto di soldi e business. E il prezzo di un giocatore? “Lo fa il mercato, il campionato in cui gioca o magari anche il ruolo visto che di difensori centrali ce ne sono pochi di bravissimi e per questo costano come gli attaccanti”. In queste ultime stagioni si è parlato spesso anche dell’esigenza degli allenatori di accorciare il mercato e chiuderlo prima dell’inizio della stagione. Pastorello in questo caso è tutt’altro che contrario: “Andrei in vacanza prima (ride, ndr), i due mesi sono un’esagerazione. Il mercato estivo è spaccato, perché nei giorni centrali è tutto tempo perso e non succede niente. Si può tranquillamente organizzarsi di conseguenza con le nuove tempistiche, è solo questione di abitudine. Chiudere molto prima ad agosto e fare più che altro il mese di luglio, con 15 giorni a gennaio, andrebbe più che bene. La finestra di giugno? Fatta soprattutto per Inter e Juve, in relazione al Mondiale per Club, per le altre non serve”.

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