Bufera scommesse e ludopatia: “Il gioco online è più potente e pericoloso”

Ancora un focus sul caso scommesse che sta catalizzando l’attenzione dei tifosi italiani. In merito soprattutto alla ludopatia è intervenuto Paolo Crepet 

L’inchiesta per il caso scommesse prosegue e continua a tenere in pugno l’attenzione degli appassionati di calcio in Italia, e non solo. Il tema della ludopatia è peraltro diventato di grande risalto ed a tal proposito ha preso la parola Paolo Crepet.

Caso scommesse, Crepet: "Il gioco online è pericoloso"
Sede FIGC © LaPresse – Calciomercato.it

Il noto psichiatra e sociologo è intervenuto a TvPlay tracciando il punto della situazione a partire da un’analisi su quello che è il mondo delle scommesse legato a quello del calcio: “Il calcio vive di scommesse da quando è nato, si giocava qualche secolo fa la schedina. Poi è arrivato altro, ci sono aziende molto note che hanno più di un secolo di vita, per esempio ce ne sono di inglesi di betting. Ci guadagnano in primis le società di calcio, le federazioni convivono con questo, porta introiti spaventosi non solo in tv ma anche sui tabelloni pubblicitari degli stadi”.

Inevitabile quindi addentrarsi nel delicato tema della ludopatia: “Che ci sia il problema della ludopatia è davanti agli occhi di tutti. Naturalmente ci vuole una definizione poi di ludopatia, quante volte bisogna giocare per essere definiti ludopatici? Se gioco una volta non lo sono, se mi rovino lo sono. Se ne esce con un progetto terapeutico individuale”.

Caso scommesse, Crepet: “Il gioco online è pericoloso”

Un problema quello dell’eccesso nel gioco che si è diffuso ulteriormente anche con le piattaforme online verso le quali lo stesso Crepet punta il dito: “Io ho già detto che bisognava stare attenti sulla ludopatia, che un conto erano i centri per le macchinette e un altro il gioco online che è enormemente più potente e pericoloso”.

Caso scommesse, Crepet: "Il gioco online è pericoloso"
Sede FIGC © Ansa Foto– Calciomercato.it

Infine lo psichiatra parla anche del tema dell’autodenuncia: “Non so se questa cosa dell’autodenunciarsi sia interpretabile in altre maniere. Voglio credere nella buonissima fede di un ragazzo che ammette di aver sbagliato e che chiede di essere tolto da quello che è un inferno”.

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