Il Pinto che non t’aspetti: la sua Roma in un’ora post mercato a Trigoria

Nella consueta conferenza stampa post mercato, Tiago Pinto ha delineato il suo modus operandi, tracciando anche le traiettorie future

Un giorno si alzò nella riunione dei soci del Benfica, dove hanno voce anche i tifosi, e da tifoso disse la sua sul momento difficile del club, criticando la gestione tecnica e finanziaria del presidente Vieira. Quel tifoso di 27 anni era Tiago Pinto, la sua relazione sugli errori fu talmente circostanziata che il patron del club lusitano alle porte di nuove elezioni, lo volle incontrare in una lunga conversazione privata e alla fine gli disse che lo avrebbe assunto, se avesse vinto le elezioni. Fu esattamente quello che successe. Tiago Pinto mise da parte le sue perplessità sul massimo dirigente del club che amava e per la voglia di provare ad incidere (cosa che gli riuscì) accettò l’incarico che lo vide salire dagli altri sport al calcio.

Tiago Pinto disegna la sua Roma
Tiago Pinto ©LaPresse

Il cruccio del giovane Pinto, dieci anni fa, era quello di aver visto svuotare il club del cuore dai Benfiquistas veraci. Un qualcosa che, a distanza di tempo, fa pensare a come la strada di Roma e della Roma, per il dna del club giallorosso, fosse quasi tracciata nel destino di Pinto. Così come il modello creato a Trigoria anche con il settore giovanile e nella costruzione dello staff richiama perfettamente a quella sua esperienza costruita in casa. Senza dimenticare un aspetto che esalta la sensibilità di questo dirigente “tedesco”, come si è definito nella lunga conferenza di ieri riferendosi al mondo severo di condurre le trattative di mercato. Prima del calcio, nella sua formazione professionale c’è stato il mondo della scuola e dei proventi sul disagio sociale e l’abbandono. Un mondo che lasciò a malincuore quando scelse la strada da dirigente sportivo. E lo fece scrivendo una lettera personale a tutti i ragazzi e le ragazze che avrebbe salutato di lì a poco.

Tra campo e mercato, Tiago Pinto non si nasconde

Calciomercato Roma, le linee guida di Tiago Pinto
Tiago Pinto e Massara ©calciomercato.it

Quello visto venerdì a Trigoria in conferenza è un Pinto che domina la scena e lo fa usando l’italiano (in portoghese sarebbe stato ancora più a suo agio), che se serve taglia, se serve sorride, che assegna meriti alla proprietà e all’allenatore, come un dirigente intelligente e capace deve saper fare. Quello che in tre ore avrebbe portato 24 milioni nelle casse del club se non fosse stato per l’incuria di Kluivert, rimasto incastrato nelle beghe burocratiche della Brexit. Pinto ha “perdonato” anche lui in conferenza: “Non è colpa di nessuno”. Insomma… E in quelle ore calde non sembra che il gm giallorosso fosse felicissimo. Quello che si è chiuso tre giorni in un hotel per tornare con Dybala. Che prepara Solbakken a gennaio con il ghigno satanico accompagnato da un… “Se è ancora libero non lo so… Ho letto che ha fatto le visite da qualche parte”. E Tiago Pinto è anche quello che con garbo ha ricostruito la vicenda Frattesi “altrimenti c’è una versione sola”. Quella del Sassuolo.

Viene da dire che forse visti i suoi 37 anni e quella faccia pacioccona e pacioccosa, a qualcuno era scappata la voglia di giocare con un dirigente che invece a Trigoria sta portando idee e valore aggiunto. Di sottovalutarlo. Di poterlo mettere a posto. Appare difficile riuscire nel progetto. Lui invece il suo progetto, con i Friedkin, ce lo ha ben chiaro e intanto ha già portato anche un risultato: visto che la Conference è un primo risultato importante in un deserto di trofei che si perdeva negli anni addietro.

Tiago Pinto fa venire in mente un altro dirigente passato per Trigoria, sicuramente meno fortunato (non ha vinto, dentro il percorso di una proprietà diversa e che si stava un po’ consumando). Oggi quel dirigente è al Milan, ha vinto lì, ed è Ricki Massara. I due sono anche amici, si stimano. Massara è andato e chissà se tornerà. La Roma e Roma non si facciano scappare Tiago Pinto. A occhio e croce sarebbe un grosso errore.

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