Focus tattico su Bryan Reynolds, terzino classe 2001 del Dallas, talento seguito dalla Juventus. Retroscena e curiosità sul terzino destro americano
Dall’America scrivono: come per McKennie, quando la Juve fa un’offerta è difficile rifiutarla. Per Bryan Reynolds, forse, servirà uno sforzo in più. Avete letto bene, non ci sono errori: c’è una B, quella iniziale nel nome, che distingue il terzino del Dallas dal noto attore statunitense, l’omonimo Ryan. Reynolds, il calciatore, è nato nel 2001, è una vecchia ala destra prestata, poi, al ruolo di terzino.
Un altro americano pronto a sbarcare in Europa. Di lui si dice un gran bene, si conoscono già molte cose, esiste qualche retroscena che ne racconta la crescita. La Juventus ci prova, ma c’è anche la Roma, si parlava di Cagliari, ci ha pensato il Club Brugge. L’asta, anche mediatica, fa bene al suo club, il Dallas, pronto ad alzare il prezzo per ottenere il massimo dalla sua cessione.
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Reynolds, in America, è una garanzia: ha firmato il suo primo contratto nel 2016, a 15 anni. Il più giovane calciatore della storia negli Stati Uniti. Un record. Glielo disse la mamma, per telefono, dopo una cena con la Nazionale. “Devo dirti una cosa importante”. Il giovane Bryan scoppiò a piangere. “Il giorno più bello della mia vita” dirà. Il padre, calciatore professionista, fu frenato da un brutto infortunio. Bryant spera di proseguire la tradizione di famiglia lasciando un segno che sia indelebile. Da piccolo ci è riuscito, bruciando le tappe. Nel 2019 l’esordio in prima squadra e ora la vetrina del mercato. A diciannove anni si sente già pronto per il grande salto.
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La sua storia tattica è comune a molti. Reynolds è nato esterno destro alto, poi ha scoperto che partendo da dietro, con la rincorsa, c’è più gusto a sprintare. La velocità è uno dei suoi pregi, ma sa fare tanto altro: ha un bel piede, il destro, sa dribblare e crossare, in questa stagione ha collezionato quattro passaggi vincenti. Deve migliorare in fase difensiva, avrà tempo per farlo. L’altezza, 190 centimetri, lo aiuta a essere prezioso anche in area di rigore.
Col Dallas gioca basso a destra nel 4-2-3-1 ma, all’occorrenza, ha fatto anche l’esterno alto in un 3-4-3 e una volta l’ala sinistra di un tridente. Chi lo conosce spiega che, palla al piede, tenta sempre di creare un’occasione. Anche nei cross è pignolo: vuole il fondo per eseguirli, sa che dalla trequarti rischiano di diventare innocui. In Italia, nel caso, scoprirà un tatticismo che in America manca. Reynolds è un ottimo palleggiatore, ha statistiche alte nei tocchi palla e nella precisione, nel fraseggio usa anche il sinistro, il piede debole.
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Il suo idolo è Alexander-Arnold del Liverpool, per come gioca ci somiglia. Da lui, osservandolo, potrà solo imparare. Si definisce più offensivo ma sa bene, almeno in teoria, che per essere completi e pronti per il calcio europeo servirà tanto sacrificio e applicazione. Una statistica spiega l’interesse della Juventus: nello scorso campionato ha collezionato la media di 2.55 dribbling a partita, la stessa – o quasi – di Cuadrado. Per questo la Juve ci pensa. Reynolds è esploso grazie all’addio di Cannon (al Boavista) e in un anno è già al centro del mercato. L’ambizione lo accompagna da sempre: da piccolo, ogni giorno, percorreva 50 miglia da Fort Worth per allenarsi coi Dallas. La sua famiglia decise di trasferirsi a Frisco. Lo ha sempre motivato. Magari lo seguirà anche in Italia.
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