Il presidente del Coni analizza anche le perdite economiche e fa il punto su Rio 2020
MALAGO CORONAVIRUS SERIE A OLIMPIADI / Giovanni Malagò, presidente del 'Coni', è intervenuto ai microfoni del 'Corriere dello Sport' per fare il punto sul momento di crisi in Italia legato all'emergenza del coronavirus.Tutte le news di calciomercato e non solo: CLICCA QUI!
Ecco le sue parole: “Da uomo delle istituzioni credo che si sia voluto dare un segnale di sensibilità e di attenzione e confermare la priorità della salute pubblica. Ma questo ha innescato una serie di reazioni a catena con le quali ci troviamo a fare i conti. Da lunedì non posso che sperare che il rispetto delle prescrizioni adottate rimetta il Paese nelle condizioni di rientrare nella normalità. Ma nessuno lo può garantire e, di conseguenza, penso che si stia navigando a vista. Martedì sapremo se i divieti hanno funzionato, o se sono stati una scommessa persa e pagata cara”.
La perdita economica: “Rappresentiamo il 2 per cento del Pil, più l’indotto. Fate voi. C’è un danno economico enorme, ma c’è anche un danno propriamente sportivo. Se ti annullo una competizione in casa, valida per la qualificazione olimpica, la tua squadra avrà meno chance. Se hai una finale di Coppa del mondo di un grande sport, che è a rischio, il danno per quella disciplina si proietta nel futuro. Ed è incalcolabile”.
La questione Olimpiadi: “Parlo ogni giorno con i vertici del Comitato. Non ci sono controindicazioni sul programma olimpico. In Giappone non c’è niente di diverso da ciò che facciamo noi. Quindici giorni di stop per prevenire sviluppi futuri. Ma non sono in discussione le grandi manifestazioni internazionali. Obiettivo? Giochi 2020 è fare meglio di Rio. Non è facile, perché ci sono nazioni nuove che si specializzano in qualche disciplina e, magari, ti portano via una medaglia. Se guardi il medagliere di quarant’anni fa, trovi solo quindici nazioni e le prime cinque da sole valgono l’80 per cento del podio. Quella concentrazione è finita. Se allora si vinceva con ottanta medaglie, ora ne bastano quaranta”.




















