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SPECIALE CM.IT – Stadi di proprietà: risultati e ricavi, cosa cambia?

Seconda puntata dello seciale di Calciomercato.it sugli stadi italiani: approfondimento sugli impianti di proprietà dei club

STADI ITALIANI PROPRIETA' / “Gli stadi italiani messi peggio di quelli del Gabon”: è stato il presidente della Fifa Infantino di recente a lanciare un nuovo allarme. Ma i nostri stadi sono messi davvero così male? Continua lo speciale di Calciomercato.it dedicato agli impianti di calcio nel nostro paese. Dopo la prima puntata dedicata ai dati generali sugli stadi in Italia e all'estero, nella seconda puntata analizzeremo la situazione degli impianti di proprietà. 

Stadi vecchi ma soprattutto non di proprietà: in Italia il problema impiantistica sembra risiedere proprio nella bassa percentuale di società che hanno tra i propri asset l'impianto da gioco. Appena cinque su venti nel massimo campionato, una cifra decisamente bassa se si fa il paragone con gli altri principali campionati europei: la Premier League in questo senso è l'eccellenza, ma non fa difetto la Bundesliga dove la metà dei club è proprietaria dello stadio; di eccellenza anche gli impianti della Liga che può vantare la costruzione di due dei migliori stadi degli ultimi tempi, quello dell'Athletic Bilbao e il Wanda Metropolitano. Messa peggio di noi, dal punto di vista della proprietà, la Francia: in Ligue 1 soltanto uno stadio appartiene ad un club calcistico.

 

Stadi di proprietà: la situazione in Italia

Da noi soprattutto difficoltà burocratiche rendono complicato l'iter che porta all'acquisizione di un impianto da parte di una società calcistica: tra i problemi quello di ritrovarsi con molti stadi di proprietà comunale considerati beni di pubblica utilità e quindi non alienabili. Così alla voce stadi di proprietà della nostra serie A si trovano soltanto cinque nomi: Atalanta, Frosinone, Juventus, Sassuolo e Udinese.

I bergamaschi sono la new-entry dopo che la società bergamasca ha acquistato nel 2017 l'Atleti Azzurri d’Italia per 9 milioni di euro: ora il club della famiglia Percassi dovrà ristrutturare l'impianto a partire dalla Curva Nord con inizio dei lavori previsto a fine aprile. L'intera opera di ristrutturazione dello stadio bergamasco avrà un costo complessivo intorno ai trenta milioni di euro: il completamento del rifacimento della Curva Nord è previsto per settembre 2019, mentre nell'estate 2020 si procederà con l'altra Curva e l'anno successivo con la Tribuna. A lavori completati, settembre 2021, l'impianto avrà una capienza di 23.370 posti e potrà ospitare le partite europee della squadra di Gasperini che finora ha chiesto ospitalità al Sassuolo.

Proprio lo stadio di Reggio Emilia è stato il primo di proprietà di un club, la Reggiana nel 1995: parliamo di quello che oggi è conosciuto come il Mapei Stadium, casa del Sassuolo di patron Squinzi. L'impianto è stato acquistato all'asta nel 2013 dalla Mapei, società proprietaria anche del club neroverde. Con una capienza di poco più di 23mila spettatori, l'ex stadio del Giglio è il primo esempio di struttura moderna in Italia con l'aggiunta di attività commerciali al semplice impianto sportivo.

Decisamente il fiore all'occhiello del calcio italiano è l'Allianz Stadium di Torino: è l’impianto di proprietà della Juventus, forse il vero segreto degli 8 anni di successi della società bianconera. Non può essere una casualità che il ritorno alla vittoria della società piemontese sia coinciso con l'inaugurazione del nuovo stadio, sorto dalle ceneri del Delle Alpi. Un'opera iniziata ufficialmente nel 2002 quando il Comune diede in concessione per 99 anni i terreni dove sorgeva l’allora stadio Delle Alpi al prezzo di 25 milioni. Sei anni dopo, il 18 marzo 2008 il Consiglio d’Amministrazione della Juventus ha deliberato la costruzione del nuovo impianto. I lavori iniziano nel 2009 e si concludono due anni dopo, con un costo complessivo di 155 milioni. L'inaugurazione avviene l’8 settembre 2011: da quel giorno la Juventus ha fatto dell’Allianz il proprio punto di forza in campo e fuori. Due dati per capire l’importanza dello Stadium a livello sportivo ed economico: le partite vinte in casa sono state 160 su 201, gli introiti hanno superato quota 50 milioni di euro (ancora poco rispetto alle rivali europee).

Il Benito Stirpe è il quarto stadio gestito direttamente da una società di calcio di Serie A: il Frosinone si è aggiudicato la ristrutturazione e la concessione dell'impianto nel 2015 a fronte di un investimento complessivo di 20 milioni di euro, dei quali 8 garantiti dal Credito Sportivo. Con una capienza di 16.125 posti (tutti coperti), è un impianto che si rifà a quelli inglesi, con spalti e campo di calcio vicini. 

Inaugurato nel 2016, lo stadio Friuli di Udine è stato ribattezzato Dacia Arena (non senza polemiche). L'Udinese dopo aver acquisito per 99 anni i diritti dell'area dell'impianto lo ha completamente rifatto. Una spesa complessiva di 25 milioni di euro per uno degli impianti che meglio coniuga le attività sportive con quelle extracalcistiche. Dalla capienza di 25.132 posti, può ospitare anche spettacoli musicali e non solo: dispone, infatti, di sale per eventi aziendali. All'avanguardia i servizi offerti agli spettatori come, ad esempio, la grande attenzione prestata alla fruizione dell'impianto da parte delle famiglie. La Dacia Arena offre così strutture attrezzate anche per i più piccoli, servizi di baby sitting, aree giochi e un parcheggio a misura di famiglia.

Stadio di proprietà, quanto si guadagna?

Ma qual è l'incidenza di uno stadio di proprietà per un club di calcio? I dubbi da questo punto di vista sono zero: tanto. Del resto non è un caso che le migliori squadre d'Europa abbiano un impianto di proprietà e siano tra quelle con il maggior introito da match-day. Un esempio lampante viene dall'Arsenal che con la sua nuova casa ha visto raddoppiare i ricavi. Il caso più recente è quello dell'Atletico Madrid con il Wanda Metropolitano: l'incremento dei ricavi in questo caso è stato del 38,54%.

Da noi l'Allianz Stadium è la struttura che più di tutte dimostra come dotarsi di uno stadio di proprietà possa rappresentare una vera svolta. Al di là del, non certo secondario, aspetto sportivo, la Juventus grazie all'impianto inaugurato nel 2011 ha visto impennarsi le entrate sul fronte stadio. Nella stagione 2010-2011 (ultima pre-stadio) i ricavi da matchday erano stati di poco superiore agli 11 milioni (11,6): già nel primo anno dello Stadium la cifra era triplicata (31,8) per poi arrivare agli oltre 50 milioni dell'ultimo bilancio.

Cifre che possono contare su un altro aspetto importante: i Naming Rights, cioè la possibilità di 'cedere' il nome dello stadio ad uno sponsor. Una chance di ulteriore incasso molto sfruttata all'estero. Secondo i dati contenuti nell'ultimo Club Licensing Benchmarking Report dell'Uefa il 26% dei club dei 16 principali campionati europei ha ceduto i diritti del nome del proprio stadio. In Spagna il gruppo cinese Wanda ha acquistato il nominativo dello stadio dell'Atletico Madrid e versa 10 milioni di euro l'anno nelle casse dei 'Colchoneros'. Ma sono ancora una volta Germania e Inghilterra a farla da padrone. Oltremanica Etihad ed Emirates sono ormai anni che sponsorizzano gli impianti di Manchester City e Arsenal, ma anche il Falmer Stadium di Brighton è oggetto di sponsorizzazione, tanto è vero che è denominato anche American Express Community Stadium. In Germania i naming rights spopolano: Allianz (Bayern Monaco), Opel (Mainz), Mercedes (Stoccarda), Veltins (Schalke), Wirsol (Hoffenheim), WWK (Augsburg), Commerzbank (Eintracht Francoforte), HDI (Hannover), Signal Iduna (Borussia Dortmund). A Dortmund il nome resterà sino al 2021: i soldi versati dall'azienda sono serviti al club per ripianare i debiti.

L'Italia è, verrebbe da dire come al solito, finalino di coda. Soltanto tre società hanno consentito alle aziende di dare il nome al proprio stadio: Udinese, Juventus e Sassuolo. Il caso della Mapei è particolare, visto che l'azienda è anche proprietaria del club (come accade a Wolfsburg, Lipsia e Bayer Leverkusen). Qualche cifra sui naming rights: Etihad ha un contratto in vigore con il Manchester City fino al 2021 da 40 milioni di sterline l’anno che include però non soltanto lo stadio ma anche la sponsor sulla divisa ed altre sponsorizzazioni. L'Emirates paga invece circa 2,8 milioni di sterline l'anno per vedere il proprio nome campeggiare sullo stadio dell'Arsenal. In Italia la Juventus ha ceduto i diritti a Lagardere Sports and Entarteinment nel 2008 per circa 6 milioni l'anno (di minimo) e quest'ultima società li ha rivenduti ad Allianz. La Dacia sborsa, invece, 0,5 milioni l’anno per il Friuli.

Il caso della Dacia Arena

A Udine, come a Torino, lo stadio di proprietà del club è stato possibile grazie alla concessione dei diritti di superficie per un lungo periodo di tempo (99 anni): questo ha consentito di andare a ristrutturare quella che oggi è conosciuta come Dacia Arena, eliminando uno degli ostacoli principali all'acquisto di uno stadio da parte di un club, l’inalienabilità del bene.

La società della famiglia Pozzo per la ristrutturazione dello stadio ha speso 30.006.241, cifra che la società ha deciso di ammortizzare in gran parte nei primi sette anni (quindi fino alla stagione 2021/2022) con un esborso complessivo di 28.500.000 circa; il restante milione e mezzo sarà invece inserito in bilancio negli anni successivi per cifre irrisorie. La parte sicuramente più interessante riguarda la voce ricavi: le stime della società friulana indicano un aumento costante nei primi sei anni delle entrate da stadio. Quattro le aree considerate nelle previsioni dei friulani: oltre a biglietti e abbonamenti, ci sono anche sponsor (a cui concorrono i 500mila euro l'anno della Dacia per i naming rights) e hospitality. La previsione fissa nel 2022/2023 la data fatidica per la piena copertura economica.

Gli effetti sul bilancio della società dello stadio di proprietà si sono fatti sentire subito: nel 2015/2016 i ricavi da stadio sono aumentati del 111,19% (ma va tenuto conto che nell'anno precedente non tutti i settori erano agibili), mentre nelle ultime due stagioni i ricavi si sono mantenuti sui sei milioni di euro con nell'ultimo bilancio una tendenza contrastante tra abbonamenti (in aumento da 2 a 3,7 milioni) e biglietti (in calo, da 4,2 a 2,5 milioni).

Dal punti di vista degli spettatori la Dacia Arena sta iniziando a dare i suoi frutti, nonostante le stagioni non esaltanti della squadra: la stagione scorsa la media spettatori è stata di 17.559 con una percentuale di riempimento di poco inferiore al 70% (69,80%), la nona più alta della scorsa Serie A. Nell'anno 2012-2013, l'ultimo pre-lavori, la media fu inferiore ai 15mila. Quest'anno la media viaggia verso i 20mila con una percentuale di riempimento che si attesta intorno al 78%. Sicuramente numeri non a livello europeo ma che indicano una tendenza al positivo che fa ben sperare.

A cura di Andrea Gariboldi e Bruno De Santis

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