Il tecnico ha parlato all’Università Vanvitelli, illustrando diversi aspetti della sua carriera da allenatore
NAPOLI ANCELOTTI / Ospite del convegno “La gestione del gruppo e delle risorse umane in un top club dagli anni '90 ad oggi” all'Univeristà Vanvitelli di Napoli, Carlo Ancelotti ha parlato del suo modo di allenare illustrando diversi aspetti della sua carriera di allenatore. “Quando siamo partiti con la Reggiana avevamo uno staff ed una rosa ristretta, oggi abbiamo almeno 25 calciatori e lo staff è allargato. La gestione è quindi diversa, ora c’è la necessità di delegare qualcosa. Di conseguenza è cambiato anche il calcio: nel gruppo, nel rapporto con la stampa, nei sistemi di gioco. Nella gestione di un gruppo c’è al centro l’altruismo, ma anche la relazione tra le diverse persone che lo compongono. Un allenatore ha potere infinito dalla società, ma oltre al potere ci sono le responsabilità. Non è mai il sistema di gioco a vincere, ma il gruppo di calciatori che va in campo”.
Sulla violenza negli stadi e il tema razzismo: “All’estero è stata debellata, io credo che lo si debba fare in modo assoluto anche qui. Non è molto complicato, purtroppo ignoranti e maleducati vanno ancora allo stadio in Italia. Non se ne può più. L’altra sera a Bologna è stato insultato un ragazzo di vent’anni, insultano Napoli anche quando Napoli non c’entra. Non serve Einstein per fermare una gara come quando piove, io nel 2000 ho aspettato due ore per ricominciare”.
Sull'atteggiamento da tenere: “Quando le cose non vanno bene, tutti i presidenti mi chiedono di usare la frusta, ma non fa per me. Non voglio soldatini in campo, ma uomini che sanno prendere le loro decisioni. Per vincere una squadra ha bisogno di grande senso di appartenenza. Non è un caso che il Milan, il Barcellona o anche il Bayern abbiano costruito i propri successi su un nucleo del settore giovanile. Questo aiuta molto. Le prime donne nel calcio? Non esistono: nello spogliatoio anche Cristiano Ronaldo è uno come gli altri, poi c’è l’aspetto mediatico e lì sono protagonisti. Ma non si è campioni solo per la qualità, oggi il talento non basta più se non c’è lavoro. Non sempre si può andare d’accordo con tutti perché un allenatore deve fare le scelte. La gestione di un gruppo è delicata soprattutto per quelli che non giocano, ma calciatori che remano contro non ne ho mai trovati”
Progetto vincente: “Quanto serve a costruire un progetto vincente? Non so. Il Napoli ne ha già costruito uno, in 12 anni è arrivato in Champions, investe e cresce sempre. Serve tempo, ma non si sa mai quanto. La vittoria è legata a dettagli. Io dico che questo è un gruppo vincente, sono convinto che non bisogna aspettare tanto. La squadra è forte, abbiamo investito bene e vogliamo investire ancora. Bisogna fare i passi per la gamba che si ha. Le grandi squadre hanno grandi fatturati derivanti da diritti tv e proprietà degli stadi, questo fa a differenza”.




















