Le Iene con un’inchiesta tornano sulla tragica e misteriosa scomparsa del calciatore del Cosenza
CASO DENIS BERGAMINI DONATA / A 29 anni esatti da quel maledetto 18 novembre 1989 la verità non è ancora venuta a galla, ma sembra almeno un po' più vicina. 'Le Iene' in onda su 'Italia 1' tornano sulla tragica e misteriosa scomparsa di Donato 'Denis' Bergamini, calciatore del Cosenza. Le indagini, per tantissimi anni, hanno sempre parlato di suicidio. Ma la riaperturadecisa dalla Procura di Castrovillari dopo la richiesta presentata dall'Avvocato della famiglia Bergamini ha portato alla luce una verità che ribalta tutto quanto: si è trattato di omicidio.
Calciomercato.it, un anno fa, aveva intervistato la sorella di Denis, Donata Bergamini, che ai nostri microfoni aveva detto: “È stata una sofferenza disumana, non sono disponibile a scuse o pentimenti”. E nella puntata de 'Le Iene' andata in onda ieri sera, Donata Bergamini torna a parlare: “Sono 28 anni che giro su e giù per la Calabria e no, non ho mai pensato di dire basta. Non posso. Eravamo legatissimi, era un tipo molto solare. Era allegro. Pochi giorni prima della sua morte eravamo a tavola, ad un certo punto squilla il telefono e Denis si precipita. Sapeva che doveva ricevere una chiamata, si siede e diventa rosso in faccia. Avevo la sensazione che si trattasse di un attacco di panico. Gli ho detto che se aveva caldo doveva togliersi il maglione, lui mi ha detto che aveva altri problemi”. Racconta Donata che poi torna sul suo arrivo in ospedale dopo la notizia della scomparsa di suo fratello: “Entra mio padre e mi fa che Denis non c'è più, guardo l'orologio che funzionava ancora e mio padre mi dice di lasciar stare. Era matematicamente impossibile che un corpo trascinato da un camion non avesse niente”. E infine i dubbi sull'ex fidanzata, Isabella, che rimase incinta di Denis che però non voleva sposarla: “Lui dice: io però non la sposo. E la zia mi risponde: lui però non la sposa… Mio fratello non la sposa e lei mi dice che noi non sappiamo cos'è l’onore al sud e che suo fratello e suo papà non lo dovevano sapere perché era un disonore. Questa parola onore girava in continuazione. Noi da quando c'è stato l’aborto non abbiamo più vissuto tranquilli”.




















