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Psg, Buffon: “Addio a Juventus e Italia? Ecco la verità”

L’ex portiere bianconero racconta i retroscena sui suoi ultimi mesi e parla del suo futuro in Francia e non solo

PSG BUFFON JUVENTUS ITALIA / In una lunga intervista alla 'Gazzetta dello Sport', Gianluigi Buffon racconta la sua nuova vita al Psg. “Mi sento più forte di cinque anni fa, sono venuto qui per mettere a disposizione le mie conoscenze – spiega – Per me è stimolante allenarsi con Neymar e Mbappé, anche per loro credo lo sia. Hanno capito che qui non è arrivato uno che sta invecchiando. Tra me e Areola non può esserci rivalità, le prospettive sono troppo diverse, in più Tuchel sta gestendo la situazione molto bene. In Champions League, abbiamo un girone difficile e stimolante, Ancelotti al Napoli ha portato mentalità vincente senza ansia”.

Il suo passato in bianconero: “Una finale contro la Juventus non potrei sopportarla. Se devo affrontarli, meglio prima. Loro sono tra le tre favorite, senza dubbio. Non ho rimpianti e ripensamenti sul mio addio, avevamo deciso tutto prima e il cerchio andava chiuso in quel momento. Alla Juve non c'era più bisogno di me, il presidente Agnelli alla chiamata del Psg voleva farmi restare ma mi ha augurato buona fortuna. Con lui sono rimasto in ottimi rapporti, mi ha fatto allenare tre giorni alla Continassa. L'addio di Marotta? Mi ha sorpreso nella tempistica, ciò che ha fatto è sotto gli occhi di tutti”.

Con l'Italia, invece…”A Di Biagio avevo detto di sì per senso di responsabilità, poi sono state dette cose vergognose su di me, sono passato come quello che voleva attaccarsi alla poltrona. Ma soprattutto gli addetti ai lavori non capivano la necessità di un mix tra giovani e anziani per ricostruire. E allora mi sono fatto da parte, a costo di sembrare superbo. Mancini è stato carino, mi ha chiesto disponibilità in caso di estrema emergenza e gliel'ho data. Ma tanto non ce ne sarà bisogno. Non c'è possibilità che torni in azzurro”. 

Il suo futuro: “In tv potrei anche andarci, ma non sarà il mio primo pensiero. Potrei riconsiderare l'idea di un ruolo in Federcalcio”.

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