I retroscena che spuntano dalla biografia del dirigente giallorosso fanno clamore
ROMA LIBRO TOTTI / 27 settembre 1976: a Porta Metronia nasce Francesco Totti, un uomo destinato a cambiare le sorti sportive di una città e di un'intera nazione. Oggi, 42 anni dopo, Francesco Totti è ancora al centro delle cronache sportive, non per le sue gesta sul campo o per il calciomercato come accadeva fino a qualche tempo fa, ma per la sua autobiografia, la storia di un giocatore diventato per certi versi, più grande della sua squadra. Mentre la Roma fatica in campionato, fondamentale la vittoria di ieri sera col Frosinone per tranquilizzare l'ambiente, Totti si è raccontato in tutte le sue sfaccettature, non solo il numero 10 che si infilava gli scarpini ogni domenica, ma soprattutto l'uomo dietro il personaggio che ha catalizzato le attenzioni della Capitale per 20 anni, e che, come stiamo vedendo negli ultimi giorni, non ha intenzione di abdicare. Il libro è stato scritto a quattro mani con il Paolo Condò, unico giornalista italiano con potere di voto all'interno della giuria del Pallone d'Oro, insomma, non uno qualunque. Condò inoltre, non è alla sua prima esperienza con un'autobiografia, fece infatti scalpore il racconto scritto insieme ad Andre Agassi, tennista vincitore di 8 tornei dello Slam, che svelò alcuni retroscena scottanti. In questo caso, le dimensioni del pallone sono un po' più grandi rispetto alla pallina da Tennis e come ha svelato anche Condò Totti è diverso da Agassi: “A Francesco ho posto l'esempio di Agassi, che ha detto tutto della sua vita, anche di quella volta che si avvicinò al doping, Totti al contrario, con queste sostanze non ha nulla a che fare”. Francesco Totti insomma, un uomo spontaneo, un ragazzo con la passione del calcio che è diventato un campione di livello assoluto e che ha scelto, come unica fede calcistica, una città, la sua città, e una maglia, quella della Roma.
Roma, Totti: la lite con Spalletti e la 'fine' perfetta con il Torino
Negli ultimi giorni, molti estratti sono trapelati dalla autobiografia del capitano giallorosso, uno dei più interessanti parla della vittoria nella stagione 2015/2016 contro il Torino, in rimonta, grazie proprio alla doppietta del numero 10 giallorosso, entrato a pochi istanti dalla conclusione del match: “Avrei dovuto ritirarmi dopo la vittoria col Torino. I due gol in pochi minuti, l'esultanza di corsa verso la sud. Chiudere così, sarebbe stata la conclusione perfetta per la mia carriera”. Un finale alternativo che avrebbe spiazzato tutti, ma che forse, proprio come afferma Totti, sarebbe stato l'epilogo magistrale di una carriera fatta di perfezione e spontaneità. Soprattutto in quella stagione, l'annata del ritorno di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma, che ha creato non pochi dissapori fra due personaggi di una certa personalità: “Entriamo nello spogliatoio a Bergamo e mi trovo la faccia di Spalletti ad un centimetro dalla mia. Mi aspettava: “Basta, hai rotto le palle, pretendi di comandare e invece te ne dovresti andare, giochi a carte malgrado i miei divieti, hai chiuso”. Il tutto gridato al massimo volume. È l’ultimo litigio tra me e Spalletti, nel senso che perdo le staffe anch’io e ci devono separare in quattro perché altrimenti ce le daremmo di santa ragione”.
Autobiografia Totti: fila notturna per il Pupone
Come racconta anche Paolo Condò, il rapporto con Spalletti è passato da un estremo all'altro nella carriera di Francesco Totti, dalle visite in ospedale dell'attuale allenatore dell'Inter mentre il capitano giallorosso era infortunato, alle mani sfiorate e alla clamorosa cacciata da Trigoria del Febbraio 2016. In mezzo, Totti fa riferimeto anche alla figura di Baldini, braccio destro di Pallotta e pronto ora a lasciare la società dopo le dichiarazioni del Pupone all'interno del suo libro. Un terremoto mediatico quello scatenato da Totti destinato a far parlare di sé fuori dal campo come faceva nel rettangolo di gioco con i suoi colpi di genio.




















