Il giornalista e voce storica di Tutto il calcio minuto per minuto ha presentato il suo libro: dalla Juventus e DAZN passando per la Nazionale tanti gli argomenti trattati
RICCARDO CUCCHI LIBRO / Il giornalista ed ex radiocronista Riccardo Cucchi, voce storica per trentacinque anni di Tutto il calcio minuto per minuto ieri nel tardo pomeriggio mentre la sua squadra del cuore, la Lazio, scendeva in campo contro l'Udinese ha presentato a Roma il suo libro Radiogol. Non è un’autobiografia ma piuttosto un connubio tra le sue due grandi passioni: la radio e il calcio. Partendo dal racconto di questa nuova creatura ha trattato vari argomenti, esponendo il suo pensiero sul calcio moderno e sulla Nazionale: passando dal fatturato della Juventus alla figura dei telecronisti, fino ad un commento sulle piccole realtà del nostro campionato. Senza tralasciare anche qualche parola sui diritti televisivi.
Ecco così che mentre si parla della passione e dell’emozione che il calcio può suscitare tramite il racconto dei radiocronisti e telecronisti viene tirata in ballo l’eccessiva partecipazione dei commentatori di Sky durante la partita di Champions League tra Inter e Tottenham: “Non voglio salire in cattedra e pretendere di insegnare niente a nessuno, certamente appartengo ad un’altra generazione, ad un'altra scuola. Se mi avessero chiesto se mi fosse piaciuta quella telecronaca certamente avrei risposto no. Sono convinto che chi fa questo mestiere debba riuscire ad emozionare senza la necessità di gridare. Ho sentito anche dire, nel giustificare l’eccesso di entusiasmo dei telecronisti durante la partita, che oramai il telecronista è parte di uno spettacolo. Credo che non si possa chiedere ad un giornalista di essere showman”.
Il discorso è poi proseguito sulla contrapposizione tra radio-televisione. In alcuni casi per Cucchi la televisione devia gli argomenti da trattare ed enfatizza sentimenti non sempre positivi: “Mi piace interagire sui social, l’altro giorno volevo parlare del match Inter-Fiorentina, peraltro partita molto bella, ma ho avuto grande difficoltà. Ho infatti ricevuto molti messaggi qualcuno anche molto duro perché non avevo citato l’occasione del rigore. Oggi il rischio che corriamo è di non parlare più della partita ma concentrare il dopo partita a parlare solo degli errori dell’arbitro o del Var. Non si possono tralasciare i 90 minuti di gioco, il bel calcio e la lettura tattica. Oggi si è arrivati ad un punto in cui si manca di rispetto all’arbitro, accusandolo,come è successo in occasione di questa partita, di essersi venduto ad una squadra piuttosto che all’altra. Si esagera troppo”.
Cucchi: “La crisi della Nazionale non è cominciata ieri. Il gol più bello che ho raccontato è di Totti”
Parlando da appassionato di calcio non è mancata un lieve ma giusta stoccata anche a DAZN. “Stiamo vivendo un momento di grande rabbia da parte degli appassionati perché l’asta dei diritti televisivi è andata in quella direzione.- ha detto lo stesso Cucchi – Ha prodotto questo sdoppiamento di piattaforme che da una parte ha ovviamente provocato l’obbligo di moltiplicare la spesa, per chi volesse vedere tutto, e dall’altra ha prodotto una piattaforma, DAZN, che non funziona, per la semplice ragione che in Italia non abbia un sistema di tecnologia sufficientemente avanzato per consentire di vedere in streaming le partite del campionato”.
C’è stato tempo anche per elogiare alcune piccole realtà del nostro campionato. “Ci sono delle squadra che hanno dimostrato di poter competere pur non avendo la forza economica di altre società. Penso a quello che sta facendo il Sassuolo e la Spal, anche lo stesso Forsinone che in tempi cosi complicati per le società italiane è riuscito a crearsi uno stadio di proprietà con risorse autonome e a tornare in Serie A”. Dopo aver parlato delle piccole come non parlare della Juventus, considerata da anni un modello che le altre società italiane dovrebbero prendere in considerazione, non solo dal punto di vista economico. “Esiste un calcio che può dimostrare che il fatturato, al contrario di quel che diceva Sarri, non è il solo fattore di vittorie. La Juventus continua a vincere non soltanto perché è quella più ricca in Italia, con il fatturato più grande. La verità è che – continua Cucchi – la Juventus vince perché è organizzata. È una società che sa quello che fa, che ha gli uomini giusti al posto giusto, che sa competere con le altre soprattutto nella scelta dei giocatori e soprattutto sa programmare. Certo poi ha la capacità di compare giocatori come Ronaldo. Ma l’acquisto di Ronaldo è frutto di un calcolo economico e non un affare irrazionale o emotivo, Ronaldo sta già rendendo di più di quello che ha speso la società. Tra i follower incrementati su Twitter e gli altri social, le magliette vendute e tutti gli altri gadget. Quello che è il costo del giocatore è rimborsato da quello che Ronaldo riesce a creare come indotto in chi acquista il prodotto Juve”. Le battute conclusive sono tutte per la situazione in cui verte la nostra Nazionale, e su Mancini. “Credo che la Nazionale sia figlia di un calcio che in Italia non è stato capace di rigenerarsi da un punto di vista organizzativo ma direi di più da un punto di vista tecnico. La crisi della Nazionale non è cominciata ieri. Non è colpa di Ventura, non è colpa di Tavecchio, non è colpa di Prandelli. È colpa dell’assoluta incapacità di capire che dopo la notte di Berlino non bisognava sedersi sugli allori, convinti che quel successo avrebbe portato automaticamente ad altri successi. Non si è ricominciato a costruire, si è persa una generazione o forse due di calciatori, perché nel frattempo i Totti, i Del Piero e tutti gli altri sono invecchiati. Si è persa l’occasione di sfruttare quel successo inaspettato per far crescere il nostro calcio. Non credo che il problema sia che i calciatori italiani sono pochi. Non ho mai conosciuto un allenatore che avesse a disposizione un calciatore italiano bravo e un calciatore straniero scarso e facesse giocare lo straniero. Se al momento gioca lo straniero è perché il giocatore italiano è scarso. Il problema della nazionale è legata alla bassa qualità tecnica dei nostri calciatori. I giocatori a disposizione del nostro Ct Mancini – ha concluso il giornalista- non sono poi tanto diversi da quelli che aveva a disposizione Ventura. Il sistema non ha capito cosa avrebbe dovuto fare per non arrivare a questo punto”. Anche la scarsa preparazione tattica dei nostri giovani nelle scuole calcio, sempre secondo Cucchi, è da considerare un fattore scatenante.
Infine prima di concludere c'è stato tempo per una domanda che oggi, giorno del compleanno dell'ex capitano della Roma, sembra fatta apposta. Qual è statp il gol più bello raccontato in radio, Cucchi da tifoso Laziale non ci ha pensato neanche un secondo e si è espresso cosi: “Il gol più bello visto e raccontato è stato quello di Totti al Marassi, Sampdoria-Roma, un tiro al volo sotto la mia postazione che mi ha lasciato senza fiato, credo si sia sentito anche in radiocronca perchè ho respirato prima di raccontare un gol meraviglioso. Se vi capita andate a rivederlo”




















