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Inter, Julio Cesar saluta: “Torno a San Siro per la Champions League”

Il portiere è pronto a dire basta al calcio giocato

INTER JULIO CESAR / Sabato sera Julio Cesar disputerà la sua ultima gara da calciatore e, intervistato da 'La Gazzetta dello Sport', ha analizzato la sua carriera, guardando in particolare all'Inter: “Sarà meraviglioso, ma finisce un pezzo della mia vita. Neanche quando fantasticavo da ragazzino avrei potuto immaginare una carriera così”.

FUTURO – “E' possibile che resti nel calcio, ma non so ancora come. E' ancora presto per parlare di futuro”.

MIGLIOR PARATA – “Tutti dicono quella su Messi in semifinale di Champions e forse hanno ragione. Fin da ragazzini ci insegnano che una parata è bella solo se è importante, e quella fu importantissima”.

MIGLIOR ATTACCANTE – “Romario! Inventava e non c'era rimedio. Non avevi idea di come si sarebbe mosso e come avrebbe deciso di tirare”.

Inter, Julio Cesar ricorda la Champions e parla di Buffon 

Tanti i momenti importanti nella lunga carriera di Julio Cesar, giunto all'Inter nel calciomercato del 2005, che ha provato a ridurli a tre: “Il primo è il Campeonato Carioca 2001, il secondo è ovviamente Madrid, la Champions League. E' stato il punto più alto della mia carriera. Il terzo è il Mondiale 2014, con i due rigori parati al Cile”.

BUFFON – “Quel rigore puoi darlo o meno, ma l'arbitro poteva girarsi dall'altra parte e non espellere Buffon. Detto questo, è stato proprio Gigi ad ammettere che avrebbe potuto esprimersi in altro modo. Quando hai tanta adrenalina dici cose di cui puoi pentirti”.

INTER – “Spero di tornare a vedere una gara dell'Inter in Champions League presto. Un retroscena? Arrivato all'Inter, Mancini mi parlò delle punizioni di Corini prima di Palermo-Inter: 'Se gli sistemi la barriera al contrario, lo mettiamo in difficoltà'. Punizione e palla all'incrocio. Tre settimane dopo a Torino mi disse che Nedved avrebbe tirato un'eventuale punizione bassa e sul mio palo. La tirò alta, sopra la barriera, per il 2-0. I giornali iniziavano a martellarmi per le punizioni e così dissi a Mancini: 'Boss, se sbaglio, sbaglio io'”.

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