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Crisi Inter, Suning non può intervenire: ecco i motivi

Il gruppo cinese a capo del club nerazzurro deve sottostare alle regole del governo cinese

CRISI INTER SUNING / Il calciomercato Inter ha subito delle rovinose frenate negli ultimi mesi, soprattutto a gennaio quando la società non si è esposta in una determinata maniera di fronte a un certo tipo di spese. Il calciomercato invernale, infatti, ha portato in dote i soli Lisandro Lopez e Rafinha a costi molto contenuti mentre non è andato in porto l'affare Pastore. Di contro ha detto addio Joao Mario che in Inghilterra si sta guadagnando popolarità e la possibilità di essere confermato al West Ham, portando denaro contante all'Inter. Sarebbe servito anche un centrocampista di gamba che sapesse cambiare ritmo, magari un Ramires che in determinate partite avrebbe fatto comodo. Nonostante quasi tutte le parti in causa fossero d'accordo per il trasferimento, Suning si è opposta con forza mandando un segnale inquietante sul futuro: servirebbe più chiarezza per far capire ai tifosi quale momento delicato sta passando la società, non soltanto dal punto di vista del fair play finanziario.

Inter, i paletti imposti dalla Cina al gruppo Suning

Il problema principale, ad oggi, sono le regole imposte dal Governo cinese. Dal 2017, infatti, sono stati introdotti dei limiti anche per quanto riguarda il calcio locale, con evidenti ripercussioni anche nei confronti dei gruppi come Suning che operano anche all'estero. Giusto per citarne alcuni, in Cina esiste il limite degli stranieri che possono essere schierati (non più di tre contemporaneamente in campo), l'obbligo di far giocare un giovane cinese under 23 (e di averne un altro in panchina) e l'obbligo per ogni club di destinare al vivaio almeno il 15% annuo del budget. Gli investimenti all'estero sono funzionali solo se porteranno dei benefici, quindi utili alla formazione tecnica e tattica tra allenatori e giocatori che in questo senso possono dare un supporto adeguato e duraturo; ecco perché dopo i primi due anni della nuova era calcistica cinese, Xi Jinping ha optato per un maggiore dirigismo nell'impronta del calcio popolare che vuole per il suo popolo. Anche il caso di Mediapro rientra in quest'ottica: per questo gli investimenti cinesi saranno sempre più mirati verso un'ottimizzazione delle risorse, con buona pace dell'Inter che, giocoforza, dovrà aspettare e tenere botta in attesa di tempi migliori.

Stefano Migheli

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