L’ex centrocampista bianconero ha raccontato a calciomercato.it la nuova esperienza come allenatore del Lecco, soffermandosi anche sul futuro della Juventus e della Nazionale
TACCHINARDI LECCO JUVENTUS NAZIONALE / Da poco più di una settimana (28 gennaio) Alessio Tacchinardi è diventato il nuovo allenatore del Lecco, squadra che milita in Serie D nel girone B. L’ex centrocampista della Juventus è stato chiamato dalla società lombarda per risollevare le sorti della sua squadra che naviga in cattive acque e ha risposto ad alcune domande di Calciomercato.it sulla nuova avventura da allenatore, sulla Juventus e raccontando anche il suo pensiero sulle vicende legate alla Nazionale e alla Federcalcio.
Come sta vivendo questa esperienza a Lecco e su cosa punterà per risollevare la situazione della squadra?
“Sicuramente sono molo felice e onorato di allenare in una società gloriosa come questa, con una tifoseria pazzesca, non mi sembra di essere in D ma in un livello sicuramente molto più alto. Se da un lato sono molto contento, dall’altro ho grosse responsabilità. So di avere poco tempo per poter lavorare, perché ogni domenica c’è la partita. Cercherò di mettere in campo la mia idea di calcio, la mia fama e la voglia di fare bene al servizio della società e della squadra. Mi sarebbe piaciuto arrivare in una pausa natalizia, in una sosta, perché avrei potuto lavorare meglio su quello che chiedo ai ragazzi e anche per un discorso fisico. Non è una situazione sicuramente facile perché è un momento di difficoltà della squadra però io vedo nei ragazzi una grande voglia di tirarsi fuori da questa condizione. Se lavori bene e ti impegni al massimo non puoi che uscirne. Ci vorrà un po' di tempo, mi auguro il meno possibile. Tutti lavorano molto e mi stanno dando grandissima disponibilità, quindi non posso che essere soddisfatto. Ci impegneremo al massimo per portare a casa dei punti ogni domenica”.
Nella sua lunga carriera da calciatore ha avuto grandi allenatori. C’è qualcuno a cui si ispira e che prende a modello?
“Sarebbe irrispettoso fare dei nomi e ometterne altri. Posso solo dire che provo grande affetto per tutti loro e li ricordo tutti con piacere. Con alcuni posso aver avuto un rapporto più confidenziale come Ancelotti, Lippi e Prandelli ma ho avuto i migliori al mondo quindi è stata una fortuna. Detto questo, non vuol dire che chi ha avuto grandi allenatori possa o debba diventarlo a sua volta, è sempre il campo che darà le sue risposte. È talmente difficile questo mestiere. Lo vediamo con Conte e Spalletti che magari fino a poco tempo fa andavano benissimo e ora da un momento all’altro si trovano a navigare in acque scomode. È un mestiere bello ma tremendamente difficile. Da tutti gli allenatori che ho avuto non ho potuto che prendere spunti importanti, positivi e negativi poi però conta la persona che sei e come sai lavorare. Se sarò bravo andrò avanti, se invece sbaglierò non farò questo mestiere, anche se mi piace molto. Io sicuramente sto dando qualsiasi goccia di sudore e di sangue per questa società, per questa squadra e mi auguro che questo basti e che la squadra si risollevi il prima possibile”.
Anche Allegri è passato per Lecco come allenatore, spera di poter avere la stessa carriera?
“Può essere una coincidenza il nostro passaggio per Lecco ma per fare una carriera come quella di Allegri pagherei. Allegri è uno degli allenatori moderni che prendo a modello, sono anche andato a vederlo lavorare sul campo. Qui a Lecco mi trovo ad affrontare una sfida dura che si aggiunge alle molte altre che ho dovuto affrontare come giocatore. Da calciatore però è una cosa da allenatore sicuramente un'altra, diversa ma che affronterò con la stessa cattiveria”.
Che impressione le sta dando quest’anno la squadra di Allegri? Cosa manca alla Juventus per vincere la Champions?
“Ho avuto una discussione simpatica con Allegri riguardo proprio le finali perse. Ma giustamente come ha precisato Max ci sono arrivato tre volte. Penso che alla Juventus non manchi niente. Questa squadra fa due campionati all’interno di una sola stagione: il primo che dura fino a dicembre, poi dopo la sosta con l’arrivo della Champions League e delle partite più decisive fa un altro campionato. Ha uno staff di altissimo livello che tiene sotto controllo tutti i giocatori, sa quando farli allenare e quando farli giocare. Quindi alla squadra di Allegri non manca niente, se non vincere questa coppa. Ma cosa vuoi dire ad una squadra che ha fatto due finali in tre anni e ha vinto sei campionati di fila. Sono forti, la società non sbaglia acquisti. Poi la si può criticare perché non gioca bene ma raramente questa squadra sbaglia le partite importanti. La finale certo è la finale ma ha comunque incontrato due squadre fortissime come Barcellona e Real Madrid che sono di un altro livello e arrivare non è facile. La Juventus parla poco e risponde con i fatti e non a caso sta cercando di portarli a casa anche quest’anno”.
Ora che il duello scudetto sembra circoscritto a due squadre, secondo lei, chi è la favorita tra Napoli e Juventus?
“Io mi auguro che fino alla fine sia una bella battaglia, perché onestamente tutte e due meriterebbero lo scudetto. La Juventus per una serie di motivi: perché non è mai facile rimanere attaccati al livello di fame e di motivazione dopo aver vinto per sei anni. Non è così scontato avere sempre voglia di ripetersi, bisogna avere una grande forza morale. Il Napoli dal canto suo sta facendo qualcosa di pazzesco, è impressionante per come gioca, per come spinge, per come lavora. La mia sensazione è che alla fine Buffon e compagni lo portino a casa anche quest'anno, perché sono più abituati a queste pressioni. Mi auguro però, come ho già detto, che ci regalino una battaglia sportiva. Due idee di calcio diverse, due tifoserie diverse, ognuna con le sue caratteristiche ma è bello che si arrivi fino alla fine”
Le piacerebbe in futuro lavorare nella Juventus?
“Quello che mi interessa di più in questo momento è far bene adesso e dare grandi soddisfazioni al presidente per cui lavoro, per fargli tornare l'entusiasmo. Dare la soddisfazione alla gente che segue questa squadra con una passione clamorosa. Quindi sto cercando di lavorare 20 ore al giorno su 24 con e per la squadra per far arrivare i risultati in questo momento delicato e difficile. Queste sono le mie speranze ma toccherà vedere di domenica in domenica”.
Alla luce delle ultime vicende legate alla Nazionale e alla Federcalcio, secondo lei, chi sarebbe il ct più adeguato per risollevare le sorti del calcio italiano? Mancini, Ancelotti, Conte chi può fare meglio?
“Mi piacciono tutti questi nomi ma il mio pensiero non si focalizza solo sulla figura dell’allenatore. Ho seguito le parole di Costacurta, persona amica alla quale faccio i miei complimenti per il ruolo che ora ricopre, e apprezzo la sua volontà di cercare un tecnico che voglia proporre un nuovo tipo di calcio, che voglia andare ad attaccare le squadre nell'altra metà campo. È tutto bello, a parole mi piace molto. Vorrei che la Nazionale tornasse ad essere quella di Conte. Ma bisogna sicuramente essere più concreti e andare nel pratico. Anche per un allenatore esperto e competente, come Mancini o chiunque altro, diventa difficile se non ha tanta materia prima. E poi, posso aggiungere una cosa?”
Prego…
“Bisogna partire dalle seconde squadre, più italiani in campo ma soprattutto più giovani. Perché Spagna e Germania vengono ad attaccarti là ma hanno giocatori che lo fanno anche nei proprio club tutte le domeniche. Una volta i giovani Del Piero, Inzaghi e Vieri giocavano in Nazionale ma ricoprivano un ruolo importante anche nelle proprie società. A vent'anni c'erano giocatori con alle spalle già due o tre campionati nella massima serie, oggi invece trovi un ragazzo della stessa età che fa solo dieci presenze nel proprio club e viene convocato in nazionale. La difficoltà per un allenatore sta proprio in questo, non è facile per lui poter fare le scelte migliori con questi presupposti. È un periodo poco felice per il nostro movimento, mi auguro quindi che si vada incontro al futuro allenatore mettendo più giovani possibili in campo”.
Secondo lei, Di Biagio cosa e come potrà fare per affrontare al meglio le due amichevoli come ct provvisorio della Nazionale?
“Io mi auguro che si provi ad avere un po' di coraggio. Personalmente Di Biagio piace molto, è un compagno di mille battaglie, conosce molto i giovani e può valutare con intelligenza quali siano le scelte migliori da fare. Non andando al Mondiale non sarà importante vincere o perdere queste partite, quanto piuttosto avere un'idea su dove si voglia andare. Di Biagio, lavorando da tempo con i ragazzi dell'Under21, può anche essere una scelta non solo temporanea, però l'importante è che si cerchi di cambiare trovando nuove strade. Nella nuova Nazionale naturalmente però ci dovranno essere le basi, le colonne portanti dei veterani, per poter poi ricostruire una casa solida. Mi domandate di Chiellini io spero che rimanga sempre. Certo non vedere la nostra squadra qualificata ai mondiali è stata una pugnalata al cuore”.




















