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I dati dicono “Sì, così VA(R)”: e andrà ancora meglio!

A Milano Nicchi, Rizzoli e Rosetti presentano alla stampa i frutti del VAR: un progetto vincente e che migliorerà ulteriormente.

SERIE A VAR / Giornata ricca di appuntamenti quella della classe arbitrale, riunitasi a Milano, nella sede della Lega Serie A di via Rosellini. Al tavolo, insieme al Commissario della Lega di A, Carlo Tavecchio, il Presidente dell'AIA Marcello Nicchi, il designatore della CAN A Nicola Rizzoli e il Responsabile del Progetto VAR Roberto Rosetti. Argomento principale, ovviamente, il VAR del quale è stato tracciato un bilancio dopo i primi mesi di utilizzo illustrato agli allenatori dei 20 club di Serie A in mattinata, prima di rendere il tutto pubblico mezzo stampa con una conferenza simbolo della trasparenza che l'Associazione Italiana Arbitri ha voluto adottare per creare sempre più rapporti capaci di sposarsi appieno coi valori umani nel mondo del calcio e per dare una linea alle critiche che, nonostante la tecnologia, hanno tenuto banco sfogliando le rassegne quotidiane.

A giustificare il buon utilizzo del sistema, oltre alla fiducia mostrata nei confronti del movimento calcistico italiano da altre federazioni internazionale, sono i numeri. Tanti quelli illustrati e spiegati, a partire dal numero di 'Check' effettuati: 1078 in 210 partite tra Serie A e TIM Cup, per una media di 5,1 Check/match. Considerato che il sistema può, e deve, essere utilizzato, tra le altre cose, solo a fronte di episodi chiaramente e ovviamente errati, va da sè che questi riguardino per lo più i gol segnati (579, 54%), gli episodi in area di rigore (282, 26%) e i cartellini rossi (214, 20%). Di questi 1078 Check, soltanto 60 sono oggi considerati 'Overrule', ossia che hanno modificato la decisione presa dall'arbitro. Per una media di 1 Overrule ogni 3,5 matches. Dei 60 Overrule (di cui 39 interpretativi, 12 per annullare gol erroneamente convalidati in fuorigioco, 3 per convalidare gol annullati per presunto offside, 4 per verificare un dentro-fuori dall'area e 2 per un dentro-fuori dal campo), 43 sono andati a segno grazie all'On Field Review, la classica scena del Direttore di gara che, dopo il gesto con le due mani a formare uno schermo, si avvicina al televisore posto a bordo campo tra le due panchine. Alle restanti 17 è bastato il consiglio del VAR: ciò significa che l'interpretazione dell'arbitro, che rimane l'ufficiale di gara al quale spetta la decisione finale di ogni episodio, presentava già dei dubbi al momento della sanzione (o non sanzione).

Le moviole, dicevamo, hanno tenuto banco sfogliando le rassegne quotidiane. Gli errori, in effetti, non sono mancati e ad ammetterlo sono gli stessi esponenti della classe arbitrale. I dati, prima di entrare nel dettaglio degli sbagli, parlano comunque di un miglioramento sostanziale: senza il VAR gli errori a partita viaggiavano su una media di 0,26 per una percentuale del 5,6%. Con il Video Assistant Referees ecco la percentuale scendere all'1%. 60, dicevamo, le correzioni effettuate tra le quali spiccano 11 errori, 7 dei quali hanno compromesso il risultato finale dei match in causa. Due fatti più complicati riguardano Bologna-Torino e Roma-Udinese. Nel primo caso una segnalazione dell'arbitro interrompe il gioco segnalando un fuorigioco (che non c'è) annullando il gol successivo (regolare, ma a gioco fermo): se l'arbitro non avesse già assunto una decisione di interruzione del gioco, il VAR sarebbe potuto intervenire. E' stato quindi un errore arbitrale che non ha permesso agli Assistenti VAR di attuare il Protocollo IFAB. Il secondo caso riguarda il gol di Dzeko: si sviluppa un'azione con El Shaarawy che, in posizionedi fuorigioco non segnalata, scatta verso la porta prima di essere raggiunto dalla difesa friulana. Dal momento che l'Udinese riconquista palla, stando al Protocollo, l'azione di El Shaarawy, non avendo prodotto fatti concreti, passa nel dimenticatoio. L'azione del recupero palla a sua volta della Roma e dell'assist a Dzeko che poi segna non presenta errori: e questa, solo questa, è stata valutata, giustamente, come da Protocollo, dal VAR.

Altri, e sono gli ultimi dati certificano il benessere del progetto e i frutti prodotti nonostante il poco tempo di messa in pratica. Grazie alle giuste segnalazioni degli arbitri, con l'ausilio della tecnologia, sono diminuiti dell'8,8% i falli, mentre hanno incrementato un +5,5% i rigori concessi con sempre meno 'casi polemici'. Anche le bandierine alzate per offside hanno subito una diminuzione del 2,37%. Successo anche dal punto di vista statistico-disciplinare: cartellini gialli al -18,8%, con proteste diminuite del 14,1%. Vengono meno anche le simulazioni (-23,1%), i comportamenti antisportivi (-15,6%) e le condotte violente (-23,5%). Diminuiti infine, del 21,6%, i cartellini rossi estratti (dei quali 0 per proteste). Ultimo dato riguardante la tempistica che impiega il VAR a prendere, o meno, una decisione: una media di 29″ per il cosiddetto 'Silent Check' e 1'15″ per l'Overrule. Con i minuti di recupero incrementati di 10″ e un tempo effettivo di giuoco che aumenta di 40″.

Successo capace di attirare le attenzioni della FIFA a voler affiancarsi sempre più al modello arbitrale italiano, dal quale partirà, verso l'imminente Mondiale in Russia un arbitro e 3 assistenti VAR. Coverciano, inoltre, si appresta a 'travestirsi' da scuola di formazione per Arbitri di tutto il mondo sull'argomento tecnologia. E numeri, infine, che hanno visti d'accordo anche tutti i tecnici presenti questa mattina (4 gli assenti). Rosetti ha dichiarato: “Con gli allenatori non poteva andare meglio di così: come presenza e qualità della discussione. Molto positiva, di alto livello“. Diego Lopez, Pioli, Giampaolo e Spalletti, ai nostri microfoni, lo hanno confermato. C'è ancora chi, però, come Simone Inzaghi, resta contrario: ma i dati resi noti oggi hanno dato un calcio alla critica di chi, fino ad oggi, è rimasto scettico sulla scelta di propendere o meno verso la tecnologia. Sì, così va(r): e andrà ancora meglio!

Inviato in Lega Calcio, Michael Cuomo.

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