Il terzino classe 1991 sta scalando le gerarchie di Spalletti
INTER SANTON BALOTELLI CRISTIANO RONALDO / Col lavoro ed il sacrificio Davide Santon si sta riconquistando un posto al sole. Il terzino classe 1991 sta piano piano scalando le gerarchie di Spalletti, tanto da aver già scalzato il neo arrivato Dalbert. “Nella vita non ti regala mai niente nessuno: se vuoi qualcosa devi guadagnartelo – ha ammesso il terzino dell'Inter al programma 'Drive Inter' – L'unica via è tanto lavoro e tanto sacrificio. tanti pensano che il calciatore abbia una vita facile. Quando arrivi è facile, ma la parte difficile è arrivarci. Non sai se giocherai in Serie A o in Lega Pro. Fai dei sacrifici, lasci la famiglia all’età di 14 anni come è successo a me. Ti dedichi a una cosa sola, quella che vuoi raggiungere. E' quella che io ho sempre avuto. Ci vuole anche un po' di fortuna, ma la cosa principale sono i sacrifici. Ti invitano fuori ma tu hai allenamento”. Questi i passaggi principali dell’intervista:
MOMENTO – “Siamo un gruppo che stiamo bene insieme, andiamo d'accordo non solo in campo. Anche fuori. E' una cosa molto importante. Per i momento si vede che stiamo bene insieme, dai risultati Speriamo che continui così e vada sempre meglio”.
BALOTELLI – “Mario è un matto buono, però un matto. E' stato anche un simbolo, eravamo sempre insieme. Avevamo la camera insieme, ci sono stati quegli anni in cui abbiamo fatto bene. Poi ci siamo un po' separati. Avevamo legato tantissimo, vinto tanto. Con l'Inter erano anni importanti. Anche lui è patito di Play Station”.
IL DUELLO CONTRO CRISTIANO RONALDO – “E' stata una partita tosta, se ci penso adesso me ne rendo conto. In quel momento là ero molto spensierato, non mi rendevo conto e non ci pensavo. Quella partita era veramente importante. Lui è sempre stato il mio idolo, da piccolo non giovano terzino. Giocavo ala o addirittura da punta. Mi ispiravo a lui, mi piaceva. Sei mesi prima ci giocavo alla Play Station, però uno davanti all'altro è una situazione difficile. Poi me la sono cavata. le gambe non tremavano, però hai quella tensione degli 80.000 a San Siro. Avevo 18 anni e tre mesi. In quell'anno successe tutto in fretta. Esordio in coppa Italia, in campionato, in Champions League, convocazione in U21 e nella nazionale maggiore. Sei mesi indimenticabili”.




















