Il patron biancoceleste ha spiegato: “Ho voluto testimoniare un sentimento di affetto da parte mia, dei giocatori e della stragrande maggioranza dei tifosi”
LAZIO LOTITO ADESIVI ANTISEMITI / Dopo aver parlato a margine della visita in sinagoga, avvenuta in mattinata, il presidente Claudio Lotito è tornato su quanto accaduto in Curva Sud durante l'ultimo incrocio col Cagliari, con alcuni tifoso che hanno affisso sulle vetrate degli adesivi antisemiti. Ospite a 'Matrix', in onda su 'Canale 5', il patron della Lazio ha ribadito quanto segue: “Ci sono delle foto di Anna Frank addirittura con la maglia della Lazio. Indipendentemente dalla gravità del fatto, io non darei questa enfatizzazione di odio contro l’avversario. Chi è stato? Ci sono diverse persone di diverse età: alcuni minorenni e altri ventenni. E questo dà una connotazione di diverso tipo perché viviamo in una società dove non ci sono più punti di riferimento. In passato, da giovane, avevo il punto di riferimento che era il maestro e lavorava in sinergia con la famiglia. Poi uscivo dalla scuola e andavo in oratorio. Ai giovani manca tutto questo. Oggi siamo tutti legati ad un fattore fenomenico, dove l'importante è apparire. E per farlo le persone si aggregano in branchi.
Mercoledì scorso la tifoseria della Lazio ha emesso un comunicato dove ha ordinato di non fare cori razzisti o esporre striscioni offensivi. La mattina della partita sono andati a deporre una corona di fiori dove c’è stato l’eccidio dell’ISIS. Quindi non posso pensare che prima fanno un comunicato poi qualche giorno dopo fanno tutt’altro. Poi lo scemo c'è ovunque… tu esci per strada e trovi lo scemo che tira una statuetta a Berlusconi.
Sono 13 anni che faccio il presidente ed ho assunto una posizione durissima per chi infrangeva le regole. Non sto facendo una difesa della tifoseria. Che ci siano comportamenti che vanno contro le regole, vanno combattuti e repressi con qualsiasi mezzo legale e condanne esemplari. La società ha messo in campo tutta una serie di iniziative per reprimere certi comportamenti. Anche per quanto riguarda il campo, abbiamo fatto diverse maglie contro il razzismo, contro la mafia e una a favore del Giubileo che promuove l'uguaglianza. In una condizione di questo genere non si può soltanto criminalizzare. In qualsiasi ambiente ci sono persone poco serie, ma se sono episodi sparuti significa che non fanno parte del sentir comune. Bisogna educare i giovani, per questo ho deciso di portare ogni anno 200 ragazzi a Auschwitz per non dimenticare l'orrore che c'è stato.
I processi di strumentalizzazione ci sono dappertutto. Il calcio, purtroppo, diventa una cassa di risonanza per alcuni comportamenti. Io vorrei che il calcio diventi didascalico e moralizzatore. Io ho sempre detto che un calciatore per arrivare alla Lazio deve rispettare i famosi tre parametri. Cerchiamo sempre ragazzi che hanno sempre una certa impostazione morale, un calciatore deve essere campione anche fuori dal campo. La Lazio in questo momento si trova in un ottimo momento. Ha raggiunto risultati a livello economico e sportivo, che spero possa continuare. Inoltre si era creato un clima più sereno con l'ambiente, perché certi atteggiamenti o striscioni non si vedevano più. Ora si sono create situazioni non favorevoli che possono destabilizzare la Lazio. Io oggi non ho chiesto scusa a nessuno, sono andato alla sinagoga per deporre una corona non per giustificare il comportamento di qualcuno – con la società che è parte lesa – ma per testimoniare un sentimento di affetto da parte mia, dei giocatori e della stragrande maggioranza dei tifosi. Sono stato il primo italiano che aveva acquisto un calciatore israeliano, Golasa, che poi è ritornato in Israele in permesso senza mai tornare qui. Domani indosseremo la maglia di Anna Frank per ribadire l'importanza del valore e della dignità dell'essere umano”.




















