Atalanta
Bologna
Cagliari
Como
Fiorentina
Genoa
Inter
Lazio
Lecce
Milan
Napoli
Parma
Roma
Torino
Udinese
Verona

Fermana, ESCLUSIVO Lupoli: “Dall’Arsenal all’ultima tripletta”

Calciomercato.it ha intervistato l’attaccante volato giovanissimo da Wenger e ora protagonista in Serie C

FERMANA ESCLUSIVO LUPOLI / C'è tutto il fuoco e la voglia di chi vuole davvero ripartire negli occhi di Arturo Lupoli. L'ex enfant prodige che convinse Arsene Wenger a portarlo giovanissimo nell'Arsenal campione d'Inghilterra, dopo due annate sfortunate ricomincia dalla Fermana, in Serie C, dove ha già avvertito tutti con 4 reti (più una annullata con qualche dubbio) nelle sue prime sei presenze. Calciomercato.it ha avuto il piacere di incontrarlo ed intervistarlo in esclusiva.

Ciao Arturo, innanzitutto: cosa ti ha convinto ad accettare la Fermana e che ambiente hai trovato?
“Sicuramente ho ricevuto una proposta che dal punto di vista tecnico era molto interessante, mi hanno fatto capire che puntavano molto su di me. In questo momento avevo bisogno di una squadra che mi desse fiducia per giocare e per fare un'annata nel migliore dei modi, quindi questa è stata un po' la motivazione principale. Ho trovato un ambiente molto buono, familiare, dove tutti cerchiamo di aiutarci e dove non esistono prime donne, ma si prova insieme a raggiungere un obiettivo importante che è quello della permanenza in questa categoria”.

Contro il Santarcangelo, prima dello stop col Bassano e il pari col Teramo, è arrivata una bella vittoria esterno e soprattutto la tua tripletta: quanto è stata importante per te e per la squadra?
“La vittoria con la Sambenedettese e poi quella fuori casa col Santarcangelo ci hanno dato consapevolezza nei nostri mezzi e abbiamo capito che possiamo giocarcela con tutti. Penso che poi a Teramo abbiamo fatto una gara intelligente su un campo difficile dove quasi tutte le squadre faranno tanta fatica a fare gol. Noi abbiamo ottenuto un bel punto e sicuramente la nota stonata è quella di mercoledì col Bassano, che era una partita equilibrata decisa da un tiro, forse l'unico dei novanta minuti, e poi dall'errore arbitrale, ma diciamo che non ci voglio neanche tornare perché può capitare un errore nel corso di una partita o di un campionato. Normale che creare una mole di gioco in cui abbiamo battuto 18 calci d'angolo, abbiamo creato 26-27 pallone dall'esterno verso l'area di rigore e poi non fare gol soprattutto demerito nostro, ma lo spirito e la strada sono quelli giusti. Ci manca solamente qualcosa per evitare di perdere partite come quella di mercoledì”.

Con mister Destro comunque si sta vedendo una gran bella Fermana. L'obiettivo resta la salvezza?
“Sappiamo che l'obiettivo è quello e rimane tale, dopodiché tutti speriamo che nel corso della stagione si possa fare qualcosa in più. Però ci aspettano già partite tostissime contro la Triestina o il Vicenza. Arrivano squadre che lotteranno per vincere il campionato, quindi dobbiamo pensare solo alla gara di lunedì perché ci attende una battaglia e dobbiamo recuperare i punti che abbiamo perso mercoledì”.

C'è qualcuno che l'ha impressionato qui alla Fermana? 
“Penso che abbiamo diversi elementi molto validi, ma soprattutto l'inizio di campionato di Ilario Iotti è stato eccezionale. Poi Sansovini non lo scopro di certo io. Giocare con un giocatore delle sue qualità aiuta tantissimo chi gli sta di fianco. In questo inizio di campionato comunque Ilario è stato il giocatore più determinante per la squadra, ma in ogni caso sono tanti quelli che stanno facendo bene”.

Ci racconta della sua avventura all'Arsenal?
“E' stata un'esperienza bellissima, sono arrivato in una squadra di grandi campioni che l'anno prima aveva vinto la Premier League. Mi sono trovato subito molto bene e a mio agio, ho imparato tantissimo. Ho avuto la fortuna di allenarmi e debuttare in Premier League, Fa Cup e Coppa di Lega con una squadra che in quel momento era sicuramente tra le prime due in Inghilterra e tra le prime cinque o sei in Europa. Sono orgoglioso di aver fatto quell'esperienza, mi ha fatto crescere tanto, mi ha fatto imparare anche l'inglese e sicuramente porterò con me i ricordi dell'esordio ad Highbury, del gol con l'Everton, della partita con il Manchester United in coppa e tanti altri momenti che mi hanno fatto crescere tantissimo come calciatore e come persona”.

Sei rimasto in contatto con qualcuno?
“Sento ogni tanto sia Fabregas che Senderos tramite Instagram e ci scambiamo gli auguri, ci chiediamo come stanno andando le cose. Però sai, sono passati più di dieci anni quindi con gli altri non ho più contatti”.

Hai esordito in Premier, ma non in Serie A: è questo il tuo rimpianto?
“Sicuramente esordire in Serie A era il sogno che avevo da bambino. Ci sono andato vicino sia con la Fiorentina che col Frosinone per due volte, ma non è successo. Vuol dire che questa era un po' la mia strada, ma sono contento soprattutto di aver vinto sul campo sia la B inglese col Derby che la B italiana col Frosinone. Vincere campionati è sempre una cosa bella e poi è normale che tutti sognano di giocare in Serie A e rimanerci, però se per ora non è capitato vuol dire che questa è la mia strada e accetto quello che è successo”.

Tra Pisa, Catania e Sudtirol qualcosa non ha funzionato negli ultimi due anni.
“E' paradossale che negli unici due anni che sono andato in Serie C non abbia giocato. Una cosa sicuramente strana, nel calcio a volte succedono delle cose un po' particolari. E' capitato a me come è capitato a tanti altri giocatori: cambiando tre squadre se ti capita di giocare solo cinque o sei partite vuol dire che la fiducia non c'è stata. Poi ovviamente potevo fare di più io. A Pisa sono stato due mesi e mezzo su quattro infortunato, ma non c'è stato il tempo e la voglia di volermi aspettare e volermi recuperare, poi sono andato a Catania perché c'era Pancaro come allenatore e dopo due giornate l'hanno esonerato. Il calcio è così. Quando degli episodi e degli eventi vanno storti poi magari te ne capitano due o tre di fila e va così. Però ormai è passato e quindi cerco di lasciarmelo dietro e guardare questa stagione che può essere davvero importante”.

Rifaresti la scelta di volare all'estero e la consiglieresti ai nuovi talenti di casa nostra?
“E' un'esperienza che consiglio a chiunque per tantissimi motivi, poi però ovviamente è una cosa molto personale. Alcuni ragazzi sono più predisposti ad andare all'estero, a mettersi in gioco ed imparare tante cose che però non sono neanche facili da affrontare in un primo momento, mentre altri preferiscono rimanere nella squadra in cui sono cresciuti. Queste sono scelte personali che vanno rispettate. Io la consiglio perché ti dà una crescita e delle cose che magari rimanendo in Italia e rimanendo nella proprià città non puoi vedere né imparare. Ci sono tanti pro, ma anche dei contro che purtroppo bisogna mettere in conto.  Penso che sia io che Giuseppe Rossi che Macheda possiamo dire di aver fatto delle bellissime esperienze, ognuno di noi ha la sua valigia dei ricordi e delle cose che si porterà dentro per sempre, ma ognuno di noi aveva dentro di sé da una parte anche la voglia di rimanere chi al Parma chi in altre società dove è cresciuto per dimostrare il suo valore e non ha avuto l'opportunità di farlo, ma ne ha avute altre. Sono scelte personali e io posso solamente parlare bene della scelta che ho fatto”.

Quali differenze vedi nella gestione dei settori giovanili tra l'Italia e l'Inghilterra?
I settori giovanili sono sempre molto curati, sono importanti ed è normale che soprattutto negli anni in cui sono andato io, e soprattutto in Inghilterra, era più facile valorizzare un giovane: se eri forte ti davano l'opportunità di dimostrarlo in campo. In Italia fra prestiti o,quando c'erano, comproprietà, magari ti fanno fare due o tre anni in giro ed è normale che quando vai in giro devi trovare l'ambiente giusto, l'allenatore che ti fa giocare. Perché sai benissimo che in Italia a 19-20 anni sei giovane e giocano magari quelli che ne hanno 30 o 35 anche se in te vedono delle qualità. Poi gli anni passano e rischi di perdere il treno ed arrivare a 25-26 anni con poche partite giocate. Sicuramente c'è più attenzione verso i giovani in Inghilterra e in generale all'estero. Ma anche in Germania ci sono giocatori che a 17-18-19 anni giocano in Europa League, in Champions League o addirittura in Nazionale, in Italia a 18 anni fai la Primavera e sprechi uno o due anni in giro nei campionati Primavera dove sinceramente cresci poco. C'è tanto da fare, tanto da lavorare, magari anche da modificare alcune regole che permettano ai giovani di crescere meglio e soprattutto a quelli che meritano di avere delle occasioni anche a 18-19 anni perché penso che sia giusto così”.

Gestione cookie