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Bologna-Inter, quando gli arbitri vedono il VAR. E quando no

Spetta al direttore di gara decidere se guardare di persona gli episodi

VAR ARBITRI / I tifosi italiani stanno imparando a conoscere il VAR. Definita volgarmente la moviola in campo, il video assistant referee sta aiutando gli arbitri di Serie A a sbagliare il meno possibile. Le polemiche spesso restano, soprattutto sull'opportunità di utilizzarlo o meno. Ma quello che forse è più difficile da capire per gli spettatori è quando un direttore di gara deve rivedere le immagini di persona e quando invece si affida al giudizio dei colleghi che sono davanti al televisore. La risposta sulla carta è semplice: l'arbitro a sua discrezione sceglie se guardare o meno un episodio nel quale interviene il VAR. Calciomercato.it prova a fare ulteriore chiarezza su questo argomento.

Serie A, guida al VAR: ecco come si comporta l'arbitro

Di norma, un fischietto non si dirigerà a bordo campo per visionare il monitor in caso di un gol da annullare o convalidare per fuorigioco: in quel caso le immagini sono oggettive e come accaduto due volte in Milan-Udinese, non c'è bisogno di perdere tempo per vederlo in prima persona. E proprio per non spezzettare troppo il gioco (ad oggi la critica più grande ricevuta dal VAR da parte degli addetti ai lavori) un arbitro tenderà a non andare a guardare le immagini quando i colleghi saranno d'accordo con la sua decisione. E' quanto successo proprio ieri in Bologna-Inter: per Di Bello il contatto tra Mbaye e Eder era da calcio di rigore e l'ulteriore ok dalla cabina video gli ha consentito di far battere il penalty celermente. Cosa che non è andata giù a Donadoni e che ha alimentato una polemica non ancora sopita. Viceversa, un direttore di gara sarà spinto a dare un'occhiata personalmente quando viene richiamata l'attenzione per un episodio non visto o giudicato in modo probabilmente errato come nel caso dei rigori di Chievo-Atalanta.

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