Ecco le parole del presidente dell’Assoagenti, che prova a fare chiarezza su certe dinamiche
SERIE A GALLI TAVECCHIO AGENTI / Nelle ultime settimane si è parlato molto del ruolo dei procuratori in questo calciomercato e in generale nel calcio moderno, tra cifre astronomiche e duri confronti con i club. Impossibile non citare in tal senso il caso Donnarumma, con lo scontro tra Fassone e Raiola, tra dichiarazioni ufficiali, incontri e commenti social. In merito si era espresso anche il presidente Tavecchio, ribadendo come certe cifre per i procuratori fossero un'offesa. A lui ha risposto in un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport', Beppe Galli, presidente dell'Assoagenti: “Invece di attaccarci, il presidente Tavecchio dovrebbe dirci certe cose di persona. Da due anni chiediamo udienza e non ha mai risposto”.
CIFRE – “I fatturati e i costi dei cartellini sono raddoppiati con l'arrivo di investitori asiatici e le operazioni di club stranieri, soprattutto inglesi. Così quando un presidente incassa tanto, mi sembra naturale che debba riconoscere una percentuale a chi contribuisce alla riuscita dell'affare. Tavecchio pensa a un tetto? Pensi piuttosto a farci pagare. Noi procuratori italiani, non tesserati alla Figc, non abbiamo garanzie. Infatti la voce 'commissioni' è fuori dalla vigilanza federale. I club dunque, se pagano, faticano a riconoscere anche le modeste percentuali concordate”.
ESTERO – “Gli stessi problemi non ci sono all'estero. Infatti questo tipo di trasferimento comporta i guadagni maggiori. A chi opera in Italia restano le briciole. A livello internazionale non esistono limiti ai compensi. E' il mercato a comandare e se un club intende essere generoso con gli intermediari, dobbiamo farcene una ragione”.
Serie A, dal caso Donnarumma a Pogba: la polemica Raiola
Ormai da settimane non si fa altro che parlare di Donnarumma, sempre presente nelle news serie A. I tifosi vogliono il suo rinnovo e in molti addossano le colpe di una certa distanza con il Milan all'operato di Mino Raiola: “Il suo procuratore è tenuto a tutelare gli interessi dell'assistito, avendo un contratto in scadenza tra un anno. L'errore del club è stato non rinnovare a tempo debito. Non è il caso di puntare il dito contro nessuno. Capisco i tentennamenti di Raiola, visto che al giocatore è stato paventato di finire in tribuna in caso di mancato rinnovo”.
POGBA – “Mi sembra legittimo che la Juventus riconoscesse un onorario importante a Raiola, in un affare che ha sfondato il muro dei 110 milioni di euro. Chi ha sbagliato in questa storia è lo United, che lo aveva perso nel 2013 a zero, per poi ricomprarlo a tale cifra”.
Luca Incoronato @_n3ssuno_




















