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Inter, che bordate da Shaqiri: “Infrastrutture vergognose. Mi avevano promesso…”

Lo svizzero, ora allo Stoke City, attacca senza mezzi termini la società nerazzurra

SHAQIRI INTER / La sua avventura all'Inter è durata solo sei mesi, arrivato nella sessione di calciomercato invernale del 2015 e ripartito in estate senza mai lasciare davvero il segno. Xherdan Shaqiri, ad oltre un anno di distanza dal suo addio alla Milano nerazzurra, torna al centro delle news Inter parlando del suo passato interista in un'intervista concessa a 'Sporx.com' e non usa parole dolcissime: “In estate, prima di andare all’Inter, avevo ricevuto offerte dal Liverpool e dall’Atletico Madrid. Io volevo andarmene a tutti i costi dal Bayern e decisi per il Liverpool. Ma il Bayern me lo proibì. In diversi colloqui abbiamo anche alzato la voce. Poi ho scelto l’Inter perché è stata quella che più mi ha voluto. Mi avevano promesso una nuova Inter e in Bundesliga avevo già vinto tutto. L’accoglienza è stata davvero pazzesca, l’uomo della security mi ha quasi soffocato per via del caos. Lo stile di vita era brillante, da quel punto di vista sono stati i sei mesi migliori della mia vita. Il centro di allenamento era a Como, vicinissimo alla Svizzera. Tuttavia non mi è piaciuto molto il calcio italiano: molto lento, enormemente influenzato dalla tattica. Una volta per due ore ho calciato 200 corner da destra e sinistra, una cosa mai sperimentata in vita mia”.

Shaqiri, poi, prosegue: “Mancini mi voleva a tutti i costi. A posteriori, avremmo dovuto prendere qualche informazione in più sull’ambiente. Per fare questo però mancava il tempo, il giorno del passaggio all’Inter si erano messi in mezzo ancora due club della Premier League. Ai tempi io ero un po’ impaziente e volevo assolutamente chiudere il trasferimento perché il campionato era già iniziato e io volevo partire subito”.

Inter, Shaqiri: “Le infrastrutture sono una vergogna”

Lo svizzero, ora allo Stoke City, in chiusura rincara la dosa: “Le infrastrutture dell’Inter sono francamente una vergogna. È deludente che un club del genere non investa nelle sue strutture d’allenamento. Nutrizione, cura degli infortuni, analisi delle prestazioni: in Inghilterra mi sento davvero un professionista. Giusto per farvi capire, la differenza del prato di gioco: in Italia il tempo era sempre bellissimo ma l’erba era sempre troppo alta, in Inghilterra invece viene curato con passione da diversi dipendenti ed è sempre perfetto”.

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