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Sampdoria, Okaka: “Se fossi bianco sarei più considerato. A Parma pensavo di smettere”

L’attaccante blucerchiato si racconta tra idoli, momenti bui e la gioia della Nazionale

SAMPDORIA OKAKA PARMA NAZIONALE / GENOVA – A tutto Stefano Okaka. La punta della Sampdoria si racconta in una lunga intervista concessa a 'La Gazzetta dello Sport' e va all'attacco: “Fossi stato bianco, sarei più considerato di quello che sono: un nero deve sempre dare qualcosa in più”.

NAZIONALE – “Mi sento totalmente italiano. Quando a maggio e poi ancora 20 giorni fa mi hanno chiamato per giocare con la Nigeria ho detto di no perché non lo sentivo 'naturale', come poi invece è successo quando mi ha chiamato Conte per l'Italia. Un giorno però andrò a Lagos per conoscere le mie radici”.

AVVERSARI – “Anche mia madre dice che sono dottor Jekyll e mister Okaka, perché in campo mi trasformo. Lì dentro divento una bestia che non guarda in faccia a nessuno. Questa credo sia la mia forza. Non litigo, ma i miei occhi dicono solo una cosa: devo batterti. E gli arbitri li sfinisco. Lo ammetto, io non lo vorrei arbitrare Okaka”.

PARMA – “Cassano era l'unico a credere in me e mi proteggeva. Mi diceva sempre 'l'acqua che sta in cielo prima o poi scende, e scende forte. E' stato un periodo buio, ma anche inspiegabile. Parma, Leonardi e Donadoni mi vogliono, ma poi mi mandano subito allo Spezia inspiegabilmente, che vuol dire anche senza spiegazioni. Poi torno e mi fanno allenare sempre da solo, sempre senza spiegazioni. Oggi devo dirgli soltanto grazie perché altrimenti non sarei alla Samp, ma a quei tempi ero arrivato a dirmi che il calcio non era la mia strada”.

IDOLI – “La folgorazione l'ho avuta a 10 anni con una cassetta che mi aveva portato papà: il meglio di Ronaldo. Non riuscivo a smettere di guardarla. Temo non esisterà più uno come lui”.

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