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Juventus, il caso 'Conte contro il giornalista': un tifoso non e' un professionista?

Dall'insulto del tecnico bianconero alla tribuna stampa dello Stadio Olimpico. Passando per… Magath

JUVENTUS CONTE GIORNALISTA TIFOSO CHELSEA / ROMA – La lite tra Antonio Conte e un giornalista che ha esultato al gol del Chelsea continua a far discutere. Maurizio Crosetti, in un articolo per 'La Repubblica', ha analizzato il caso, partendo dalla “medaglietta di Magath“: dopo la finale di Coppa dei Campioni persa dalla Juventus in favore dell'Amburgo nel 1983 contro i pronostici, un gruppo di giornalisti premiò Felix Magath, autore del gol decisivo, con una medaglia. Un gesto considerato vile dal presidente Boniperti, che inserì i nomi di quelle penne sulla lista nera.

Crosetti traccia la differenza professionale tra il giornalista sportivo che sa tenere separate passione (sportiva) e professione e chi, in veste di giornalista-tifoso, mette in scena uno spettacolo indegno in diverse trasmissioni televisive, con teatrini che fanno audience quanto tristezza. Conte ha dato della “m…” al giornalista 'Blues', ma nessuno si sognerebbe di insultare Sandro Ciotti, laziale, o Enrico Ameri, genoano, passando per il napoletano Luigi Necco e il fiorentino Paolo Valenti.

Tempio del tifo giornalistico è lo Stadio Olimpico della Capitale, dove i gol di Lazio e Roma sono puntualmente accompagnati dalle esultanze in tribuna stampa. Il tifo però è anche interessato: se la squadra produce buoni risultati in qualche modo ci guadagnano anche loro. La gazzarra nella sala stampa di Catania contro Angelo Alessio dopo gli errori arbitrali rientra in questa casistica.

Può dunque accadere – conclude Crosetti – che il tifo sia un sentimento interessato: lo dimostrano le intercettazioni di Calciopoli, con giornalisti compiacenti a Moggi nonostante non fossero esattamente tifosi della Juventus. Ecco perché alcuni club e alcuni allenatori vedono il nemico nel giornalista solo se non tifa la loro squadra: perché mai?

 

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