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PROMESSE…NON MANTENUTE: HIROSHI NANAMI

Il giapponesino, giunto a Venezia sull'onda delle prestazioni del perugino Nakata, è protagonista della nostra rubrica

PROMESSE NON MANTENUTE VENEZIA HIROSHI NANAMI / ROMA – Le mode esistono anche nel calcio. Basta un elemento, capace di rappresentare una novità. Se apprezzata, viene emulata dalla massa, anche se non corrisponde ai canoni abituali. E' così che negli anni '90, in maniera comunque sporadica, l'Italia apre i suoi confini ai prodotti calcistici del Sol Levante. Il primo a sbarcare nel Belpaese è l'attaccante giapponese Kazuyoshi Miura, protagonista di una parentesi agrodolce nel Genoa. In seguito fu il turno di Hidetoshi Nakata, il quale resta, assieme all'attualissimo Nagatomo, il più talentuoso nipponico ad aver mai calcato i prati della Serie A. Il perugino, giunto nell'estate 1998 alla corte di Gaucci, desta fin dall'inizio grande ammirazione. Giocatore di classe e concretezza, Nakata sdogana il “soccer” orientale, accusato, dai critici, di essere di un livello molto inferiore a quello nostrano.
In Italia, tuttavia, si inizia a monitorare anche il calcio e il mercato giapponese, capaci non solo di produrre discreti talenti per i campionati Europei, ma anche di rappresentare un nuovo mondo a livello di sponsorizzazioni. Su quest'onda, arriva in Italia Hiroshi Nanami.

CHI E' – Hiroshi Nanami nasce il 28 novembre 1972 a Fujieda, comune appartenente alla prefettura di Shizuoka. Nasce calcisticamente nella prominente Shimizu Commercial High School, capace di formare elementi di spessore nazionale come il portiere Kawaguchi e l'ex Feyenoord e Bochum, Shinji Ono. Nanami frequenta tale istituto per un biennio, in età adolescenziale. Segue l'esperienza nella Juntendo University di Inzai, dipartimento di studio della salute e delle scienze sportive. In questo contesto, continua a perseguire il sogno di diventare calciatore. Una realtà che si manifesta tale nel 1995, quando il Jubilo Iwata gli propone un contratto da professionista. Nella stessa rosa, troverà Totò Schillaci, arrivato l'anno prima in Giappone e già vincitore della classifica cannonieri con 27 reti nella prima annata. Proprio l'ex Juventus e Inter, diventerà una sorta di testimonial in Italia di Nanami. Il giapponese matura nella J-League, fino a quando l'agente Sabatino Durante intravede la possibilità di portarlo nel Vecchio Continente. Sulle sue tracce c'è Maurizio Zamparini.

VENEZIA – Di giapponesi in laguna se ne vedono a centinaia, ogni giorno. Armati di reflex e ombrellino, nelle cocenti giornate estive, i turisti del Sol Levante si trovano frequentemente sui vaporetti o per le calle. Nel 1999, arriva sulle sponde venete, anche un calciatore. E' un punto interrogativo, specialmente per tutti quelli che sono rimasti estasiati dalle giocate di Alvaro Recoba nei mesi precedenti.
L'uruguaiano, tuttavia, è una parentesi chiusa. Il presente parla giapponese. Zamparini conclude l'acquisto di Nanami, in prestito con diritto di riscatto, presentando a Spalletti il nuovo sostituto del “Chino”. A ben vedere, sono due giocatori diversi. Nanami si porta dietro la fama del miglior centrocampista del suo Paese. Peccato solo che, tra il dire e il fare, ci siano di mezzo due campionati, a ragion dei critici, distanti come la J-League e la Serie A.
Nanami si colloca, fin dalle prime giornate, sulla corsia mancina del campo. Si dice esperto negli assist ma ne dispensa giusto un paio nelle 24 presenze che colleziona in campionato. Oltre a ciò, non si dimostra efficace nei tiri al bersaglio. Una sola rete, due contando anche quella in Coppa Italia, non bastano a convincere la dirigenza del Venezia a confermarlo. Il ritorno in Giappone, complice la retrocessione in B, è automatico.

FINALE DI CARRIERA – Il Jubilo Iwata è ben contento di far rientare in rosa Nanami. Dopo aver giocato, anche con discreta continuità nella massima serie italiana, il giapponese rientra nel Paese natio con un'esperienza formativa che, tuttavia, non avrà seguito. Dall'Europa non provengono chiamate. Nanami è costretto, dunque, a continuare la sua carriera nella squadra che lo ha lanciato. Dopo cinque stagioni, viene prestato al Cerezo Ozaka e, l'anno successivo, al Tokyo Verdy (seconda divisione). Nel 2008 rientra, nuovamente, al Jubilo, ma nel novembre dello stesso anno annuncia il ritiro.

CONCLUSIONE – Si attendeva maggior fortuna Nanami. Sebbene la sorte abbia un ruolo più o meno determinante nel calcio, all'esterno giapponesino è mancato un po' tutto il resto per seguire le orme di Nakata. Quest'ultimo ha convinto sia la piazza perugina che quella nazionale, a suon di valide prestazioni e gol pesanti. Nanami, invece, non è stato all'altezza della situazione.
L'impegno, putroppo, non basta quando giochi in Serie A. Sebbene fosse dotato di una buona corsa, sfruttò tale attitudine in malo modo, senza risultare incisivo. Si dimostrò a lunghi tratti impalpabile. Discontinuo nelle prestazioni, Spalletti, Materazzi e Oddo (i tre che si alternarono in panchina) gli fecero collezionare fin troppi minuti. Quella di Zamparini rimase una scommessa, persa, ma almeno senza esiti negativi per il bilancio.

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