L'ex centrocampista di Milan e Livorno e' protagonista del nostro appuntamento settimanale
PROMESSE NON MANTENUTE DHORASOO / ROMA – Facile ricordarsi dei campioni. Quelli che costruivano le vittorie a suon di gol, quelli che fabbricavano assist o che erano ovunque in mezzo al campo. Quelli che in difesa giganteggiano, con eleganza e raffinatezza. Tutte caratteristiche che restano, impresse nella mente del tifoso. Più difficile è mantenere saldo il ricordo di chi ha fatto meno bene, chi ha toppato clamorosamente. Insomma di chi si limita a giocare qualche scampolo di partita, partendo quasi costantemente dalla panchina. A Vikash Dhorasoo è successo di essere parzialmente dimenticato, in particolar modo dai tifosi rossoneri che per una sola stagione lo videro prender parte alla rosa della propria squadra del cuore. A lui è dedicato questo nostro appuntamento con la rubrica.
GLI INIZI – Vikash Dhorasoo nasce il 10 ottobre 1973 a Harfleur, un piccolo centro in Alta Normandia a due passi da Le Havre. Zona fredda, considerando che ci troviamo nel punto in cui l'Oceano Atlantico sposta la sua corrente attraverso il Canale della Manica. Un posto strano dove crescere per chi, come Dhorasoo, è di origine mauriziana. Lontano da quelle isole selvagge e da temperature sicuramente più gradevoli, si snoda la vita di questo ragazzino, di esile corporatura. Basket e pallavolo non fanno per lui e allora decide di optare per il calcio. Uno sport che potrà riservargli qualche soddisfazione in più. Inizia la carriera da professionista proprio nel Le Havre, squadra che bazzica tra Ligue 1 e 2. Gioca con buona continuità dal 1993-1998 fino a quando arriva la chiamata del Lione. Nell'Olympique Lyonnais resterà per ben 5 anni, intervallati da una stagione in prestito al Bordeaux. Vince due campionati francesi da protagonista e altrettante supercoppe, a cui si aggiunge una Coppa di Francia. Al termine della stagione 2003-2004, il contratto di Dhorasoo giunge a scadenza.
MILANO – La dirigenza rossonera seguì l'evolversi della situazione legata al giocatore franco-mauriziano. Le buone doti tecniche e una particolare abilità nel dribbling, sembravano assicurare, all'epoca, un buon innesto a centrocampo. Per di più a costo zero. Vikash Dhorasoo viene annunciato già nel maggio 2004, a pochi giorni dalla conquista del 17esimo scudetto rossonero. E' il primo rinforzo in quella sessione di mercato che vedrà approdare a Milanello anche Jaap Stam e Hernan Crespo. L'inizio di stagione è positivo. La conquista della Supercoppa Italiana, firmata da una tripletta di Andriy Shevchenko, fa capire che il Milan c'è. Carlo Ancelotti segue il detto “squadra che vince, non si cambia”. Vikash Dhorasoo, dunque, deve apprestarsi ad una stagione da comprimario, in quanto davanti a lui c'è un signore di nome Andrea Pirlo, nel pieno della sua carriera. Il centrocampista francese farà il suo esordio in rossonero nella partita di Champions League contro lo Shakhtar Donetsk, disputata in Ucraina. In campionato, verrà impiegato solamente all'undicesima gara, collezionando 17 minuti. Il tecnico di reggiolo non sembra fare grosso affidamento su questo omino alto 1 metro e 68. Il problema di Dhorasoo è che resta palesemente fuori dal concetto di gioco del mister rossonero. Le prestazioni convincenti si contano, dunque, sulle dita della mano. Dhorasoo viene ricordato solo per un fatto: un match contro il Bologna, giocato al Meazza, terminato con una sconfitta per 0-1. In quell'occasione, al giocatore, originario delle Isole Mauritius, venne fischiato un fallo inesistente pochi istanti prima che la palla da lui colpita entrasse, in maniera spettacolare, in rete. La stagione personale si concluse con un bottino di 16 gare. Troppo poco per farsi riconfermare.
FINE CARRIERA, TRA NAZIONALE E CINEMA – L'epilogo della storia calcistica di Vikash Dhorasoo si snoda tra Francia, Germania e, nuovamente, Italia. Al Psg disputa due annate, non brillantissime. A cavallo delle due annate, viene convocato da Domenech per i Mondiali tedeschi. Ultimo dei rincalzi, giocherà solo 10 minuti (suddivisi nelle gare contro Svizzera e Corea Del Sud). Nel corso del ritiro francese, approfondirà un discorso artistico: Dhorasoo, infatti, si armò di telecamera e iniziò a raccontare il mondiale dal punto di vista dei panchinari come lui. Il film (intitolato “The Substitute”), prodotto ed uscito nelle sale francesi, gli creò qualche problema con alcuni compagni di squadra e la definitiva esclusione dalla nazionale francese. Per dovere di cronaca, aggiungiamo che il film fu un flop totale (20 mila spettatori al box office). Nell'estate 2007, il presidente del Livorno, Spinelli, annuncia l'ingaggio di Dhorasoo, salvo poi non vederlo mai scendere in campo. Termina così, nel buio, la sua carriera calcistica, culminata con l'elezione a padrino del Paris Foot Gay. Fuori dal campo ha intrapreso la via del Poker semi-professionistico.
CONCLUSIONI – Detto delle particolari doti tecniche palla al piede, non ci prolunghiamo negli elogi. Tanto fumo, poco arrosto. Specialmente nella parentesi rossonera (per non parlare di quella al Livorno). E' stato un buon punto di riferimento nel Lione ma, si sa, il calcio francese non è quello italiano. Ancelotti gli diede effettivamente poco spazio ma il francese non potè, tuttavia, dare di più alla causa milanista. Resta uno dei tanti giocatori transitati nel nostro campionato, senza un'identità valida, se non quella di promessa non mantenuta.




















