La nostra rubrica si occupa oggi dell'ex brasiliano dell'Inter
PROMESSE NON MANTENUTE VAMPETA / ROMA – Chi pensa che tutti i brasiliani abbiano il calcio nell'anima deve ricredersi. L'ha fatto o lo farà dopo aver conosciuto Marcos André Batista Santos, più noto come Vampeta (soprannome nato dalla crasi fra “vampiro” e “capeta”, ovvero “diavolo”). A lui è dedicato l'appuntamento settimanale con la nostra rubrica.
CHI E' – Nato a Nazaré de Farinhas, il 13 marzo 1974, Vampeta inizia la sua improbabile scalata tra le fila del Vitoria, squadra brasiliana con sede a Salvador. Notato dagli scout del Psv Eindhoven, all'età di 20 anni viene convinto a lasciare il Sudamerica per approdare in Europa. Gioca solo tre partite con gli olandesi e, vista l'età, viene spedito in prestito prima al club olandese VVV-Venlo e, poi, nuovamente in Brasile alla Fluminense. La stagione fu ampiamente soddisfacente, tale da essere richiamato nel Vecchio Continente per dare una mano in quella squadra che poté vantare, fra gli altri, un signore di nome Ronaldo. Le due stagioni al Psv si concludono con la conquista di un campionato e una Supercoppa. Un buon bottino, anche se Vampeta ha contribuito solo in minima parte. Tanto è bastato, però, per farsi chiamare dal Corinthians. Una vera e propria svolta nella carriera personale del brasiliano che, con la squadra paulista, trova diverse opportunità per mettersi in mostra. L'Inter si mette sulle sue tracce, Wanderley Luxemburgo anche. Il selezionatore della nazionale brasiliana, un po' a sorpresa, lo presenta come il nuovo Dunga. Un paragone inappropriato, per non dire di peggio.
MILANO, STOP & GO – Dopo le due stagioni al Corinthians, ritorna l'interesse di alcuni club europei. L'Inter è in un periodo florido, a livello di mercato. Il presidente Moratti cerca di allestire una squadra importante per Marcello Lippi che, nella stagione antecedente, non era andato oltre un quarto posto. Dopo aver salutato gente come Angelo Peruzzi, Francesco Moriero e Roberto Baggio, l'Inter opera in maniera importante sul mercato. Rinnova il parco difensori, con gli ingaggi di Bruno Cirillo e Vratislav Gresko (proprio l'uomo del 5 maggio 2002 che avremo modo di trattare in seguito), e rimpolpa il centrocampo richiamando dal prestito Andrea Pirlo, e acquisendo a titolo definitivo Francisco Farinos (36 miliardi di Lire), Cristian Brocchi e proprio Vampeta. Il brasiliano viene ingaggiato per una cifra vicina ai 30 miliardi delle vecchie Lire. Con un sorriso bianco a 32 denti, degno di una réclame per dentifrici, e un baffetto corto alla Village People, Vampeta giunge a Milano non proprio in pompa magna. Gioca la Supercoppa italiana da titolare, andando anche a segno nella sua prima partita ufficiale. Ciò non basta per evitare la sconfitta 4-3. Il brasiliano ha bisogno di ambientamento, ci sta. Peccato che il suo esordio in Serie A, unica partita disputata nel campionato italiano, arrivi solo il 1° ottobre (Inter sconfitta 1-2 dalla Reggina, al Granillo). L'avvicendamento tra Lippi e Tardelli non cambia le gerarchie, anzi. L'eroe del Mondiale 1982 non considera affatto il centrocampista brasiliano, il quale si lamenterà non poco, avviandosi in fretta verso la porta d'uscita. A gennaio il Psg bussa alla porta dell'ex sede di Via Durini a Milano e Vampeta può tranquillamente far le valigie. Il club transalpino propone come parziale contropartita tecnica il francese Stephane Dalmat. Moratti da l'ok e Vampeta raggiunge Parigi, anche se il cartellino del brasiliano resterà in comproprietà. Tale soluzione permise poi, l'anno successivo, di far approdare in Italia Adriano, che il Flamengo mise sul piatto per ottenere la metà del cartellino, dello stesso Vampeta, in possesso del club nerazzurro (al Psg andò Reinaldo).
DAL PSG AI CALENDARI – Tutto il resto è noia. Così canta Franco Califano, un sottofondo adatto per seguire il declino della carriera di Vampeta. Al Paris Saint Germain gioca solamente sette partite, salvo poi tornare in Brasile dove il Flamengo sembra dargli una chance per rimettersi pienamente in gioco. Certo, la terra natale rinvigorisce il mediano che, quanto meno, mantiene il posto nella nazionale verdeoro, partecipando nel 2002 ai mondiali coreani. Ebbene sì, il tanto bistrattato Vampeta vince la Coppa del Mondo (i 18 minuti complessivi nella manifestazione sono solo un dettaglio…). Per quanto riguarda la carriera personale, il centrocampista ripercorre due tappe che hanno contraddistinto gli inizi: il ritorno al Corinthians, prima, e al Vitoria, poi, prolungano una parabola discendente che terminerà, definitivamente, dopo le esperienze al Kuwait SC (mai giocato), Brasiliense, Goias, ancora Corinthians e Clube Atletico Juventus. Tra la fine della vita da calciatore e il principio di quella da allenatore (Nacional Atlético Clube e Gremio Osasco a curriculum), Vampeta balza alle cronache per aver posato nudo in un calendario gay, diventando un vero e proprio idolo.
CONCLUSIONE – Cosa ci avrà visto Moratti in quel centrocampista brasiliano è una questione andata in prescrizione. Le discrete prestazioni con il Corinthians hanno, di fatto, tratto in inganno. Il brasiliano ha avuto una scarsa predisposizione per l'ambientamento in Italia. Le qualità tecnico-tattiche dispensate in patria non hanno trovato terreno fertile in Italia. Va detto che sia Lippi che Tardelli non hanno mostrato, oltremodo, il beneficio del dubbio. La carriera, nel complesso, è stata di scarso livello, salvo un approccio iniziale con il grande calcio che l'aveva portato ad essere definito una nuova promessa. In Italia è semplicemente ricordato come uno dei tanti bidoni.




















