Il centrocampista rossonero ha salutato tifosi e giornalisti in conferenza stampa alla vigilia della sua ultima partita contro il Novara
MILAN ADDIO GATTUSO CONFERENZA STAMPA / MILANO – Dopo la lettera di Filippo Inzaghi e la struggente conferenza stampa di Alessandro Nesta, anche Gennaro Gattuso ha colto l'occasione di salutare tifosi e giornalisti nella giornata di oggi in vista della sua ultima gara con il Milan, domani contro il Novara. Ecco le parole d'addio del centrocampista rossonero.
RINGRAZIAMENTI – “Ringrazio tutti i tifosi, tutti voi di essere venuti, i dipendenti dell'AC Milan, i dipendenti di Milanello che ho conosciuto in tutti questi anni. Quello che dovevo dire l'ho detto già ieri. Per me è stato un sogno durato 13 anni. Niente, ora la vita continua. Adesso vedremo quale sarà il mio futuro. Ho voglia ancora di lottare e dimostrare che non sono morto calcisticamente”.
RITORNO – “Ringrazio il Dott. Galliani e la famiglia Berlusconi per la grande stima, ma penso fosse giunto il momento di prendere un'altra strada. Non so quando tornerò e quale sarà il mio ruolo eventualmente. Ora voglio soltanto scegliere con tranquillità dove andare a giocare”.
CICLO – “Come si è chiuso il ciclo degli olandesi, di Maldini, Costacurta, Albertini, è arrivato anche il nostro momento. Io c'ero quando c'erano ancora Maldini e Costacurta, loro hanno insegnato a me, Ambrosini, Nesta l'educazione e il rispetto che c'è in spogliatoio. Spero che questa cosa rimanga per molti anni ancora nell'ambiente rossonero. Non ho parlato molto con i miei compagni di questa decisione, era una cosa che da qualche mese bolliva nella mia testa. Io non volevo essere un peso per nessuno, la società non mi ha mai fatto sentire così, ma vedendo lo zoccolo duro della squadra lasciare ho capito che era giunto anche il mio momento. Nella vita si fanno delle scelte, spero non sia quella sbagliata, ma sono sereno. La vittoria più bella? Sicuramente quella del 2003, battere Inter e Juventus in Champions League è stato qualcosa di fantastico. Tra le sconfitte più brucianti, invece, non posso dimenticare la finale contro il Liverpool a Istanbul. L'ho sognata ininterrottamente per mesi quella finale”.
FUTURO – “Non è un fuggi-fuggi generale dal Milan. Quando hai dato tanto a volte fai delle scelte. Ero convinto che non potevo più dare niente di speciale a livello calcistico per questa società. Mesi fa i programmi erano altri, a causa del mio infortunio. Pensavo di lasciare tutto ed entrare in società. Fortunatamente, poi, il mio problema all'occhio è migliorato e mi è tornata voglia di rimettermi in gioco anche in questi ultimi anni di carriera. Non volevo sentirmi una sorta di 'mascotte' o 'gagliardetto', ho ancora un po' di sangue che ribolle nelle vene. Offerte? Sicuramente, anche se loro giustamente non mi vogliono data l'età, non andrei mai all'Inter e alla Juventus per i sentimenti che provo per la maglia rossonera”.
TITOLARITA' – “Non ho mai chiesto garanzie sul posto da titolare. Di sicuro per quanto mi riguarda c'è solo la morte. Certo ho sbagliato con alcuni gioctori, ma l'importante è chiedere scusa. Mi pento di ciò che ho fatto nei confronti di Leonardo e Jordan. In ogni caso, voglio dare ancora tutto al calcio e non è vero che l'esclusione in Champions League mi abbia deluso. Sapevo che non ero in condizione: ero in sovrappeso, vedevo male e continuavo a prendere cortisone. Mi sembrava giusto chiudere qui la mia carriera”.
FUTURO DEL MILAN – “Ibrahimovic, Thiago Silva e Boateng? Spero per il Milan che rimangano, sono i giocatori più forti e rappresentativi del club. Mi auguro che il club componga una rosa competitiva nonostante qualche difficoltà economica. La proprietà, comunque, ci ha abituati a stare sempre ai vertici del calcio italiano e internazionale”.
ANCELOTTI – “Per me è stato un amico, un padre, addirittura un amante (ride, ndr). Carletto è Carletto. Io scherzavo dicendo che avrebbero dovuto mettere anche una sua statua insieme a quella di Nereo Rocco a Milanello, ma lui faceva sempre gli scongiuri. Per noi non è stato solo un allenatore vincente, era tutto. Litigavi con la moglie, parlavi con lui e ti dava la pacca sulla spalla, infondeva tranquillità. Lo amavi, gli volevi bene, lo stimavi e quando scendevi in campo davi l'anima. Quando preparava la partita, poi, con la sua lavagnetta, non ce n'era. Diceva scherzando 'voi scendete in campo, che alla partita ci penso io'. E aveva ragione”.
ALLEGRI – “L'anno scorso abbiamo fatto un grandissimo campionato, ha creduto in me anche se molti mi davano per morto. Chiaramente rispetto ad Ancelotti sono due persone diverse, ma anche a livello di carriera. Lo spogliatoio di Carletto, poi, credo fosse più facile da gestire rispetto a quello attuale”.




















