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Nevio Scala su Piermario Morosini

RadioCalciomercato.it ha intervistato l'ex compagno di squadra dello scrittore toscano

MORTE PETRINI MOROSINI ESCLUSIVO SCALA / ROMA – A 48 ore dalla morte di Piermario Morosini, e nel giorno della scomparsa di Carlo Petrini, uno dei primi calciatori a denunciare il doping nel calcio, Radiocalciomercato.it, la web radio ufficiale di Calciomercato.it, ha contattato in esclusiva Nevio Scala, ex compagno di squadra ai tempi del Milan di Petrini: “Sono stato con lui al Milan. Per me è una notizia triste e pesante. E' venuto meno a soli 64 anni. Non lo voglio ricordare per i fatti del calcioscommesse, ma come calciatore – ha esordito Scala -. Mi unisco al dolore dei suoi familiari e degli sportivi. Aveva affermato cose pesanti, è nostro dovere cercare di eliminare il doping nel calcio”.

POSSIBILI RIMEDI – “Se qualcosa deve essere fatto, va fatto nei settori giovanili. Mario Brozzi (ex medico sociale della Roma, ndr) aveva in atto un programma per evitare queste situazioni. E' giusto adesso non parlare più ma muoversi e fare qualcosa. Dobbiamo strutturare i settori giovanili con visite mediche adeguate. In Serie A e B sono già fatti passi importanti, meno invece nelle divisioni inferiori”.

DOPING – “Ai miei tempi non c'era. Ero dotato di un buon fisico, non ho mai avuto bisogno di nessun supporto. Qualche aiuto a livello della medicina può essere necessario, sempre sotto la supervisione dei medici, ma non si deve cadere nel doping: un giocatore se è sotto sforzo e stanco va fatto riposare.

SFORZO FISICO – “I calciatori possono sopportare lo sforzo fisico, ma se aggiungiamo lo stress mentale diventa preoccupante la cosa. E' la pressione psicologica a giocare un ruolo determinante, come nel caso di Morosini: credo che il cuore abbia ceduto non per lo sforzo fisico ma per altre cose”.

SOSPENSIONE – “E' stato giusto sospendere il campionato. E' stata una cosa intelligente di fronte alla morte di un ragazzo di 25 anni. Litigi in Lega? Sono le cose che rattristano, discutere sulle date del recupero non è paragonabile alla morte di un ragazzo”.

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