Tra successi, scandali ed accuse di razzismo: ecco la storia del simbolo indiscusso del Chelsea
CAMPIONI AI RAGGI X, TERRY / ROMA – Il vero capitano è colui che nei momenti più difficili sa fronteggiare le avversità con la massima determinazione e senso del dovere. Uno spirito che incarna ormai da quasi otto anni a questa parte, John Terry per il Chelsea. L’ultima conferma è arrivata nel decisivo match contro il Napoli, durante il quale proprio grazie ad un suo gol i 'Blues' sono riusciti a conquistare il pass per i quarti di finale di Champions League, ribaltando così il 3-1 del 'San Paolo'.
L'ACCUSA DI RAZZISMO: ADDIO NAZIONALE?
Un gol ed una qualificazione che arrivano forse nel momento più delicato sia per il club londinese, dopo l'esonero di Villas Boas, e sia per lo stesso Terry, finito nel mirino della critica dopo le presunte offese razziste rivolte il 2 novembre scorso al difensore del Qpr Anton Ferdinand. Un fatto che in Gran Bretagna ha sollevato l'indignazione anche delle istituzioni e che ha costretto la Federazione inglese alla rimozione della fascia da capitano dal braccio di JT. La decisione non ha però trovato d'accordo il ct Fabio Capello, che, a pochi mesi da Euro 2012, ha preferito abbandonare la guida dei 'Tre Leoni'. In attesa del processo che avrà inizio il prossimo 9 luglio, John Terry starebbe meditando anche l'ipotesi di chiudere con qualche anno d'anticipo la sua avventura con la Nazionale. Un'avventura con più dolori che gioie, e che già il 29 gennaio del 2010 era stata macchiata dalla 'scappatella' extraconiugale con l'ex fidanzata del suo compagno di squadra di Nazionale, nonché testimone di nozze, Wayne Bridge. Quello 'scandalo' gli costò la rinuncia alla fascia da capitano per tutto il Mondiale in Sudafrica. Un Mondiale che per l'Inghilterra si rivelò disastroso e che forse per Terry potrebbe essere stato anche l'ultimo.
GLI ESORDI E LA CURA RANIERI
Nato il 7 dicembre del 1980 a Londra, ma tifoso da bambino del Manchester United, all’età di 14 anni John George Terry viene ingaggiato dal Chelsea. L’allora manager italiano Gianluca Vialli lo fa esordire in prima squadra il 28 ottobre del 1998. A segnare in maniera decisiva la sua crescita è però un altro italiano, Claudio Ranieri, che però inizialmente lo lascia crescere lontano dei riflettori, tanto da spedirlo in prestito nel gennaio del 2000 al Nottingham Forest: una decisione che non ha il significato di una bocciatura, ma offre al giovane londinese l’opportunità, come si dice in gergo, ‘di farsi le ossa’. Al rientro alla casa madre, infatti, JT diventa un punto fermo della squadra del neo presidente Roman Abramovich, e poco dopo con l'addio di Marcel Desailly, anche il nuovo capitano dei Blues.
LA CONSACRAZIONE CON MOURINHO
I risultati però non arrivano e così nell’estate del 2004 Abramovich cambia la guida tecnica: via Ranieri, al suo posto il fresco campione d’Europa con il Porto, Josè Mourinho. Grazie allo 'Special One' i 'Blues' scrivono forse le pagine più importanti della loro storia e Terry si afferma così come uno dei difensori più forti nel panorama calcistico europeo. Il Chelsea si aggiudica per due anni di fila il titolo di campione d’Inghilterra, una Carling Cup, una FA Cup ed una Community Shield; dal canto suo, 'JT' viene premiato nel 2005 come il miglior giocatore della Premier e l’anno successivo come miglior difensore centrale della Champions League.
LA MALEDETTA NOTTE DI MOSCA
Dopo due stagioni fantastiche, il 20 settembre del 2007 Josè Mourinho è costretto a rassegnare le dimissioni per alcuni incomprensioni con la società: è il prologo di un’annata che per Terry e per il Chelsea si rivelerà a dir poco sfortunata. L’arrivo di Avram Grant, tuttavia, rimette in corsa i 'Blues' in tutte le competizioni, almeno fino all’epilogo finale, che posiziona il club di Abramovich sempre al secondo posto: in Premier, in Fa Cup, ma soprattutto in Champions League. In quella 'stregata' finalissima di Mosca, però è proprio uno scivolone ai calci di rigori di capitan Terry ad indirizzare la Coppa 'dalle grandi orecchie' (grazie anche al successivo errore dal dischetto di Anelka) ai rivali dello United, in realtà la sua prima squadra del cuore.
HIDDINK E LA RINASCITA CON ANCELOTTI
Quella 'maledetta' notte segna così inevitabilmente i mesi successivi di John Terry. Nonostante un evidente calo di rendimento, ed il pessimo feeling tra la squadra e il neo tecnico Felipe Scolari, è con l’approdo in panchina a febbraio di Guus Hiddink che 'JT' torna alla ribalta, confermandosi miglior difensore della Champions League ed alzando al cielo la terza FA Cup della sua carriera. Va ancora meglio l’anno successivo, quando con il tecnico italiano Carlo Ancelotti, i 'Blues' si aggiudicano il 'Double', campionato e coppa d’Inghilterra, mentre in Europa sono costretti ad inchinarsi all’Inter del 'Triplete', neanche a dirlo, dell’ex Mourinho.
FUTURO
In attesa di decidere il suo futuro in Nazionale, l'obiettivo primario di John Terry resta quello di suggellare la sua splendida storia d'amore con il Chelsea trionfando nella competizione più importante, vale a dire la Champions League. Aggiudicarsi quel titolo potrebbe rappresentare l'epilogo perfetto di una carriera memorabile, che però, rischia di essere macchiata da due episodi gravi, ma che di fatto, nulla hanno a che vedere con il calcio.




















