Sono dei fenomeni, ma stravincono grazie a un'organizzazione rigorosissima: i segreti 'blaugrana' svelati
TATTICA BARCELLONA, GUARDIOLA, MESSI, MILAN-BARCELLONA / MILANO – Milan-Barcellona è stata una grande partita. Una squadra forte e blasonata ha tenuto testa a una fortissima e organizzatissima che, anche con un po’ di fortuna, ha portato a casa i tre punti. La partita di San Siro è stata anche una buona occasione – per la redazione di Calciomercato.it – per vedere dal vivo il Barcellona di Pep Guardiola. In questo modo, abbiamo cercato di carpirne i segreti, per scoprire cosa, dal punto di vista tattico, ha reso questo insieme di giocatori straordinari, una macchina da vittorie.
Ormai non ci sono più dubbi: il Barcellona di Guardiola, oltre a essere, al momento, la squadra più forte del mondo, è anche uno di quei team entrati nella storia. Non solo per qualità, continuità e trionfi. Questo Barça, infatti, ha portato qualcosa di nuovo nel gioco. Ha mostrato un nuovo aspetto del calcio. Esattamente, per citare due fulgidi esempi, come fecero il Milan di Sacchi o l’Ajax di Cruyff (a cui, tra l’altro, questo Barcellona deve non poco).
Molto si è scritto, tanto si è detto sui grandi talenti agli ordini di Guardiola. E non è qui il caso di andare a celebrare le doti personali di ciascuno di loro. Di alcuni – Messi su tutti – si è però notato come, fuori dal contesto-Barça, la resa sia molto differente. E allora diventa naturale chiedersi cosa renda – in termini di organizzazione tattica – ancora più forte una squadra eccezionale nelle individualità.
FASE DI POSSESSO
Capire come il Barça attacchi è meno facile di quanto si possa pensare. Solitamente, gli addetti ai lavori, lo descrivono schierato con un 4-3-3. Ma si tratta di una convenzione, fatta per inquadrare il Barcellona in uno schema. In realtà, pur partendo da quel modulo, quello che avviene in campo è molto differente. I dogmi del Barcellona sono essenzialmente due: allargare e scompaginare la difesa avversaria e mantenere cortissime le distanze tra i propri attaccanti. Tutto questo avviene attraverso una sincronia di movimento e una corsa costante.
Contro il Milan, in fase di possesso, il Barcellona si schierava in modo molto particolare: due ali larghissime, che partivamo più avanzate, rispetto alla coppia di attaccanti. Questi (di solito Messi e Fabregas) iniziavano vicinissimi ai tre centrocampisti (Keità e Xavi, più uno dei due terzini. Di solito Abidal). La difesa diventava a tre (Mascherano, Puyol con il ‘rinculante’ Busquets). In questo modo, davanti, i quattro giocatori offensivi, vanno a formare una sorta di trapezio che, supportato dal terzetto della mediana, consente ai ‘blaugrana’ di restare sempre compatti, favorendo il proprio palleggio interminabile.
Ma non finisce qui, come ovvio. Un altro espediente tipico del Barça è quello di mantenere un’ala larghissima, sul lato ‘debole’ della difesa. Quello dove non si sta sviluppando l’azione. Il giocatore allargato, raramente riceve palla con un cambio di gioco, ma è utilissimo per dilatare la difesa avversaria. Infatti, mettere fuori posizione il pacchetto arretrato degli opponenti è chiave fondamentale del gioco catalano. Ieri due ‘mostri’ come Nesta e T. Silva sono apparsi in difficoltà come raramente è capitato. Certo: Messi, Villa e compagnia sono fenomeni per tecnica e corsa. Ma, in certe situazioni, il loro incedere appariva davvero troppo semplice. Come mai? Da un lato si è detto dell’estrema compattezza delle offensive del Barcellona, per cui, in pochi metri ci sono sempre almeno 4 giocatori; ma dall’altro lato, la differenza era fatta da tagli e movimenti senza palla. Grazie a essi, infatti, il Milan perdeva tutto l’equilibrio dal centrocampo in giù. Chi si muove, nel Barça, raramente detta il passaggio, se non a ridosso dell’area. Chi si muove, lo fa per portare l’avversario fuori posizione. Non è un caso che anche un tattico come van Bommel, contro i catalani, si sia trovato spesso fuori posizione. O che un esperto terzino come Zambrotta, nei momenti chiave, abbia perso un uomo alle sue spalle. O che Nesta e T. Silva – temporeggiando eccessivamente prima di aggredire il portatore di palla, perché circondati dai tagli degli avversari-, siano stati spesso saltati con facilità. Nei trenta metri, infine, la classe e l’abnegazione degli avanti 'azulgrana’, fa sì che essi compiano dei movimenti di smarcamento eccezionali. Per andare a ricevere palloni precisissimi, creati da assist-men che, nel mondo, hanno pochi eguali. Il Barcellona è, insomma, un ammasso di talenti assoluti. Che diventano inarrestabili seguendo queste ‘regole di movimento’, non immediatamente intuibili, magari. Ma che fanno la differenza.
FASE DI NON POSSESSO
Guardiola, dopo la partita con il Milan, si è ‘vantato’ di aver introdotto una difesa a tre. Vero, ma solo in fase di spinta. Senza palla, infatti, il Barcellona si schierava con un tipico 4-1-4-1. Schema in cui Messi resta l’unica punta, Keità il mediano davanti alla difesa, Busquets e Mascherano i centrali difensivi. Si è detto molte volte che “Il Barcellona si riposa quando ha la palla, mentre pressa e ‘spende’ in fase di non possesso”. Contro il Milan, questo si è verificato solo in parte. Complice anche la buona prestazione – arrembante e concentrata – dei rossoneri e qualche assenza di troppo tra le file degli spagnoli. Nel secondo tempo della partita, però, il Barcellona è riuscito a imporre il proprio difensivismo. Caratteristica fondamentale di esso è, nuovamente, la vicinanza dei giocatori catalani: essi non pressano in modo aggressivo e asfissiante. Ma, a gruppi, si ‘limitano’ ad avanzare coordinati verso il possessore di palla. Occupano con sapienza il campo, e via via, tolgono spazio a chi deve impostare. Risultato? Il portatore avversario è costretto a lanciare. Ma non solo: questo ‘pressing zonale coordinato’, fa sì che, chi recupera palla, si trovi ‘circondato’ di compagni, a cui appoggiarsi immediatamente. La ridottissima distanza tra i reparti – frutto di un movimento non rapidissimo, ma perfettamente coordinato e, soprattutto, continuo – fa il resto. Il Barça è così in grado di coprire a meraviglia tutto il campo.
In sostanza si può concludere che l’approccio del Barcellona di Guardiola al gioco, è qualcosa di meticolosamente studiato e coordinato. Guardare – in particolar modo dal vivo – una partita dei catalani, può essere sconcertante: in numerose occasioni – grazie alla loro perfetta copertura del campo – sembrerà che essi siano sul terreno di gioco con qualche uomo in più, rispetto agli avversari. Un’organizzazione del genere, messa in atto da interpreti eccezionali, ha creato la squadra più forte del mondo, di buon diritto, ormai, entrata nella storia del calcio.




















