Per uscire dalla crisi, si punta ad accelerare il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo
PENSIONI SI PUNTA ADDIO SISTEMA RETRIBUTIVO/ROMA – Un assegno basato su quanto si è contribuito effettivamente nel corso degli anni. Questo il futuro del sistema pensionistico italiano, in passato vincolato al sistema retributivo, che comportava una pensione in linea con gli stipendi ricevuti negli ultimi anni.
Il provvedimento è destinato a creare malumori tra chi, dopo essere partito dal basso ed essere riuscito a guadagnarsi sul campo uno stipendio migliore, si vedrà ricalcolare le pensione al ribasso, a dispetto di chi, per fortuna o capacità, ha goduto sin da subito di retribuzioni alte.
In un sistema dove la maggior parte dei giovani fatica a trovare lavoro, spesso sottopagato, la riforma potrebbe significare un problema non di poco conto.
I primi gruppi consistenti di lavoratori interessati dalla riforma matureranno il requisito della «quota» nel 2014, e vedranno aprirsi la finestra mobile nel 2015 (nel 2016 se si tratta di lavoratori autonomi), ma per far fronte alla crisi, campeggia l'idea di estendere il contributivo pro quota a tutti i lavoratori oggi in attività, a prescindere dalla data del primo contributo versato con il vantaggio di garantire risparmi fin da subito, perché inciderebbe in particolare sugli assegni di chi va in pensione nei prossimi cinque anni.
Gli effetti sul rapporto fra l'ultimo stipendio e il primo assegno previdenziale, cambiano a seconda delle categorie di lavoratori. Per i lavoratori dipendenti anche con il passare degli anni la pensione di chi ha versato contributi regolari non scenderà in media sotto il 66% dell'ultimo stipendio, mentre per gli autonomi l'aliquota di contribuzione inferiore farà sprofondare gli assegni del futuro fino a quota 50-52%.




















