Il capitano del Napoli in una lunga intervista dichiara il suo amore per Napoli e guarda lontano
NAPOLI PARLA PAOLO CANNAVARO / NAPOLI – E' un mese tremendo per il Napoli, dalla Lazio al Genoa passando per il Manchester City e il Villarreal. E ora ci si è messa in mezzo anche la Juve, con buona pace di chi credeva che il rinvio della partita avesse fatto comodo agli azzurri. Il capitano Paolo Cannavaro ha rilasciato una lunga intervista al 'Corriere dello Sport' in cui si sofferma in primis proprio su questi trenta giorni di fuoco: “Siamo preparati, la determinazione è quella giusta, si tratta di un momento clou della stagione. L'importante è ragionare partita per partita e non guardare avanti. Noi calciatori non ragioniamo come chi è esterno all'ambiente. Ora c'è la Lazio, si pensa soltanto alla Lazio. Il City viene dopo. Si tratta di una delle più serie candidate per lo scudetto, con calciatori di qualità enormi, come Klose, giusto per fare un nome. Ma non solo lui. C'è anche Cissè, e poi c'è Reja, un allenatore a cui sono particolarmente legato”.
CLUB DEI 200 – Cannavaro, che fra poco raggiungerà le 200 presenze con il Napoli, ha ben chiari gli obiettivi per il futuro. Ma da buon napoletano scaramantico preferisce non parlarne: “Voglio vincere un trofeo, non importa quale, anche la Coppa Italia va bene. Certo però che vincere qualcos'altro… no, non dico cosa. Dico solo che voglio restare ancora a lungo, per me la pensione è lontanissima. Uno step però l'abbiamo raggiunto, sognavo la Champions e ora sono qui a godermela. E non ho alcuna intenzione di mollarla”. Con un grosso rimpianto, l'agognata convocazione in Nazionale: “Io ci spero sempre e continuerò a provarci. Prandelli mi conosce, lo sa che ci ho anche già giocato a quattro in difesa, deciderà lui se chiamarmi o no. Se non succederà, pazienza”. un problema, quello della convocazione, che non è mai stato di suo fratello Fabio, pilastro per anni della retroguardia azzurra e ora in predicato di tornare a Napoli: “Fabio non me la conta giusta… sento che sta per tornare, a ridosso del campo o dietro una scrivania. Lui è malato del Napoli come tutta la nostra famiglia, e gli è mancato da morire non poter vestire questa maglia. Ma andò via perchè il club era in difficoltà e doveva monetizzare. Io invece la mia carriera voglio chiuderla qui, e l'addio è ancora lontano”.
MAZZARRI E I TIFOSI – Walter Mazzarri è un valore aggiunto per questa squadra, lo pensa anche Paolo Cannavaro: “Ci ha dato più di quanto si possa immaginare, perché lascia il segno ad ogni allenamento, perchè sa spiegarsi benissimo, perchè ci tiene sempre con i piedi per terra, non si esalta mai. Un difetto? E' molto protettivo con il gruppo, ma questo può essere anche e soprattutto un pregio. Ora noi dobbiamo essere bravi ad affrontare le cosiddette piccole. Appena avremo affrontato questo piccolo problema potremo fare il salto di qualità che stiamo aspettando”. Il mister è fondamentale, ma lo sono anche i tifosi: “Sono maturati molto, sembra abbiano assorbito bene le nostre dinamiche. Ma il rischio dello scoramento dopo la prima sconfitta c'è sempre, e il disfattismo è il nostro peggior nemico. Siamo ancora a novembre, può succedere di tutto. Se ripenso al rientro da Genova, dopo la promozione in serie A, mi torna la pelle d'oca. E se mi fermo a riflettere sull'opportunità che ho: essere il capitano del Napoli in Champions, il primo napoletano che ci riesce, allora mi inorgoglisco”.




















