Prosegue l'appuntamento di Calciomercato.it con il punto di vista biancoceleste
Oggi la Lazio Primavera è uscita sconfitta dal campo del Catania: 3-2 il risultato finale. A segno Emmanuel e Ceccarelli. Due dei cinque nomi che potrebbero segnare la svolta nel futuro dei biancocelesti. Vi spiego perché.
Tommaso Ceccarelli, classe 1992, è un centrocampista romano. Il suo bottino di guerra con la Primavera laziale recita 40 gol siglati finora, così divisi: 6 nel Campionato 2009/10, 11 nel Campionato 2010/11, 9 nel Campionato 2011/12. A questi vanno aggiunti: 1 nella Coppa Italia 2009/10, 4 nei Trofei Wojtyla, 4 nel Torneo di Viareggio 2011, 6 nei Tirreno&Sport. Reja lo apprezza, lo ha aggregato alla Prima Squadra nel ritiro ad Auronzo di Cadore, lo ha anche schierato in un paio di occasioni. Ha castigato più di una volta la Roma nelle varie selezioni giovanili: in azione solitaria, su calcio di punizione. Dal dischetto è un cecchino, è l'autentico trascinatore della squadra. Ricorda Hernanes per settore di competenza, ma spesso e volentieri lavora da mezz'ala, rievocando Zarate per movimenti e agilità.
Sani Emmanuel, classe 1992 (23 dicembre, perciò virtualmente un 1993), è un centravanti nigeriano. Muove i primi passi nel My People FC, squadra locale fondata da T.B. Joshua, cristiano evangelista, allo scopo di aiutare i poveri locali dotati di talento ad emergere, in nome di Dio. Nel 2010 passa al Bodens, in Svezia, dove realizza 9 gol in una sola partita, e 21 complessive in 10 presenze. E' anche l'anno dei Mondiali U-17, e Sani vince il Pallone d'Oro come miglior giocatore e lo Scarpino d'Argento in quanto capocannoniere del torneo, oltre alla nomination a Giocatore Africano dell'Anno. Passa diversi mesi raccogliendo provini: si mette alla prova nel Chelsea, nel Tottenham, nel Panathinaikos di Djibril Cisse. Arriva febbraio 2011 e la Lazio riesce a tesserarlo, e da allora continua a dare iniezioni di gol. Una curiosità: fino a qualche settimana fa sfoggiava un'eccentrica capigliatura afro, ora è tornato ad un aspetto meno etnico.
Assieme ad Emmanuel, però, la Lazio ha tesserato un suo compagno di avventure, che lo ha accompagnato al My People, al Bodens, ai Mondiali: è Ogenyi Onazi. Nato due giorni dopo Emmanuel, il giorno di Natale, Onazi è un centrocampista avanzato, un trequartista roccioso e tecnico. In maglia biancoceleste segna in continuazione: contro il Palermo sfoggia una prestazione tale che Paolo Beruatto, guida del settore giovanile rosanero, lo definisce “uno dei più bei giocatori in assoluto di quest'anno. Il campionato Primavera gli sta strettino“. Il duo nigeriano è gestito da Taribo West, il quale giura e spergiura che siano i migliori prodotti del calcio nigeriano della loro generazione. Anche lui li segue dai tempi del My People: in quanto pastore pentecostale ha coadiuvato la conoscenza del calcio alla diffusione del messaggio religioso.
Senza considerare Gonzalo Barreto. Uruguaiano, classe 1992, è cresciuto calcisticamente nel Danubio, dove ha siglato 8 reti in 11 presenze tra il 2008 e il 2010. Numeri sufficienti per convincere la Lazio a puntare su di lui, tesserandolo meno di due anni fa. Da allora, un percorso sempre in crescita: due eccellenti stagioni in Primavera, e addirittura l'idea di essere aggregato alla Prima Squadra già dal 2010/11. Poi la tragedia: 14 mesi fa sua madre Yanela, 46 anni, perde la vita in Uruguay, assassinata dal compagno. Il calcio conta niente di fronte ad un evento del genere: la società concede a Barreto tutto il tempo di elaborare il lutto, aggregandolo quando torna a sentirsi pronto. Le prestazioni sono ovviamente al di sotto delle aspettative, ma ad un anno di distanza ha assorbito una parte del dolore, tornando a giocare sui suoi livelli. Ha siglato una tripletta contro il Bari, si è tornato ad imporre come perno del centrattacco laziale.
Nomina d'obbligo e di piacere per Antonio Rozzi. E' un 1994, eppure fa già parte stabilmente della Primavera di mister Bollini. Anche lui gioca come centravanti, e questo dato, coadiuvato all'età, lo porterà probabilmente ad esordire in Prima Squadra non prima del 2013. Nell'ultimo Tirreno&Sport si è messo in evidenza con prestazioni di livello, segnando e procurandosi un calcio di rigore con astuzia nella finale contro il Napoli. Tecnicamente non si discute: potenzialmente, un altro grande talento. Starà a lui non perdersi per strada nei prossimi mesi, con i numeri che gli competono.
Dovrei chiudere questa mia con una riflessione. Ma credo che ne abbiate a sufficienza per giudicare da soli in quali mani stiamo mettendo il futuro della Lazio. Purché gli venga data fiducia di qui a poco. Le nuove frecce di Reja potrebbero tornare a provenire, dopo anni di latitanza, dal celebre settore giovanile biancazzurro. In stirpe dei Nesta, dei Di Canio, dei Di Vaio. In stirpe, soprattutto, di Volfango Patarca, e delle ultime tracce della sua mano nella Primavera delle Aquile.




















