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Lettere dal 1900: la solitudine dei numeri 25: Miro, abbi pazienza. Centrocampo, e' ora di svegliarti

Prosegue l'appuntamento di Calciomercato.it con il punto di vista biancoceleste

Immaginate il Bayern Monaco difendere il risultato a Colonia. Prendete quella strana sensazione mista di simpatia e brividi che ne scaturisce, ed inseritela in Miroslav Klose. Ecco, credo che sia così che si stia sentendo Miro in questo avvio di stagione.
Il secondo più grande cannoniere di sempre ai Mondiali gioca in una squadra che va sotto a Cesena, rimonta grazie al suo ingegno e poi lo lascia solo al suo destino per gran parte del secondo tempo, a fare da boa per qualche spazzata degli altri 9-10 compagni arroccati in difesa, inseguendo vanamente il pallone prima che il portiere avversario lo rinvii dalle parti di Marchetti.
Non riesco ad immaginare una squadra con ambizioni di grandezza che giochi in questa maniera quattro partite consecutivamente (il copione, infatti, è stato lo stesso). Klose è passato da una società abituata a dominare e vincere ad una rosa che, al di là del pregio cartaceo, sul campo continua a durare soltanto un tempo, mezz'ora, venti minuti. Mi sorge un ché di vergogna.

Secondo punto. Ho preferito aspettare prima di esprimermi su Hernanes. Oggi lo dico: finché non si riprenderà, resti in panchina, o anche in tribuna.
Il brasiliano è il fantasma dello scintillante giocatore ammirato la scorsa stagione, e per ora avanza il terrore che sia stato colpito dalla sindrome di Zarate: primo anno fenomenale, poi il buio. Ma Hernanes, a differenza dell'argentino, è un gran lavoratore ed una persona mai fuori le righe, pertanto il suo recupero è cosa sicura. Tuttavia, finché si troverà in una simile condizione di forma, farà meglio a macinare i campi di Formello: non salta l'uomo – a dire il vero neanche lo punta -, non si propone, non parte palla al piede, si adombra di continuo e non fornisce il degno supporto alle punte, in un momento in cui come non mai servirebbe il suo ausilio, vista la pesantissima assenza di Mauri ad ingegnarsi per fornire gli assist.

Questa Lazio manca ancora della sua reale dimensione, vuoi per gli infortuni vuoi per il pesante clima che si respira attorno a Reja. I numeri non mancano, ma vanno saputi comporre. E' fondamentale che il goriziano riesca ad operare con serenità, perché la sua agitazione, come si è visto nelle ultime ore, si ripercuote sullo spogliatoio: è il doppio taglio dell'avere un allenatore – per fortuna – molto benvoluto dai giocatori. Si vocifera di uno Scaloni in lacrime quando Reja ha cercato di dimettersi, e stasera Lotito è esploso ai microfoni di Sky Sport, prendendosela contro l'informazione e le critiche distruttive, sostenendo che Reja venga insultato per strada e minacciato di morte assieme a sua moglie nelle rare occasioni in cui si concede una passeggiata. Non sono in grado di dire quanto siano vere queste parole, avendo sentito soltanto una campana, pertanto il giudizio si astiene. Ma se così fosse…

E' tornato Cana. Finalmente. Attorno a lui regna la più forte curiosità da parte di tutto l'ambiente, a partire dai tifosi. C'è già chi lo mette alla berlina, ma da oggi in poi ci sarà qualcosa di concreto di cui parlare: le sue prestazioni. Probabilmente, dopo Reja, è l'uomo con addosso le maggiori pressioni in casa Lazio. Il che, per un mediano che deve comandare le operazioni di difesa e ripartenza e scegliere sempre con lucidità gli interventi, non è il massimo. Forse anche per questo il tecnico non si decide ad affidargli il ruolo del co-protagonista assieme all'acclamatissimo Ledesma. Ma vuoi vedere che Reja forse forse ne capisce?

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