Prende il via l'appuntamento di Calciomercato.it con il punto di vista biancoceleste
La prima giornata di Serie A – o seconda, che dir si voglia – ha già dato il suo verdetto. Ledesma ha fatto bene a professare calma nel pre-partita di San Siro (“Non è una gara soltanto a dire quello che puoi fare nell'arco di un anno, ma venire ad affrontare i campioni d'Italia in casa può dirci qualcosa”), e quanto visto nei successivi 90’ ha confermato le sue parole. La Lazio non ha scoperto di essere una squadra ben allestita: tutti, dalla società ai tifosi, ne erano già consapevoli dal pre-campionato. I biancocelesti sono però riusciti a dimostrare questa realtà agli occhi dell’Italia, facendo la voce grossa nel campo che aveva fatto squittire le società più tronfie della scorsa stagione. Società che oggi si candidano – o sono candidate – allo Scudetto, ma che solo qualche mese fa sono uscite da questo stesso stadio con tre gol sul groppone.
La Lazio ha capovolto il proprio sistema di gioco nell’arco di un’estate. La difesa di Reja dello scorso campionato ha fatto gola a tutti: soltanto una fastidiosa pigrizia sotto porta, con conseguente differenza reti, ha impedito ai biancocelesti di accedere alla Champions League. Visti poi i risultati dell’Udinese, però, bisognerebbe ringraziare Guidolin per aver segnato di più. I biancocelesti hanno gestito il mercato senza la pressione della grande piazza – l’Europa League era e rimane l’anticamera di migliori palcoscenici -, ma le decisioni societarie sono state onerose. Fuori Muslera, Lichtsteiner, Floccari e Zarate: in pratica, i trascinatori alla vittoria della Coppa Italia e alla salvezza dalla Serie B. In un colpo solo, la Lazio si è liberata di elementi che fino a pochi mesi fa erano considerati imprescindibili.
Ma sono stati degnamente sostituiti. Marchetti deve ancora dimostrare il suo valore, ma Bizzarri ha ricordato a tutti di essere un signor portiere. Konko si è fatto preferire nella fase offensiva che in quella difensiva, ma non era questo lo stesso problema dello svizzero ceduto per 10 milioni di euro in contanti? Infine, il pacchetto offensivo è stato ridisegnato: di Klose e Cissé non parlerò. Sono già prede dell’entusiasmo mediatico, e aggiungere ricami ad un quadro già sublime sarebbe superfluo.
Prima della sontuosa partita di venerdì, la Lazio aveva infilato la porta del Rabotnicki 9 volte in 2 partite. E’ stata un’impresa. L’avversario era modesto, ma nessun’altra squadra ha fatto così bene in quegli stessi preliminari. Ci sono stati molti accoppiamenti di piccole con le grandi, di cui la maggior parte ha vinto con 2-3 gol di scarto, qualcun’altra ha fatto fatica e ha trovato la qualificazione soltanto all’ultimo, mentre c’è stato persino chi si è fatto eliminare in casa dallo Slovan Bratislava. Questo dimostra che non esistono le squadre-materasso nel calcio professionistico, e che la cosiddetta ‘goleada’ avviene soltanto quando la grande società riesce ad imporsi fisicamente e tecnicamente nell’arco di 180’, annichilendo le azioni garibaldine di una piccola che, sapendo di calcare un terreno prestigioso, gioca con la leggerezza nel cuore.
La vecchia Lazio difendeva bene, impostava discretamente e attaccava male; la nuova Lazio difende male, imposta discretamente e attacca bene. Bisognerà equilibrare le due realtà, e questo compito è all’altezza di Reja, che rimane un signore capace di veri e propri capolavori tattici. Konko e Lulic devono assimilare gli schemi, Zauri – si spera – tornerà quello di una volta, Radu sta smaltendo un infortunio. Senza dimenticare Diakité, che a giugno si allenava da solo a Formello, rinunciando alle vacanze pur di dimostrare il proprio valore. Tutte le squadre in Serie A devono ancora rodare ed assimilare le meccaniche di gioco, quindi in questo i biancazzurri non partono in svantaggio.
Questa squadra è costruita per vincere subito, con una media d’età altissima. La dirigenza, nel frattempo, dovrà operare nel mercato alla ricerca di giovani da affiancare ai grandi maestri giunti in rosa quest’anno, cosicché il progetto che Lotito decanta dai tempi del suo insediamento prenda finalmente piede. Senza contare gli innesti dal settore Primavera: dopo aver perso smalto per tanto tempo, finalmente gli ‘Aquilotti’ stanno sfornando papabili campioni del calibro di Ceccarelli, Onazi, Rozzi e Sani. Perdere l’occasione di arricchire una squadra come questa, mai stata così forte dai tempi di Cragnotti, potrebbe essere l’errore più grande degli ultimi 7 anni.




















