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Mercato Milan, Diego: altra stagione da incubo. Torna in Italia?

Il trequartista brasiliano, non solo per colpe sue, è incappato in un'altra annata fallimentare

MERCATO MILAN DIEGO / MILANO – Al termine della stagione 2008/09, Ribas da Cunha detto Diego, era uno dei trequartisti più prolifici e apprezzati del panorama mondiale. A soli 23 anni, in tre stagioni al Werder, si era imposto come una delle stelle più luminose della Bundesliga, realizzando ben 38 gol in 84 presenze. Tutti avevano salutato il suo acquisto – da parte della Juventus, nell’estate del 2009 – come uno dei migliori colpi del mercato estivo. A Torino, pensavano di poter costruire attorno a lui la nuova Juve, che avrebbe dovuto ritornare nell’elite del calcio mondiale. Ma le cose non andarono così.

Dopo un ottimo inizio (assist all’esordio, per il gol di Iaquinta contro il Chievo e doppietta a Roma, nella seconda giornata), che faceva presagire una grande stagione per la Juve, le cose peggiorarono rapidamente. Il campo non premiò la scelta bianconera di affidare la ricostruzione a Ciro Ferrara. La Juventus, via via, smarrì gioco, certezze e risultati. E, nel grigiore di Torino, si perse anche Diego. Lui, che era stato chiamato per essere il faro del gioco dei bianconeri, fu più volte tacciato di eccessiva timidezza e di poca propensione a guidare la squadra. In particolar modo nei numerosi momenti caldi di quella sfortunata annata. La coraggiosa vittoria ottenuta contro l’Inter, nella 15esima giornata, poteva essere la partita della riscossa. Ma, subito dopo, venne il ko di Bari, con Diego protagonista in negativo. La vicenda di Bari è emblematica della stagione del brasiliano: già vittima di numerose critiche, Diego disputò una buona partita, cercando di essere quello che a Torino gli chiedevano: leader. Al 23’ del secondo tempo, con la Juve sotto per 2-1, il fantasista cercava di coronare la buona prestazione, trasformando il rigore del pareggio. La palla, invece, finiva altissima. Da lì in poi, le continue vicissitudini bianconere, l’arrivo di Zaccheroni in panchina e poche partite da ricordare. Per Diego, un totale di 33 presenze (ma con moltissime sostituzioni subite) e 5 gol.

Nell’estate 2010, il progetto-Juve viene affidato a Del Neri, un oltranzista del 4-4-2, che dà poco spazio ai fantasisti. Diego (e i 25 milioni spesi l’anno prima) diventa un problema. Il giocatore si presenta però in ritiro motivatissimo: le sue sono dichiarazioni da leader. Dice di voler riscattare la stagione precedente. Per lui, si muove anche il suo entourage, ribadendo che nelle intenzioni del trequartista, c’è il rimanere a Torino. Anche Del Neri sembra possibilista: si pensa, per Diego, un utilizzo alla Cassano (versione Sampdoria): più punta che rifinitore. Ennesima illusione, però: con un blitz improvviso, Diego viene girato al Wolfsburg (la Juve perde circa 10 milioni, nell’operazione) e i bianconeri, fallito l’ingaggio di Di Natale, virano su Quagliarella.
Diego non ci mette molto a fare chiarezza: dalla Germania tuona contro Marotta e la Juve. Secondo il brasiliano, Marotta, cedendolo, avrebbe agito contro il volere di Del Neri e contro l’interesse della Juve.

In Germania, il ritorno del fantasista, viene celebrato con titoli a tutta pagina: i ricordi delle stagioni di Brema sono ancora freschi. Il Wolfsburg, squadra offensiva e ambiziosa, sembra la piazza giusta per costruire il rilancio di Diego. Invece, di nuovo, va tutto male. La società della Volkswagen incappa in un’annata da incubo: cambiano tre allenatori (McLaren, Littbarski e Magath), a gennaio il bomber Dzeko finisce al Manchester City. Una possibile stagione di transizione e ricostruzione, rischia di finire in ‘tragedia’, quando i ‘maggiolini’ vengono coinvolti addirittura nella lotta per non retrocedere. In questo disastro, Diego non illumina: come al solito, parte bene (gran gol all’esordio), ma al comparire delle prime difficoltà di squadra, scompare. Ancora un rigore segna – in negativo – la sua stagione: il 5 febbraio ad Hannover, strappa il pallone dalle mani di Helmes, rigorista designato. E, dal dischetto, sbaglia. Il Wolsburg perde 1-0. Diego viene multato ed escluso dalla formazione titolare. McLaren salta, al suo posto la gloria del calcio tedesco Pierre Littbarski. Sotto la guida dell’ex nazionale, di nuovo, Diego ha un buon inizio (doppietta decisiva contro il ‘Gladbach), ma poi si siede. E il Wolfsburg continua ad arrancare in bassa classifica. Dopo poco più di un mese, Littbarski viene sostituito dal cavallo di ritorno Magath. Nelle otto partite seguenti, il Wolfsburg perde solo due volte. Diego gioca con buona continuità, ma incide poco. Nella penultima giornata, la squadra della Volkswagen perde in casa, contro il Kaiserslautern, mettendo ulteriormente a rischio la salvezza. Magath perde le staffe e prende decisioni pesanti, in vista della partita decisiva contro l’Hoffeneim. Diego non digerisce l’esclusione e lascia il ritiro. Il Wolfsburg vince e si salva. Il brasiliano sembra aver fatto il suo tempo alla corte di Magath. La seconda stagione orribile del fantasista termina, mentre si apre un braccio di ferro tra giocatore e società: i tedeschi vorrebbero punire il giocatore (relegandolo in seconda squadra) oppure vorrebbero monetizzare, cedendolo.

E le pretendenti non mancano (Milan?), perché Diego resta un ottimo regista avanzato anche se, nelle ultime due stagioni, ha evidenziato limiti di personalità. A sua discolpa, va detto che è capitato in due squadre che hanno vissuto difficilissime annate di ricostruzione.

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