“Mi disse di non parlargli più così ed è uscito il mio orgoglio. Ho visto rosso e l’ho colpito”
Kevin-Prince Boateng è forse più famoso del fratello Jerome, nonostante la carriera di quest’ultimo sia stata decisamente superiore. Ottima, comunque, anche quella del 38enne: Fiorentina, Barcellona, ma soprattutto Milan con il quale vinse da protagonista lo Scudetto del 2011.

È con la maglia rossonera che ha collezionato più presenze in assoluto, 114 in tutto, ma anche segnato (18 gol) e fatto più assist (16). Il tedesco di origini ghanesi – scelse poi di giocare per la Nazionale africana – ha ovviamente disputato diversi derby con l’Inter.
Un derby lo ha ‘giocato’ anche fuori dal campo, precisamente in cucina (!) poco dopo l’addio ufficiale al Milan. Un derby fisico, nel vero senso della parola, in Spagna con l’ex attaccante nerazzurro Marko Livaja, al tempo suo compagno di squadra al Las Palmas.
Boateng, derby fisico con Livaja: “Ci siamo picchiati a sangue. Ecco cosa gli ho detto il giorno dopo”
A fare la cronaca di quello scontro in salsa rossonerazzurra è stato lo stesso Boateng, nel podcast ‘Unscripted by Josh Mansour’: “Un giorno litighiamo in allenamento: io gli dico ‘Passala, smettila di essere egoista’. E lui mi risponde: ‘Stai zitto’. Dopo l’allenamento, la tensione era passata, così l’ho portato in cucina e gli ho detto: ‘Bro, che hai? Che succede?’. Lui: ‘Scusa, ho problemi a casa’. E io: ‘Si vede, sei teso. Voglio solo aiutarti, tutto ok’…”.

Tutto chiarito? Macché. A quanto riferisce Boateng, successivamente Livaja gli disse di non parlargli più così: “E lì è uscito il mio orgoglio – ha evidenziato l’ex rossonero: ‘Come? Non ti devo parlare così?’. Lui: ‘Lasciami stare…’ Poi ha aperto la porta con forza e me l’ha sbattuta in fronte. Mi sono tagliato e ho visto rosso, sono corso verso di lui e l’ho colpito sulla testa. Abbiamo iniziato a picchiarci. Mi ha colpito al labbro, che si è aperto e sanguinava. Ce le siamo date davvero…“.
“Dopo due minuti ci siamo fermati – ha detto Boateng in conclusione – Io da una parte, lui dall’altra. Seduto lì ho pensato: ‘Che sto facendo? Perché lo sto facendo?’. Dio rientra nel tuo cuore e ti chiedi: ‘Perché l’ho fatto?’. Il giorno dopo l’ho abbracciato e gli ho detto: ‘Scusa, sono il più grande, non devo fare queste cose‘“.




















