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Chiellini: “Allenatori giovani? Serve pazienza ed equilibrio”. Poi la battuta sulla Champions | VIDEO CM.IT

L’Head of Football Institutional Relations della Juventus ha incontrato gli studenti raccontando il suo ruolo e alcuni retroscena

È stato Giorgio Chiellini il grande ospite di quest’oggi nella sede di viale Romania della Luiss a Roma. L’attuale Head of Football Institutional Relations della Juventus ha presentato la 12esima edizione del Corso da Team Manager accanto al dottor Guglielmo Stendardo, con cui ha condiviso lo spogliatoio proprio in bianconero per alcuni mesi. In un momento complicatissimo per la sua Juve, argomento chiaramente off limits nelle dichiarazioni a margine, Giorgio Chiellini è arrivato ieri nella capitale e oggi alle 14 ha portato la sua testimonianza nel Laboratorio di Academic Gym, poi alle 16.40 è stato appunto l’ospite d’onore dell’apertura del corso da Team Manager.

Chiellini a un evento
Chiellini: “Allenatori giovani? Serve pazienza ed equilibrio” – Calciomercato.it

Prima dell’incontro, ai microfoni di Calciomercato.it ha parlato del suo lavoro, con aspetti riportabili anche alla situazione attuale della Juventus: “Giovani, calcio, studio, spero ci sia tanto di buono in queste nuove generazioni che possano aiutarci per un futuro migliore. Serve la pazienza per i giovani calciatori come allenatori? Pazienza ed equilibrio vanno in tutte le cose. Io sono arrivato da poco, studio e conoscenza sono passaggi fondamentali, l’umiltà di ascoltare e di migliorare sono elementi essenziali”.

Sono intervenuti in aula anche:

  • Luigi Abete, Presidente AS Luiss
  •  Francesco Di Ciommo, Prorettore per lo Sviluppo delle Relazioni con gli Alumni e per lo Sport, Università Luiss Guido Carli
  •  Guglielmo Stendardo, Avvocato, ex giocatore e Tecnico
  •  Paolo Del Bene, Direttore Associazione Sportiva Luiss

“La Nazionale? Sono valori che si coniugano con tutta la vita – ha risposto Chiellini – Sono sempre stato fiducioso, anche nei momenti difficili di cui ho fatto parte. Non c’è bisogno di dare ulteriori pressioni ai ragazzi, sanno anche loro quanto è importante ritornarci. Abbiamo persone dentro che sanno guidare i ragazzi e speriamo che tra 16 mesi saremo tutti negli Stati Uniti per vedere di nuovo la Nazionale al mondiale dopo 12 anni. A livello di calcio azzurro c’è tanto entusiasmo, tanta voglia di ripartire con ragazzi che hanno valori non solo tecnici ma anche umani”.

Chiellini: “Il Team Manager è figura di riferimento che fa da filtro”

Sulla figura del team manager: “È importante, non va sottovalutata. Se non avete voglia di sacrificarvi chiedete il rimborso a fine lezione, non perdete le vostre ore, se volete raggiungere l’eccellenza ci vuole sacrificio. Ma se vi piace davvero non lo sentirete. La figura del Team Manager è più importante e difficile di quanto si pensi. Aggiungo manager, staff tecnico, è il centro di informazioni e umori di un centro sportivo. Diventi il punto di riferimento di 70 persone facendo passare solo il meglio per costruire e non distruggere. Ci vuole una parte logistica, di conoscenza ed emotività importante. Non è facile ma quando le sfide sono difficili sono anche più belle”.

“Negli Stati Uniti volevo fare un’esperienza di vita, non volevo crollare, passare direttamente dal campo alla scrivania che è sbagliato. Ci voleva uno stacco, per poi rientrare, c’è bisogno di creare delle distanze, perché ora faccio un altro mestiere. I miei compagni li abbraccio come due anni fa, ma devi toglierti dalla mentalità del calciatore e metterti in quella che lavori per l’azienza e sei un manager. Come si fa a stare nel mezzo tra squadra e club? Sta all’intelligenza delle persone. Sia che arrivi dal campo che dalla scrivania bisogna pensare sempre all’altra parte. Bisogna recepire e fare filtro. C’è bisogno di conoscenza, psicologia, devi essere rispettato e con un’integrità non scalfibile”.

Chiellini a ruota libera: dalla Superlega ad Allegri

Poi via alle tante domande degli studenti:

Calcio in difficoltà: c’è alternativa alla Superlega? “La speranza è che con la nuova Champions, con ricavi maggiori, sia più sostenibile tutto l’ambiente. Servono le regole, il FFP a livello europeo non ha funzionato, ora si cerca un’altra soluzione. Ma non si risolve a livello nazionale ma europeo, a volte è difficile farlo rispettare a tutte le nazioni. In Inghilterra è stato bilanciato, sembra non ci sia una fine e la speranza è che si possa trovare un sistema legislativo per creare una guida generale. Una sfida per il calcio italiano ed europeo. Ora la Federazione sta vivendo delle difficoltà, stiamo migliorando ma ci sono tante dinamiche. Spero si possa ripartire mettendo su riforme che aiutino il calcio italiano a essere sostenibile e virtuoso, poi i risultati sportivi non dipendono solo da quello. Se si guarda a un interesse collettivo si possono fare cose buone.

Com’è stato passare da una provincia come Pisa e Livorno a una dimensione come la Juve, come ha affrontato l’adattamento e le pressioni? Quello che ha imparato le è servito nella vita? “Le pressioni più grandi le ho vissute a Livorno più che in finale di Champions con la Juve. A 18 anni non puoi essere pronto a giocare per la squadra della tua città, dove avevi fatto prima il raccattapalle, giocandoti una promozione dopo tanti anni, non ce la fai. A 16 anni uscivo sempre per crampi. Quando fai il passaggio da settore giovanile a prima squadra non sei pronto, è una tensione che non mai più provato con la Juve o in Nazionale. La pressione che ti obbliga a decidere in una frazione di secondo, scelte che determinano una vittoria o una sconfitta, tra una nazione che esulta e una che piange, è dura da tenere ma è formativa. Tra qualche anno te lo testimonierò”.

Cos’ha di speciale lo spogliatoio del Livorno e della tua città rispetto a quello della Juve? “A Livorno mi hanno insegnato a essere un giocatore, gli sono grato perché sono entrato bambino e sono uscito uomo, professionista. A 16 anni non puoi viverla come un professionista. Per un anno mi portavano sempre a casa, mi hanno fatto diventare un calciatore. Alla Juve avevo paura di parlare con le persone, Cannavaro, Thuram, Nedved, Vieira, Ibra era più facile perché aveva 2-3 anni di più. Gli altri però erano grandi, con figli, c’era tensione, shooting, i primi mesi vieni sballottato. Le prime cene stavo più con i figli di 8-10 anni dei miei compagni che con i compagni di 32, come età ero anche più vicino”.

Cosa hai imparato da Allegri? “Da Max ho apprezzato la leggerezza nell’essere allenatore, nel farsi scivolare le cose che capitavano, non appesantire un mondo già pesante e di pressioni. Il dare fiducia e libertà ma prentendendo tanto, ti dà ma ti controlla, a livello umano è riuscito a capire dov’era, ha capito e abbracciato i valori della Juve, è cresciuto come persona, ha studiato per migliorarsi per essere adatto al ruolo di allenatore del Cagliari, del Milan e della Juve per fare suoi certi valori. Lui non aveva mai giocato, né tifato né giocato per la Juve, è ammirevole. Poi ero l’unico che capiva le sue battute in livornese e dovevo tradurle agli stranieri ma anche agli italiani”.

Chiellini alla Luiss
Chiellini: “Dopo certe delusioni sportive in campo il mio ruolo è quello di facilitatore” (Foto Università Luiss) – Calciomercato.it

Chiellini: “Dopo certe delusioni sportive in campo il mio ruolo è quello di facilitatore”

Cosa ne pensa dei prezzi crescenti dei cartellini dei giocatori? “Sono cambiati i soldi. Ora ci sono tanti soldi in più dalle tv, quando c’è un giocatore che vogliono in tanti si apre un’offerta multipla. Non è bello, ma credo sia inevitabile, non c’è una soluzione”.

Cosa può dire un team manager a un calciatore o un allenatore in un momento buio come può essere uscire da una competizione? “Il ruolo deve essere di facilitatore, aiutarlo a gestire tutto quello che non è la parte tecnica. Se capite le esigenze dal punto di vista professionale è una buona base di partenza, ma questo richiede buone skills. Sulla parte tecnica bisogna essere un po’ psicologi, bisogna essere una figura che ha equilibrio, trovare una parola buona nel momento difficile, dare conforto oppure essere attenti a non avere troppo eufemismo che può sfociare in presunzione”.

L’insegnamento più grande che le ha dato lo sport? Lo scoglio più grande nel passaggio dal campo alla giacca e alla cravatta? “Le scarpe scomode (ride, ndr), non sono abituato ma ho dovuto farlo in fretta. Lo sport mi ha dato tutto, a 8-9 anni sognavo di giocare in Serie A, magari con il Livorno, non pensavo di arrivare al Milan di cui ero tifoso o alla Juve, non mi è mai balenato il sogno di essere capitano della Juve e della Nazionale, vestire quella maglia è qualcosa di unico. L’inno è un qualcosa che mi dà ancora i brividi anche in under 15. Il sabato a 16 anni ero a casa in albergo, gli amici erano fuori, in vacanza, magari c’era la ragazza che ti piace, un po’ ci pensi ma non mi è pesato troppo perché mi piaceva. Certe emozioni non hanno prezzo. Io sono orgoglioso di aver scelto, decidere te quando poter smettere è una fortuna incredibile. Avrei potuto giocare facilmente un altro anno con la Juve, un altro anche in America, ma mi stavo rendendo conto che le mie performance stavano scendendo e che stavo raschiando il fondo del barile. Mi sono detto ‘fallo te prima che te lo dicano gli altri’. E questo mi ha dato una grande pace interiore. Avevo già un piano B”.

Chiellini: “Mi vergogno di quello che ho fatto con Oliver”. Poi la risposta sulla vittoria della Champions

“Ho fatto cose sbagliate, di cui mi sono vergognato, ad esempio con l’arbitro Oliver col Real Madrid (il famoso ‘You Pay’ nel quarto di finale di Champions), o ancora con Rizzoli. Mi sono detto ‘basta, non posso fare più certe cose, devo cercare di aiutare l’arbitro che è una persona come me'”.

Come gestire le personalità più forti? “Creando un rapporto prima di tutto, capendo le esigente primarie, come puoi aiutarlo, trovando poi una chiave diversa per ogni persona. Le persone che non meritavano nel nostro gruppo si sono escluse da sole. È capitato, più di uno, ma fa parte della vita. Io spero che nella vita poi possano cambiare o siano cambiati. Io difficilmente ho perso la pazienza, è successo solo sui valori e i principi di lealtà nello spogliatorio. Con personalità forti che hanno valori è facile, se vedono che vuoi aiutarli e li rispetti sono tutti aperti a te. Poi devi farti apprezzare da giocatori e azienda, l’importante è essere credibile”.

Chiellini fuori la Luiss
Chiellini: “Mi vergogno di quello che ho fatto con Oliver”. Poi la risposta sulla vittoria della Champions (Foto Università Luiss) – Calciomercato.it

Sulla Kings League. “BIsogna rendersi conto che le volontà dei giovani stanno cambiando. Io sono a favore dei nuovi format, poi ci sono anche tanti altri sport come la Kings League, anche nel basket fanno il 3 contro 3, il rugby sta studiando cose nuove, in America c’era un altro ‘football’. Bisogna stare al passo con i giovani e aggiustare il calcio, perché il mondo va avanti, si gioca di più, c’è esigenza per altro di diverso. Non mi stupirei se cambiasse qualcosa, magari non il rigore presidenziale ma con format più divertenti. Ad esempio quando ho iniziato a guardare il calcio io il portiere prendeva il pallone con le mani. Ci vuole grande apertura mentale”.

Poi una richiesta: “Facci vincere la Coppa dei Campioni!” “Io non te lo posso promettere, ma prometto che cercherò di aiutare i giovani e gli altri, oggi sono qui e voi siete l’eccellenza e questo è un percorso. Sul resto farò il mio meglio”.

Sui grandi ex nel calcio. “Non entro in questa diatriba che è capitata con gli altri, io sono convinto che uno sportivo possa dare tanto anche a un mondo aziendale, non è niente dovuto per quello che hai fatto ma per quello che puoi dare un domani. Non sono l’unico che può farlo”.

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