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La sofferenza e il percorso interiore post-Nazionale: Spalletti può dire sì alla Juve. Ma con Locatelli…

Dopo l’addio all’azzurro il tecnico ha attraverso un momento molto complicato, vissuto nella natura e in solitudine. In bianconero ritroverebbe due giocatori con cui ha rapporti opposti

Con l’esonero di Igor Tudor alla Juve salgono vertiginosamente le quotazioni di Luciano Spalletti come prossimo allenatore bianconero. La società ci sta lavorando, valutando, nel frattempo in panchina siederà Massimo Brambilla, attuale tecnico della NextGen che non vive certo un momento brillantissimo con 4 sconfitte nelle ultime 5 partite. In ogni caso, in pole per prenderne il posto in maniera definitiva c’è proprio l’ex ct della Nazionale, fermo chiaramente da giugno. Ultima partita: a Reggio Emilia Italia-Moldova, vissuta già da esonerato.

Luciano Spalletti (LaPresse) – calciomercato.it

Per Spalletti è stata una batosta vera e propria, che lo ha colpito profondamente. In questi oltre quattro mesi l’allenatore toscano ha lavorato anche su se stesso per dimenticare, anzi assimilare e assorbire al meglio la delusione più grande della sua carriera. “Non mi passa mai. Mi toglie il sonno, mi condiziona in tutto, perché il pensiero torna sempre lì. Ma la Nazionale non chiede, la Nazionale chiama. Certe volte mi sembra di essere felice, poi però dopo un attimo mi torna in testa quella cosa lì. La cicatrice sarà dolorosa anche quando avrà fatto il suo percorso di guarigione”, disse a luglio in un’intervista a ‘La Repubblica’.

Ecco, il percorso di guarigione per Spalletti si è composto soprattutto di natura, amicizie, famiglia, ma soprattutto di riflessione. Nella sua tenuta di Montaione ‘Lucio’ ha trascorso gran parte del suo tempo, soprattutto nei primi mesi dopo l’addio all’azzurro. Gli animali a cui lui è tanto affezionato, il vino di cui è grande cultore, il contatto con la natura che è forse l’unico modo che ha avuto e ha per trovare un po’ di pace. Ha guardato calcio, si è informato, ha continuato a studiare. Ma il suo è stato un cammino quasi di redenzione, di purificazione spirituale, è così che l’ha vissuto. “Sto bene con la mia solitudine, con me stesso, allenare adesso non è fondamentale per me, devo smaltire quello che è successo”, ha raccontato.

Spalletti, dopo la solitudine è pronto a tornare. Alla Juve ritroverebbe Cambiaso e non solo

Di recente però è tornato a farsi vedere con più frequenza, a parlare e condividere i suoi pensieri sui temi attuali del calcio. Sintomo che, pian piano, ora è un po’ più pronto a rituffarsi in un certo tipo di mondo. Di punti di contatto tra Nazionale e Juventus ce ne sono parecchi, uno è l‘attaccamento alla maglia. “Il mio errore è stato, all’inizio, pigiare troppo su questo senso di appartenenza, di identità. Chiedere di cantare l’inno. Di fare un grido di battaglia prima di ogni allenamento. Volevo stimolare quell’orgoglio che provavo io, ma è stato troppo”, ha confessato Spalletti in relazione alla disfatta in Germania all’Europeo. E in effetti tra i temi centrali in casa bianconera c’è proprio questo, l’orgoglio juventino.

Luciano Spalletti e Andrea Cambiaso (LaPresse) – calciomercato.it

“Come succede a volte nelle nostre campagne, tu scavi il solco per l’acqua, ma quella prende una strada sua. E scava, e scava e alla fine si crea una voragine”. Alla Juve la voragine si è creata negli ultimi 4-5 anni, c’è bisogno di qualcuno che la colmi. Ma è questo sentimento, che si trasforma in sfida, che può spingere Spalletti a ricominciare: quanto accaduto in azzurro non gli “passerà mai”, è stato chiaro. Ma bisognerà pur ripartire da qualche parte.

A Torino ritroverebbe alcuni calciatori allenati anche in Nazionale, per la verità pochissimi e neanche così determinanti nel suo corso azzurro. Con lui Cambiaso ha esordito ed è stato impiegato con buona continuità, 13 partite ufficiali in totale, un Europeo vissuto non proprio da protagonista. Ma comunque sempre da esterno a tutta fascia nel 3-5-2, però a destra a differenza di come lo ha impiegato Tudor, così come Thiago Motta. Ma in ogni caso l’ex Genoa e Bologna sarebbe un uomo cardine per Spalletti. Di Gregorio è stato convocato nella finestra di un anno fa ma non ha mai esordito, Gatti invece era nel gruppo di Euro 2024 ma in Germania non ha mai visto il campo. Lucio lo ha quasi sempre chiamato, ma di partite ufficiali il difensore ne ha giocate appena quattro. E curiosamente l’Italia non ha mai perso con lui in campo, l’ultima il 3-3 con la Germania.

Spalletti alla Juve, incognita Locatelli: cosa è successo tra di loro in Nazionale

Il nodo vero risulta Manuel Locatelli, con cui il rapporto è stato un po’ burrascoso. A settembre 2023 le prime due gare con Malta e Ucraina, poi solamente due amichevoli fino a novembre 2024, richiamato contro Belgio e Francia. Tra le due finestre in Nazionale si sono perse le tracce di Locatelli che ha lanciato pure un paio di frecciate al suo ct. Dieci partite di assenza, tra cui l’Europeo: “Mi è pianto il cuore a lasciarlo fuori”, disse il mister. “Mi sono preso qualche giorno dopo la fine del campionato per riflettere bene su tutto. La stagione è stata lunga e gli obiettivi di squadra li abbiamo raggiunti. Ora è il momento di godermi la mia fantastica famiglia. Avrò sempre una visione positiva perché sono consapevole di aver dato tutto. Lavorare ogni giorno per migliorarmi è la mia mentalità, e sarà sempre così. Un abbraccio a tutti voi”, la risposta del centrocampista. Ma le continue esclusioni lo hanno infastidito parecchio, inutile negarlo.

Manuel Locatelli (Ansafoto) – calciomercato.it

Qualche settimana fa lo stesso Locatelli si lascia invece andare a una frase che a molti è sembrata una stoccata proprio a Spalletti: “Ringrazio il CT Gattuso perché lui mi dà fiducia ed è una persona vera che dice le cose in faccia: credo che questa sia una dote importante per chi fa il selezionatore”. Magari un semplice plauso a ‘Rino’, magari no. Nel mezzo, però, c’era stata (almeno in teoria e pubblicamente) una riappacificazione, con le parole al miele spese dall’ex ct: “Locatelli è un ragazzo serio, professionista eccezionale, quando l’ho chiamato, senza avere la videochiamata sentivo che gli brillavano gli occhi. Sono risposte importantissime, sono ragazzi attaccati ai colori di questa maglia. Prima non lo chiamavo perché volevo vedere altre cose che ora vedo. Non so se è stato bravo lui a lavorare su se stesso o se ha influito Motta. Ora gli vedo fare cose differenti. Questo fatto di essere un po’ più qualitativi nel mediano fa la differenza per il nostro discorso”.

Di recente ne ha parlato bene di nuovo così: “Quest’anno si sta trovando bene con il ruolo. Avendo tutti questi calciatori davanti, bisogna essere bravi ad individuare dove nasce la ripartenza degli avversari e soffocarla. In questa funzione è come sul divano di casa”. A parole, davanti alle telecamere, pace fatta. Ma un po’ di ruggine è probabile che sia rimasta, qualche incomprensione. E sarà qualcosa eventualmente molto importante da valutare, soprattutto considerando che parliamo del capitano della Juventus. “Se dovesse capitare qualche proposta la valuterò. Un ritorno in un club? Ora sono tranquillo, penso ad altro”, diceva Spalletti non troppo tempo fa. Bene, forse è giunto il momento fare quelle valutazioni.

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